Tagli alle imprese di autotrasporto? I danni supererebbero di molto i possibili benefici

Finite le vacanze, per chi se le è potute permettere, purtroppo i segnali economici non sembrano indurre all’ottimismo. Le rilevazioni della Banca d’Italia, così come quelle dell’Ufficio studi di Confcommercio, prevedono infatti, nella migliore delle ipotesi, un incremento  del Pil tra lo 0,3 e lo 0,5 per cento. Ben lontano da altre, forse troppo ottimistiche, previsioni, destinate a trasformarsi in realtà solo se nell’ultimo quadrimestre ci sarà una scatto in avanti significativo che tutti ci auguriamo. Nell’attesa di scoprire se il “miracolo” potrà avverarsi, è consigliabile prepararsi al peggio: ovvero ai tagli ai trasferimenti destinati alle imprese che saremo costretti a fronteggiare se il “buco” di bilancio si dovesse concretizzare. Il trasporto è una componente interessata. Già l’anno scorso il tentativo venne bloccato dal ministro ai Trasporti Maurizio Lupi e la riduzione sulla compensazione dell’accisa sul gasolio evitata in zona Cesarini. A naso è possibile ipotizzare che questo  si ripeterà. Per le stesse ragioni: ovvero che qualsiasi intervento che produca un incremento dell’accisa sarebbe destinato a tradursi in minori entrate per le casse dello Stato. Le risultanze di esperienze vissute in altri settori lo testimoniano: più tasse uguale meno introiti. Anche le entrate fiscali si ridurrebbero pesantemente: a fronte a un eventuale recupero (creato tagliando i rimborsi sull’accisa)  pari a 21 centesimi per litro di gasolio si registrerebbe una perdita milionaria, di quelle a otto zeri, dovuta alla fuga di migliaia di tir verso altre stazioni di rifornimento in Paesi dove il gasolio costa meno. E se a tutto questo aggiungiamo possibili evoluzioni negative sulle normative dei costi minimi per la sicurezza dei trasporti, prevedere una dura reazione da parte delle imprese è fin troppo facile, anche considerando che alcuni movimenti di protesta si stanno già organizzando. In questo scenario s’impone  la necessità di affrontare il periodo autunnale con senso di responsabilità da parte di tutti. Trovare vie d’uscita è sempre possibile ma ognuno, il Governo per primo, deve rispettare le intese. La stessa utenza non potrà chiamarsi fuori: eventuali sospensioni o ritardi nelle consegne per effetto di proteste non aiuterebbero certo ad acquisire quote di mercato e, anzi, si rischierebbe  di perdere ciò che si detiene. Il metodo del confronto è l’unica strada possibile. In caso contrario a perdere saremo tutti.

Paolo Uggé

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