Uber vietato in Piemonte, cambia la legge regionale: è necessario avere la licenza

Il Piemonte vieta Uber. La Commissione Trasporti del Consiglio regionale riunita in seduta legislativa ha approvato all’unanimità le norme che impediscono a Uber, ma anche ad altri sistemi non autorizzati di chiamata di trasporto persone a pagamento, di operare sulle strade della regione.

La decisione arriva dopo molte proteste dei tassisti e chiarisce che per svolgere il servizio in Piemonte è necessario avere una licenza. La legge regionale ora specifica che “il servizio di trasporto di persone, che prevede la chiamata, con qualunque modalità, di un autoveicolo a esso dedicato e una corresponsione economica, può essere esercitato esclusivamente da soggetti che svolgono il servizio di cui alle lettere a) e b) del comma 3, dell’articolo 1, della presente legge”, ovvero tassisti e noleggiatori con licenza. Tutto è partito da una proposta di Gian Luca Vignale di Forza Italia (che ha parlato di un “passo importante fatto”) che prevedeva sanzioni fino a 1.500 euro per i driver e fino a 30mila per i gestori. Nel testo approvato invece si fa riferimento al codice della strada per le sanzioni ai conducenti, mentre non è prevista pena pecuniaria per i gestori dei sistemi di chiamata. Secondo il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Giorgio Bertola, “non si tratta di una vera innovazione ma solo di un’affermazione di legalità”. “Abbiamo voluto chiarire”, ha precisato il capogruppo di Sel, Marco Grimaldi, “che i furbi non devono aggirare le leggi. Però non è giusto criminalizzare la povera gente che trasforma la propria auto in fonte di reddito”. “L’obbligo dell’autorizzazione”, ha commentato la presidente della Commissione Trasporti, Nadia Contincelli (Pd), “sbarrando il passo a Uber, tutela i tassisti. Ma non dobbiamo dimenticare gli utenti, che chiedono servizi a costi migliori”. Il provvedimento, approvato da tutte le forze politiche, è immediatamente operativo.

Una risposta a “Uber vietato in Piemonte, cambia la legge regionale: è necessario avere la licenza

  1. Finalmente una risposta adeguata e in linea con le leggi vigenti. credo che il presidente Fai su questa vicenda abbia preso posizione decine di volte sottolineando come l’attività di Uber che effettua una operazione di intermediazione nulla debba a che vedere con l’attività professionale di trasporto di persone. L’illecito sta proprio nel fatto che senza avere i requisiti previsti per leggi Uber, fatturando direttamente esercitava abusivamente una professione regolamentata da leggi. Bene ha fatto la regione Piemonte; male in modo colpevole continua a non fare il dicastero preposto, cioè il ministero dei trasporti che risulta sempre più nel caos totale.

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