Gli autotrasportatori vogliono davvero lo sciopero? Dal Lazio arriva il primo sì

Mentre al Truck Emotion di Monza, evento dedicato al mondo dell’autotrasporto merci in programma fino a domenica all’autodromo, Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto, e Amedeo Genedani, presidente nazionale di Confartigianato Trasporti, annunciavano la concreta possibilità di un fermo nazionale dell’autotrasporto qualora “la base degli associati lo avesse richiesto” , una richiesta in questo senso è arrivata dal Lazio dove era in corso l’assemblea degli associati della regione. Associati che al segretario nazionale di Conftrasporto, Pasquale Russo, presente all’evento, hanno chiesto di abbandonare la strada delle trattative (soprattutto dopo la clamorosa retromarcia del Governo sugli impegni sottoscritti nel novembre 2013, proprio con l’obiettivo di evitare uno sciopero nazionale) e di intraprendere quella della protesta.

10 risposte a “Gli autotrasportatori vogliono davvero lo sciopero? Dal Lazio arriva il primo sì

  1. Non “mangio” in modo diverso dal tuo e quando non capisco qualcosa non offendo colui che lo ha detto ma mi documento. Il web è alla portata di tutti . Safety net è una rete di sicurezza. Ti basta o devo approfondire?

  2. Non prendertela Alessandra ma il tuo pensiero non risulta chiaro anche a me che mi ero documentato e avevo tradotto in “protesta si ma abbiamo una rete di sicurezza?”
    Risultato , non mi è assolutamente chiaro lo stesso cosa vuoi dire:
    Abbiamo un piano per garantire la sicurezza della manifestazione?
    Abbiamo un piano per garantire dei risultati?
    Abbiamo una rete di coordinamento della manifestazione?
    Abbiamo un piano per fare rete con le altre associazioni?
    Probabilmente intendi altro ma non è chiaro.

  3. Invece hai inteso benissimo. Devo solo aggiungere una rete di sicurezza, diciamo legale ma non solo, verso quei colleghi che durante i fermi hanno subito l’arroganza dei prefetti e delle forze dell’ordine.

  4. Il fatto che vi siano state delle richieste di chiarimenti significa che proprio così chiaro non era. Poi non si può sempre aprire nuovi fronti con nuovi quesiti…

  5. Alessandra devi avere rispetto anche per chi non riesce a capire. In fondo mica siamo tutti dei laureati. Un po’ di comprensione suvvia!

  6. Ma vorrei chiedere ad Alessandra Tu sei d’accordo a fare il fermo se mantengono tutti quei tagli o no? scusa ma non ho capito.

  7. Anch’io non ho ancora capito. Ci sto riflettendo dal 28 novembre quando, leggendo il protocollo, vidi troppi tempi declinati al futuro e quei “tempestivamente”, “con sollecitudine”, “massima tempestività”, “a breve”,” con regolarità” che non mi hanno mai convinta. Ho seguito le varie forme di lotta poste in essere da altri soggetti, sia in Italia che all’estero, le conseguenti forme di repressione, i risultati ottenuti. Come dice anche il presidente Uggè in un commento recente, non è più come una volta e occorre valutare molto bene l’impatto di un fermo e i risultati possibili. La delusione e l’ira, come in tutte le situazioni, facilmente inducono a reazioni istintive e quindi poco razionali. Per di più dobbiamo fare i conti con la nostra tipicità, molto italiana, del “particulare”. La pratica conflittuale dei fermi non ha prodotto quanto sperato perché mancante di progetti e strumenti unificanti, perché anche la più semplice e immediata delle lotte ha bisogno, per reggere, di un punto di vista generale che le dia maturità e forza. Nessuna delle forze e componenti del conflitto è oggi in grado di essere o proporre una prospettiva autosufficiente. E’ da questa consapevolezza che bisogna ripartire per costruire le condizioni e le forze per infrangere il perimetro che abbiamo creato. Non vorrei tediarvi con le mie riflessioni che certo non si fermano a quanto ho detto sopra. Avremo modo di parlarne ancora. Buona giornata.

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