Porti italiani: se vogliamo farli riemergere dobbiamo affondare la burocrazia

Giuseppe MolinariLa possibilità per i porti italiani di poter ospitare in futuro più container e dunque più merci può essere importante per lo sviluppo delle Autostrade del mare, alternativa  al trasporto su gomma di cui da anni si parla ma per la quale si è fatto troppo poco, spesso per l’incapacità nel fare sinergia. Ma non è questo il principale problema da affrontare e risolvere: quello che davvero serve all’Italia per sfruttare  al meglio le sue potenzialità, che derivano dal fatto d’essere un’autentica piattaforma naturale del Mediterraneo,  è imparare a lavorare  tutti insieme per rispondere a 360 gradi alla domanda dei mercati europei, riorganizzando i servizi e l’offerta per diventare finalmente competitivi  con altri scali di altri Paesi. In altre parole occorre far affondare una volta per tutte la burocrazia che allunga a dismisura i tempi, con troppi controlli ripetitivi e inutili  sulle merci che stazionano in porto e che proprio per queste lungaggini restano bloccate per  intere settimane quando basterebbero pochi giorni. Mille problemi che potrebbero essere risolti, se solo lo si volesse, grazie a un’unica soluzione: la logistica. Ma per farlo, per mettere a sistema il traffico delle merci nei porti italiani, occorrerebbe che tutti  fossero pronti a remare nella stessa direzione, sotto la guida di un timoniere capace di indicare con chiarezza la rotta. Potrebbe riassumersi così il pensiero di Giuseppe Molinari, presidente della Fai di Savona Imperia, sul nuovo Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, tema che il giornale Trasporto Commerciale, in edicola dai primi di marzo, gli ha chiesto di esaminare da un osservatorio particolare: quello di un trasportatore che  vive e lavora sul mare e che del “progetto Autostrade del mare”, di questa potenziale nuova via di trasporto ma anche di rilancio del settore e dell’intera economia, vede, ogni giorno luci e ombre.

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