I pirati della strada aumentano. L’Aci: “La legge sull’omicidio stradale è controproducente”

“Come temevamo il reato di omicidio stradale, così com’è concepito, non solo non funziona, ma è controproducente”. Parola di Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci, che commentando i dati dell’Asaps relativi agli episodi di pirateria stradale, punta il dito contro la nuova legge. “Sono troppi”, spiega il presidente dell’Aci, “i conducenti che, contravvenendo al più ovvio dovere civile e morale, dopo aver provocato un incidente, vengono sopraffatti dalla paura delle conseguenze e optano per la fuga”.
“Come abbiamo già evidenziato durante le fasi di dibattimento della legge, non è pensabile che, per chi si ferma a prestare soccorso, scattino automaticamente le manette. Il rischio è che non si fermi più nessuno e che le omissioni di soccorso aumentino esponenzialmente”, dichiara Angelo Sticchi Damiani. I dati dell’Asaps sono decisamente preoccupanti. Considerando aprile, maggio e giugno 2016, i primi tre mesi “pieni” in cui è in vigore la nuova legge, “gli episodi gravi di pirateria stradale sono stati 294, contro i 245 dello stesso trimestre del 2015. 49 incidenti in più e un incremento del 20 per cento tondo”, spiega l’Asaps. “I feriti sono stati nello stesso trimestre 366, mentre nel 2015 erano stati 313, +16,9 per cento. Ma è sui decessi che il dato si fa deludente in quanto le persone uccise da pirati della strada nel trimestre sono state 33, esattamente lo stesso numero del 2015″.
“È vero”, ha concluso Sticchi Damiani, “che tre mesi sono troppo pochi per tracciare un bilancio, ma è fondamentale intervenire sulla norma prima che queste criticità rischino di compromettere le ragioni, validissime, che hanno guidato la mano del Legislatore”.

Una risposta a “I pirati della strada aumentano. L’Aci: “La legge sull’omicidio stradale è controproducente”

  1. Caro sig. Sticchi, la statistica non si fa in tre mesi.
    L’Italia, per colpa di molti compresi i giornalisti, sembra il paese dell’impunità (ed in parte lo è).
    E per cultura, purtroppo, molti rifuggono le proprie responsabilità: lo facevano prima e lo faranno anche adesso, il carcere è un deterrente solo per le persone “educate”.

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