“Omicidio stradale, decida il Parlamento: i giudici condannano, la Cassazione annulla”

“Di fronte a incidenti di estrema gravità si ripete la solita sequenza. I giudici di primo grado e spesso anche quelli dell’appello tentano di infliggere condanne severe con l’applicazione del reato di omicidio con dolo eventuale. Ma quasi mai queste condanne vengono confermate in Cassazione. Per questo insistiamo come promotori della proposta – con le associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni -, con la raccolta di quasi 80.000 firme, per l’introduzione del reato di omicidio stradale: il Parlamento deve decidersi a decidere”. Lo sottolinea il presidente dell’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale (Asaps), Giordano Biserni, che lancia un nuovo appello al Presidente del Consiglio Matteo Renzi dopo che la Suprema Corte ha annullato con rinvio la condanna a 21 anni inflitta in primo grado e in appello a Torino a Ilir Beti, imprenditore albanese che il 13 agosto 2011 imboccò la A26 contromano e la percorse per oltre 20 chilometri: nell’impatto con il suo Suv morirono quattro ragazzi francesi.

“La Cassazione ha confermato che con le leggi attuali il dolo eventuale per morti provocati da comportamenti altamente pericolosi e pieni di rischi alla guida è inapplicabile”. Renzi “fin dall’inizio ha condiviso la nostra proposta”, commenta Biserni, “impegnandosi personalmente per risolvere questa situazione, ormai da troppo tempo in stallo, superando le difficoltà che emergono dalle Commissioni parlamentari, in particolare la Commissione Giustizia, dove deputati e senatori, di cui molti provenienti dalle file degli avvocati ed ex magistrati, non dimostrano una particolare tensione verso questa nuova norma. Dopo che anche il ministro dell’Interno Alfano si è dichiarato favorevole all’omicidio stradale ci piacerebbe conoscere anche il parere del ministro della Giustizia Orlando e capire se la proposta ha veramente un futuro, o se gli omicidi della strada debbano ancora rimanere il più grave dei reati di fatto impuniti nella realtà, considerato le pene medie di 2 anni e 8 mesi per chi uccide al volante mentre è in stato di elevata ebbrezza o sotto l’effetto di droghe e magari si dà alla fuga”.
“Attendiamo un segnale di chiarezza”, dice l’Asaps, “con il quale ognuno si assuma le proprie responsabilità. Solo l’introduzione di una fattispecie specifica come l’omicidio stradale può aiutare i giudici a rendere giustizia. Lo stesso percorso fatto con lo stalking, niente di nuovo”.

Una risposta a ““Omicidio stradale, decida il Parlamento: i giudici condannano, la Cassazione annulla”

  1. Leggo con una certa curiosità, mista a preoccupazione, le dichiarazioni che qualcuno, forse in cerca di visibilità, continua a rilasciare su un argomento delicato che tocca l’incolumità della gente. Troppo semplicistico chiedere la previsione della fattispecie dell’omicidio stradale come soluzione alle troppi morti che si determinano sulle strade. Chi si oppone argomenta, con delle motivazioni giuridiche altrettanto degne di considerazione, che in uno Stato di diritto le norme debbono avere i requisiti di costituzionalità innanzitutto e nella questione dell’omicidio stradale qualche dubbio esiste. Di certo appare inadeguata e rispondente solo alla “pancia” (speriamo non alla voglia di apparire) l’idea di inserire una norma penale nelle modifiche al codice della strada. Così si rischia non solo di favorire interventi verso la Suprema Corte ma, e questo è peggio, di illudere gli stessi familiari delle vittime della strada. In secondo luogo la norma si presterebbe a far sorgere domande. Chi attraversa con il semaforo rosso rientra in tale fattispecie’ e chi di molto supera i limiti di velocità?. sono forse colpevolmente diversi rispetto a coloro che hanno alzato il gomito o hanno fatto uso di sostanze stupefacenti’? e assume psicofarmaci, quelli che contengono le benzodiazepine come sarà valutato? Quando si legifera e chi ne è responsabile lo deve sapere, ha l’obbligo di compiere tutte queste valutazioni. Non si governa con la “pancia”. Gli interrogativi posti lasciano anche intravvedere quanta potrà essere la discrezionalità di chi è chiamato a giudicare. Da tempo ritengo che la strada sia quella di agire sulle pene accessorie, fermo restando le sanzioni vigenti. In ragione del danno recato a persone o cose la sanzione si inasprirà sia toccando il patrimonio sia il tempo per riottenere la patente, sia la durata della pena. Non dimentichiamo mai che uno Stato di diritto ha sempre a riferimento il valore della funzione educativa. non è un caso che l’ergastolo a vita non viene più applicato.
    La certezza che di fronte ad un danno generato nei confronti di persone o cose scatti sanzioni accessorie pesanti induce il conducente a comportamenti più controllati che evitino la messa in pericolo della sicurezza altrui. Ovviamente queste considerazioni avvengono nel massimo rispetto e considerazione del dolore che colpisce famigliari delle vittime ma sono il frutto della volontà nel non voler creare facili illusioni a chi viene colpito così drammaticamente. Una cosa è certa il Governo deve sentire su di sé il peso della responsabilità che deriva dalla incapacità di decidere con norme sensate ed in linea con quanto in essere a livello comunitario.

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