Un’App non trasforma un automobilista (magari pericoloso) in un autista

Il Disegno di legge delega sulla riforma del Codice della strada è giunto all’esame della Commissione Lavori Pubblici del Senato, compiendo un importante passo in avanti verso una possibile svolta storica per il sistema della mobilità nazionale, per conseguire assetti più efficienti, moderni e competitivi. Il testo all’esame del Senato contiene molti principi condivisibili, ma non mancano lacune e passaggi critici. Tra questi il “capitolo” car pooling, vale a dire l’uso condiviso delle auto private, che rischia, forse inconsapevolmente, di alimentare l’abusivismo nel settore del trasporto persone affidato a tassisti e società di noleggio con conducente, con inevitabili ricadute negative sulla sicurezza stradale. Dove sta l’intoppo? Nel fatto che un’App potrebbe trasformare di fatto in un “autista” qualunque privato cittadino (senza sapere se è un bravo o un pessimo conducente, o addirittura se usa alcol o droghe…) che si offra di trasportare con la sua auto chi volesse compiere con lui uno stesso tragitto. La tutela dell’ambiente e lo sviluppo della mobilità urbana non possono in nessun caso prescindere dal rispetto di quelle prescrizioni tecniche e di capacità professionale che sono giustamente richieste a chi assume l’obbligo di trasportare sui propri mezzi persone terze, a tutela della sicurezza di quest’ultime. E nessuno strumento tecnologico può diventare una “scorciatoia”.  D’altra parte, la lotta all’abusivismo rappresenta la priorità del tavolo tecnico avviato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sui settori taxi e Ncc. Servizio, quest’ultimo, per il quale la riforma dovrà prevedere l’abrogazione della disciplina, più volte denunciata dall’Antitrust perché discriminatoria, che obbliga ciascun veicolo a tornare, al termine di un servizio, nel Comune che ha rilasciato l’autorizzazione Ncc, prima di poterne svolgere un altro. Per superare, inoltre, alcune criticità del passato occorrerebbe attribuire alle Regioni, e non ai Comuni, la competenza sulle autorizzazioni; prevedere l’introduzione di targhe su fondo colorato, per un più facile e certo riconoscimento; introdurre una chiara definizione del cosiddetto trasporto di cortesia, che precisi come questo deve restare un “servizio di trasporto non remunerato” e, infine  prevedere l’iscrizione obbligatoria delle imprese di Ncc a un Registro elettronico nazionale sull’esempio di quanto avviene nel trasporto merci e per gli autobus.

Paolo Uggé

3 risposte a “Un’App non trasforma un automobilista (magari pericoloso) in un autista

  1. Non c’è che dire: la forma attuale del vecchio autostop. Il noleggio con conducente subirà un bel tracollo. Speriamo almeno che adeguino gli studi di settore.

  2. Domanda ai lettori di settore: gli autisti privati professionisti (tassisti o autisti NCC legalmente riconosciuti) sono obbligati a sottoporsi a visite e esami medici per verificare l’uso e/o l’abuso di alcool e droghe? Sostengono anche esami di guida per verificare periodicamente la qualità della guida? Ogni quanto tempo?

  3. La chiave da giocare è proprio quella della professionalità e della sicurezza degli utenti. Chi è disposto a salire in macchina con uno sconosciuto (magari beve, si droga è un delinquente) che garanzie fornisce Questo sistema? Ovviamene la questione vale anche a chi offre il “passaggio” gratuito. Mi pare che qualche parlamentare sa stato un po’ troppo superficiale, danneggiando degli operatori professionisti in nome del “dio mercato”.

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