L’Italia dei treni viaggia a due velocità, il Sud si trova su un binario morto

Ci sono i risultati positivi di Frecciarossa e Italo, ma anche le pecche rappresentate dai tagli ai treni regionali e agli intercity. C’è il Nord, con molti convogli, e il Sud, dove i treni sono quasi una rarità. È un’Italia “a due velocità”, con “treni di serie A e B”, quella che emerge da Pendolaria 2015, il dossier di Legambiente sul trasporto ferroviario pendolare. Nel rapporto di Legambiente è stato rilevato che, complessivamente, in tutto il Meridione, viaggiano meno treni che nella sola Lombardia.

In Italia, le persone che usano il treno sono comunque in aumento, soprattutto i Frecciarossa e Italo, ma ai mezzi sempre più moderni e veloci che transitano tra Salerno, Torino e Venezia, fanno da contraltare la progressiva riduzione degli Intercity e dei convogli a lunga percorrenza su tutte le altre direttrici nazionale, dove si è fermi agli Anni 80. Sono due milioni e 842mila – evidenzia Pendolaria 2015 – i passeggeri che ogni giorno usano il servizio ferroviario regionale con un aumento del 2,5 per cento rispetto al 2014. In Lombardia sono arrivati a 703mila (con un +4,9 per cento), crescono anche in Puglia (+2,8 per cento), mentre diminuiscono in Sardegna (-9,4 per cento) e in Umbria (-3,3 per cento). Emblematica la situazione in Campania, dove malgrado i pendolari siano tornati a crescere, siamo comunque a -130mila al giorno rispetto al 2009, e in Piemonte, dove dopo la cancellazione di 14 linee, sono 35.000 i viaggiatori al giorno in meno rispetto al 2011. La ragione di queste differenti dinamiche – spiega il dossier di Legambiente – è nei tagli al servizio ferroviario regionale che, dal 2010, sono stati pari al 6,5 per cento, con punte del 18,9 per cento in Basilicata, del 26,4 per cento in Calabria, del 15,1 per cento in Campania e del 13,8 per cento in Liguria. In parallelo il record di aumento del costo dei biglietti si è registrato in Piemonte con +47 per cento, in Liguria del 41 per cento, del 25 per cento in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento. In alcuni territori sono invece proprio scomparsi i treni, visto che in questi anni sono state chiusi 1.189 chilometri di linee ferroviarie. “Il trasporto ferroviario, con i problemi che vivono ogni giorno i pendolari nelle città e nei collegamenti al Sud, sono una grande questione nazionale”,  sostiene Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, “è un tema, oltre che ambientale, di dignità e diritto alla mobilità che riguarda milioni di cittadini”. Zanchini chiede “un immediato cambio delle priorità, per passare dalle grandi opere a quelle utili e urgenti nelle città e per migliorare i collegamenti al Sud che sono privi di finanziamenti. Inoltre mancano le risorse per comprare quei 1.600 treni indispensabili a rilanciare il trasporto ferroviario regionale”.

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