Sistri, lo scandalo non è dimenticato. E l’inchiesta porta ad arresti eccellenti

Uno scandalo dimenticato? Un’inchiesta destinata a finire “insabbiata”, magari perché rischiava di coinvolgere troppi personaggi illustri, compreso qualche politico? Non sono stati certo in pochi negli ultimi tempi a “pensar male”, a sospettare che le indagini sul Sistri, il sistema di monitoraggio dei rifiuti pericolosi costato  fiumi di denaro e praticamente mai entrato in funzione,  potesse finire in una bolla di sapone. Invece l’inchiesta su quelle costosissime quanto inutilizzabili black box, le famigerate scatole nere che migliaia di imprese di autotrasporto sono state obbligate a montare per nulla, è più che mai aperta, come dimostra l’ultima clamorosa svolta: l’arresto , con l’accusa di corruzione dell’ex presidente di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini. Arresto al quale il manager era sfuggito nel marzo scorso (quando la richiesta, formulata dalla procura della Repubblica di Napoli nell’ambito della seconda tranche dell’inchiesta sul Sistri, era stata respinta dal gip Francesco De Falco Giannone che aveva ritenuto insussistenti i gravi indizi di colpevolezza) e che invece  è scattato nei giorni scorsi sulla base di ulteriori  attività investigative che avrebbero permesso di ottenere nuove prove  in merito a  fondi neri destinati a foraggiare sponsor politici. In particolare i magistrati inquirenti puntano il dito su una presunta tangente da 800mila euro. Montagne di banconote che,  secondo l’ex amministratore delegato di Selex service management, Sabatino Stornelli, sarebbero state trasportate utilizzando dei borsoni da calcio. E un altro esponente della famiglia Stornelli, Maurizio, imprenditore fratello di Sabatino, avrebbe invece raccontato di un’operazione finanziaria legata agli appalti per il Sistri portata a termine  a Lugano, con l’obiettivo di avere subito a disposizione, in contanti, oltre un milione di euro. Denaro che avrebbe dovuto raggiungere i piani alti di Finmeccanica.

4 risposte a “Sistri, lo scandalo non è dimenticato. E l’inchiesta porta ad arresti eccellenti

  1. Finalmente un giudice a Berlino. E ora chi ci ripaga delle spese sostenute in questi anni per montare un sistema non funzionante mentre chi doveva garantirne il funzionamento partecipava alle “pappatoie tangentare”?

  2. Quanto ancora dovranno andare avanti questi “scandali” prima che sopprimano il SISTRI? Non basta che da oltre tre mesi il direttore tecnico della Selex sia ai domiciliari, ci voleva anche l’arresto dell’ex AD di Finmeccanica per dimostrare che è stato tutto un appalto illecito in danno delle imprese del settore! Renzi, Corte dei Conti, Parlamento fate ognuno la Vostra parte, ma fatela !!!!

  3. Bene ha fatto la nostra associazione FAI e i suoi massimi vertici a contrastare non un sistema di controllo per il trasporto di rifiuti pericolosi, ma l’applicazione palesemente non funzionante che ora scopriamo anche voluta ostinatamente da gente corrotta. Il governo Renzi metta in atto immediatamente cio’ che ha sostenuto recentemente il ministro Lupi in un convegno: abolizione immediata del Sistri. Poi ci si puo’ sedere e studiare con chi sa di cosa parla per progettare un sistema sostenibile per il mondo delle imprese di autotrasporto.

  4. Caro Roberto vediamo di mettere le questione nella giusta dimensione per quanto riguarda il Sistri. Innanzitutto ricordo che la Fai nei confronti del ministero dell’Ambiente, attraverso il suo ufficio legale ha in corso delle cause per il riconoscimento del danno arrecato alle stesse. A oggi una sentenza a favore dell’autotrasportatore, impugnata dal ministero, è stata emessa. Noi seguiamo l’intera vicenda che però ha i tempi della giustizia italiana. Per quanto riguarda il sistema di tracciabilità voglio ricordare quanto le posizioni poste dalla nostra federazione fossero chiare e a difesa delle imprese di autotrasporto. Innanzitutto noi concordiamo sulla necessità di reprimere comportamenti illeciti. Per questo abbiamo sostenuto la necessità di un sistema informatico, di semplice attuazione, che non comportasse solo oneri per le imprese di autotrasporto, che fosse interoperabile con gli strumenti già esistenti e che fosse applicato a tutti i vettori, esteri compresi. Questi punti, anche se a fatica, sembrano farsi strada nelle decisioni che si stanno assumendo in merito. Non entriamo nel merito delle decisioni della magistratura, ma ribadiamo con forza che non accetteremo mai che, per responsabilità altrui, i nostri operatori debbano essere chiamati a sostenere il costo di scelte improprie. Ed è stato proprio per impedire scelte che ricadessero sulla categoria che abbiamo affrontato con spirito collaborativo e, se sarà richiesto, saremo pronti a collaborare per realizzare un sistema funzionante e sostenibile. Questi concetti debbono essere ben chiari perché non ritengo debba essere consentito a nessuno di costruire letture diverse di quelle che i nostri organismi hanno deliberato.

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