I traghetti che percorrono rotte brevi non deducono l’Iva. Fedarlinea: “È assurdo”

“Il Governo deve intervenire per sanare l’ormai insostenibile problematica dell’Iva per le imprese armatoriali che operano in regime di cabotaggio marittimo”. A chiederlo, con una lettera inviata al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio,  sono i rappresentanti di Fedarlinea, l’associazione che rappresenta le compagnie di navigazione Snav, Tirrenia, Moby, Toremar, Caremar, Siremar, Laziomar, Medmar, Alilauro, Navigazione Libera del Golfo e Delcomar, affermando a chiare lettere che il sistema attuale, in base al quale le compagnie impegnate nella navigazione di corto raggio non possano dedurre l’Iva dal costo del carburante e dai costi di equipaggiamento delle navi, “determina un ostacolo al fare impresa che si ripercuote sulla capacità di investire sulla qualità dei servizi per gli utenti. Chiediamo al ministro un intervento ragionato, che non penalizzi la clientela ma che dia la possibilità alle compagnie di essere competitive, evitando extra-costi che le spingono fuori mercato”,  ha dichiarato Raffaele Aiello, presidente di Fedarlinea. “Mi pare ci siano difformità nell’applicazione della norma e specificità tecniche che creano ambiguità non solo per chi opera nel corto raggio, ma anche per chi è attivo nei collegamenti con le isole maggiori. Fedarlinea da tempo chiede un intervento normativo che possa superare questa criticità, consentendo così di equiparare il trasporto di linea marittimo con quello terrestre”.

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