La Spagna ferma il dumping sociale, sanzioni a chi non rispetta le regole

La Spagna istituirà nuove norme per controllare le condizioni dei lavoratori delle imprese che operano nel Paese al fine di contrastare il dumping sociale. Lo ha reso noto la Federazione nazionale dei Trasporti spagnola (Fenadismer) che ha espresso grande soddisfazione per la misura annunciata dal ministero del Lavoro. La regolamentazione (al pari di quella introdotta col salario minimo tedesco) “stabilirà un sistema di sanzioni per le società estere in qualsiasi settore di attività, compreso il trasporto su strada, che non dichiarino alle autorità del lavoro eventuali operazioni da eseguire sul territorio spagnolo”, si legge su conftrasporto.it.
Le imprese che vorranno lavorare in Spagna dovranno quindi comunicare di accettare e rispettare condizioni e regole sociali stabiliti dalla legge spagnola. Come riporta conftrasporto.it, Fenadismer, “da tempo, ha chiesto con insistenza la necessità di una nuova regolamentazione sociale in Spagna, che consenta di contrastare la concorrenza sleale che grava sul trasporto merci e si basa sulla delocalizzazione delle grandi imprese di trasporto nei Paesi dell’Unione europea con minore costi operativi. Questo sta già avendo un impatto molto negativo sul business dei trasporti spagnolo (per lo più piccole imprese) a causa dell’azione “antipatriottica” che negli ultimi anni ha condotto le grandi aziende di trasporto a trasferirsi nei paesi dell’Europa Orientale, licenziare i lavoratori in Spagna, per il solo scopo di usufruire dei costi fiscali e del lavoro più basso. Fenadismer sottolinea che questa pratica sta comportando anche gravi ripercussioni alle casse dello Stato spagnolo perché queste imprese non pagano le tasse sulle loro attività in Spagna, e per la gran quantità di posti di lavoro ‘spagnoli’ persi”.

5 risposte a “La Spagna ferma il dumping sociale, sanzioni a chi non rispetta le regole

  1. Bene la Germania, bene la Francia e adesso bene la Spagna. Sarebbe troppo chiedere che anche l’Italia li segua o ancor meglio che l’Europa faccia il suo lavoro prendendo il meglio dalle azioni di questi Stati creando regole adeguate da estendere a tutti? Forza Europa, tra tante leggi inutili e dannose fanne una giusta ma adesso, non fra tre anni quando avremo tutti chiuso!

  2. Purtroppo anche in questo caso è applicabile il principio di sussidiarietà. La UE non può fare quello che potrebbero fare gli stati membri e può intervenire solo quando è manifesta l’inerzia degli stati (ho semplificato all’osso). La UE non può inoltre armonizzare le leggi emanate dai vari stati.

  3. Come hanno stabilito che gli orari di guida e riposo devono essere uguali in tutta Europa (armonizzandole) così possono stabilire dei criteri che permettano agli autisti di rimanere uomini e non diventare schiavi per permettere di ridurre sempre più le tariffe a chi ha sempre meno scrupoli.
    Forse è il momento di sostituire la sussidiarietà con la dignità!

  4. Bisogna conoscere bene il TUE e il TFUE e in particolare le competenze della UE (io li conosco poco) su alcune questioni ha la competenza esclusiva, su altre concorrente, su altre ancora di sostegno. Anche il trattato di Amsterdam per quanto concerne la sussidiarietà è intervenuto a regolare le competenze UE. Nel merito dobbiamo ringraziare il signor Bolkestein e la sua direttiva, cavallo di Troia, emendata parzialmente nel 2006. Il problema è che dobbiamo combattere su più fronti: quello interno, quello europeo, quello dei poteri forti che stanno sia qui che là. Buona Pasqua a tutti.

  5. “Se l’impresa di autotrasporto, anche straniera, viola le norme della legge sull’applicazione del salario minimo, ne risponde l’intera filiera del trasporto, compresi sub-vettori e committenti.
    l’avvocato tedesco Dieter Armbrust dello studio legale Lebhun & Puchta ha fatto il punto sulla nuova legge tedesca che impone il salario minimo di 8,50 euro all’ora.Ma la precisazione più importante dell’avvocato tedesco è quella sulla corresponsabilità dell’intera filiera del trasporto. Quindi anche il committente, il primo vettore e tutti gli eventuali sub-vettori. Quindi, anche l’impresa di logistica o spedizioni italiana che usa autotrasportatori terzi potrebbe essere chiamata in causa e la legge tedesca non consente a nessuno di evitare tale corresponsabilità utilizzando clausole contrattuali. L’unica via d’uscita per il committente è inserire nel contratto scritto un’eventuale clausola d’indennizzo in caso di sanzioni che, lo ricordiamo, possono raggiungere la somma di 500mila euro. La clausola può prevedere che il vettore finale dovrà rimborsare al committente (o al vettore che gli ha affidato il trasporto in sub-vezione) eventuali multe.” c’è da scommettere che in Germania riusciranno ad applicarla. Qui l’abbiamo da anni ma qualcuno fa di tutto per annacquarla, farla sopprimere, attribuirne le competenze …….

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