Tir assassini? Ecco come fermarli. E come combattere chi li vuole far viaggiare

Gli italiani vogliono davvero più sicurezza sulle strade? E sanno che esiste una legge che impone i costi minimi per la sicurezza dell’autotrasporto, ovvero costi al chilometro al di sotto dei quali risulta impossibile per un’impresa di trasporto far circolare sulle nostre strade e autostrade mezzi pesanti sicuri, sottoposti a un’adeguata  manutenzione, con pneumatici non lisci, con al volante professionisti della guida e non poveri “disperati” extracomunitari costretti a guidare per 12 ore per poche centinaia di euro al mese? Il Governo ha dato disposizione alle prefetture e alle forze dell’ordine per intensificare i controlli sulle strade e su tutta la filiera dell’autotrasporto? E gli autotrasportatori, le associazioni che li rappresentano, stanno facendo tutto quanto è in loro potere per far rispettare alle imprese committenti questa legge?

E, ancora, gli autotrasportatori hanno il coraggio di denunciare quei committenti che violano questa legge, ricattando spesso le stesse imprese di autotrasporto?  E cosa hanno da dire le migliaia di  camionisti che ogni giorno percorrono centinaia di chilometri per poche centinaia di euro al mese a quei sindacalisti che su questa vicenda tacciono, fingendo che non esista, permettendo che sulle strade viaggino tir che sono vere e proprie bombe a orologeria? E, infine,  i milioni di italiani che ogni giorno si spostano sulle strade e che per colpa di tutto questo vendono la loro sicurezza e la loro vita messe a repentaglio, cosa hanno da dire alle migliaia di committenti che fanno viaggiare le proprie merci fregandosene della sicurezza altrui e pensando solo al proprio guadagno? Sono queste le domande che pone il sondaggio, lanciato da stradafacendo, il superblog del tgcom 24 (per navigare: stradafacendo.tgcom24.it) e alle quali ognuno  può rispondere con un semplice clic. Contribuendo a rendere le strade più sicure per tutti.

18 risposte a “Tir assassini? Ecco come fermarli. E come combattere chi li vuole far viaggiare

  1. Ripeto una mia proposta: visto che tutti parlano, a volte a vanvera, di democrazia partecipativa, chiedete ai trasportatori di inviarvi le idee per migliorare la sicurezza, selezionate le 30 più sensate e poi sottoponetele a un sondaggio per verificare sul web le migliori e sostenerle con forza. Le mie sono: 1) possibilità di detrarre solo i costi di trasporti superiori ai costi minimi; 2) recupero dell’accise solo dai contributi dei dipendenti autisti; 3) rilevazione della velocità media dei mezzi pesanti con Tutor e multa di 20.000 euro a chi supera i 90 km ora (di media).

  2. Ancora non lo avete capito che chi vuole un autotrasporto diviso, con imprese di piccole dimensioni è la committenza alla quale la gran parte dei governi precedenti si sono sempre inchinati? se fino ad oggi non hanno cancellato i costi minimi è perché hanno paura di una nostra reazione. Allora ecco che cercano di sfruttare le posizioni stravaganti di una presidente che mira solo a comparire. ma gli amici di quella federazione cosa aspettano a votargli la sfiducia? e se non lo fanno vuol dire che sono d’accordo o che non glielo consente la confederazione. Che bel modo di fare sindacato!

  3. I costi minimi nascono dalla legge n32/05 che ha introdotto i principi della responsabilità condivisa dei committenti e poi dal decreto legislativo n 286. Con le modifiche del 2008 sono arrivati i costi minimi e l’azione diretta. Domandiamoci chi ha voluto e pensato queste normative! i risultati si sono visti e come dice l’Istat si è registrata una riduzione dei feriti e dei morti provocati da incidenti nei quali risultano coinvolti mezzi pesanti. La strada è tracciata e non va assolutamente abbandonata. Se si vogliono introdurre modifiche, nulla in contrario ma deve essere chiaro che bisogna fare chiarezza nei rapporti di trasporto. Committente, spedizioniere, primo vettore, subappalto e rispetto delle regole.

  4. Mi pare che sia la legge 32/05 che quelle sui costi minimi siano uscite sotto i governi Berlusconi. Se sbaglio qualcuno mi corregga.

  5. Quello che dice Daniela è vero. Ricordo però, io leggo tutto, che dal 2002 era previsto in un protocollo di intesa che si sarebbero dovute dedicare una pattuglia per ogni provincia per fare i controlli sulle imprese di autotrasporto, esteri ovviamente compresi. Questo sistema era cominciato nel 2004/5 poi si è andato spegnendo. Come mai? Forse ha ragione chi dice che la committenza ha lavorato per impedirlo. Le norme sono state abbandonate quando era ministro Bianchi.

  6. Perché Stradafacendo non invia tre domande ai presidente delle maggiori federazioni sui costi minimi e poi li pubblica. Così vediamo come la pensano e poi cosa intendono fare per far si che le loro idee si concretizzino. È troppo?

  7. Bravo Antonio sono d’accordo. Ma proporrei una modifica che faccia mettere la faccia ai presidenti delle federazioni. Stradafacendo proponga un confronto pubblico ai presidente e pubblichi poi il tutto sul blog.

  8. Ci vuole davvero poco per risanare il settore: satelittare per il controllo dei tempi di guida e di riposo; il 70% del fatturato delle imprese di trasporto deve essere prodotto con mezzi di proprieta’; presentazione del durc da parte di tutta la filiera del trasporto compresi i”trazionisti”; regolamentare seriamente il cabotaggio; incentivare chi risparmia sulle emissioni di Co2. Poi secondo me i costi minimi possono andare a farsi friggere, tanto rassegnatevi che non verranno mai controllati (ricordate le tariffe a forcella…).

  9. Caro Antonio, a parte qualche rappresentante di associazione in cerca di visibilità gli altri sono d’accordo sul mantenimento dei costi minimi. Dopotutto è una legge che è stata proposta dalle stesse associazioni, è stato dimostrato che funziona anche se purtroppo manca quel tassello indispensabile che sono le verifiche da parte delle forze dell’ordine preposte. Penso che si possano contare sulle dita di una mano le aziende che sono state controllate e sanzionate dagli uffici preposti in Italia in via preventiva e non in seguito a incidenti stradali con feriti. Come al solito da noi è usanza chiudere i cancelli quando i buoi sono già usciti.

  10. Buona sera parlate sempre di TIR assassini, a ma sembra che siano persone che lavorano, anche abbastanza sfruttate, orse sono più assassini quelli delle vetture, che sono in giro sempre di corsa e sempre con vetture più veloci, e soprattutto senza regole e senza nessuno che li controlli. Le forze dell’ordine controllano soprattutto i mezzi pesanti, ma forse questo non interessa, avete solo bisogno di prendervela con chi lavora tutto il giorno. Complimenti e saluti.

  11. Valerio mi pare non abbia capito lo spirito dell’inchiesta. Non è certo la redazione di stradafacendo che ritiene di colpevolizzare i tir assassini. La domanda è legata alla polemica sul mantenimento dei costi della sicurezza che corrono il rischio di essere tolti, come chiede la committenza. Se i costi della sicurezza derivano dal rispetto delle regole nei confronti delle quali tutti si devono sentire impegnati, il solo pensiero di eliminare completamente le norme sembra essere un contro senso. Nessun attacco a “chi lavora tutto il giorno” ma una inchiesta di ottenere il comune sentire della categoria e degli operatori interessati.

  12. Sembra tutto facile, ma facile non lo è. I presidenti di categoria, se vogliono, possono dire quello che preferiscono, basta guardare l’altro articolo in questo blog, dove si raffrontano Uggé e Franchini che appaiono, a parole, quasi allineati; sono i fatti a fare la differenza, e sarò di parte, ma chi si è battuto a spada tratta contro il Sistri (anche con una causa collettiva, mi pare), chi ha promulgato e difeso i costi minimi, chi ha difeso i padroncini quando una grossa realtà si è messa a chiedere soldi addizionali ai suoi vettori, chi si è fermato quando c’era da fermarsi senza tirarsi indietro all’improvviso, chi cerca di fare un contratto nazionale del lavoro del trasporto e non degli spedizionieri … insomma, diciamocelo, chi fa gli interessi dei trasportatori onesti, è chiaro e lampante. Sulle altre soluzioni, deve essere chiaro che non può essere l’Italia a mettersi fuori gioco da sola: fare un contratto di trasporto in Italia diverso dal resto del Mondo vuol dire non firmarne più in questo Paese. Danone, Nestle, Ikea, Marcegaglia, Eni, Fiat, Brembo, Whirpool, tutte le grandi realtà committenti hanno anche sedi all’estero, saremo mica così stupidi da fare una norma per convincerli a firmare li i contratti, così non vediamo più neanche il traffico nazionale? Già è difficile verificare la correttezza burocratica di un camion, che è li, davanti al controllore, in mezzo alla strada, pensate davvero sia fattibile di controllare contratti e fatturati presunti/consuntivi di rami di aziende che hanno le sedi più disparate? DURC di tutta la filiera del trasporto, che nessuno sa quanto è lunga e come è composta, e per fare un viaggio devo fare una risma di carta? Come risali ai committenti, telefonando e chiedendo di volta in volta da chi l’ha preso il viaggio? Se volete vietare la subvezione basta dirlo onestamente e via, inutile continuare ad addizionare burocrazia, normine e normette per disincentivarla.

  13. Leggendo i commenti approvo molto di ciò che si è scritto. Ma se parte dei controlli stradali li dirottiamo direttamente nelle sedi di committenza, corrieri, spedizionieri ecc…, controllando direttamente i prezzi tramite fatture pagate ai trasportatori. E chi sono realmente questi vettori, non dimentichiamo che sia tutti i vettori dell’est che quelli italiani che hanno trasferito l’ha le sedi non lasciano nemmeno un centesimo di contributo in Italia. Dove però è diventato per loro terreno di “conquista”…e quei pochi onesti con le carte in regola stanno soffocando, schiacciati proprio da questo fenomeno non ostacolato in alcun modo dai nostri governi. VERGOGNA!

  14. Buongiorno a tutti, e in tutto questo disperato tentativo per noi padroncini di sopravvivere, arrivano le grosse associazioni che si inventano i contratti stipulati con “agenzie di collocamento rumene e dintorni” e possono assumere personale straniero in Italia pagando briciole, in regola, con un risparmio in termini di contributi e stipendi del 50%, quindi dando l’ennesima pugnalata alle imprese di piccole dimensione e non per ultimo alle casse dello stato. Bravi davvero!!

  15. La possibilità è prevista da una direttiva comunitaria e quindi non sono le associazioni che hanno messo in moto il meccanismo. Non confondiamo l’apertura di uffici per dare assistenza alle imprese che operano all’estero in viaggi internazionali o perché aprono sedi in paesi esteri con quelle agenzie interinali che lucrano sulla pelle dei lavoratori. Due cose ben diverse.

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