Siamo sicuri d’essere un Paese civile sulle strade? La risposta è nei costi dei trasporti

Meno 15, 4 per cento di incidenti stradali; meno 15,2 per cento di morti e meno 50,8 per cento di feriti sull’asfalto: sono questi i numeri, “certificati”dall’Arma dei carabinieri e dalla Polizia stradale, che testimoniano la netta riduzione degli incidenti con mezzi pesanti coinvolti registrata nel 2013 rispetto al 2012. Un miglioramento frutto anche dei costi incomprimibili del trasporto merci, previsti da una legge nazionale secondo la quale se i corrispettivi delle prestazioni risultano inferiori a quelli indicati dal ministero competente, significa che sussiste un’evidente violazione delle norme sulla sicurezza sociale e della circolazione. Con la conseguenza che, ove si determinassero danni per i cittadini, per effetto del principio della responsabilità condivisa, verrebbero applicate le sanzioni a entrambe le parti: autotrasportatori e committenza. Ieri a Strasburgo la Corte di giustizia europea ha affrontato il tema della compatibilità dei costi incomprimibili  con le normative del libero mercato. I giudici dovranno stabilire se questi costi violano i principi di libero mercato, come sostiene la committenza, o se invece assicurano una maggior sicurezza sulle strade, come sostiene il Governo italiano nella sua memoria difensiva. I numeri, che dimostrano quanto il trasporto pesante sia in linea con la riduzione degli incidenti indicate dalla Comunità europea, rappresentano certo una “prova” a favore dei costi incomprimibili.  E in loro difesa “testimoniano” anche tre pronunciamenti precedenti con i quali la stessa Corte di giustizia ha evidenziato la preminenza assoluta dell’interesse pubblico riconoscendo sempre la compatibilità di tariffe obbligatorie (anche se la fattispecie oggi riguarda costi incomprimibili e non prezzi) con i principi comunitari.  Un verdetto dunque scontato? No: tutto è possibile, anche se la Corte con una sentenza sfavorevole finirebbe di fatto per smentire sé stessa. Imboccando una strada opposta anche a quella della Commissione europea  secondo cui “l’interesse pubblico prevale su quello economico, purché vi sia proporzionalità sugli effetti prodotti dalle norme”. Tutto può accadere, ma non ritenere la riduzione di incidenti, morti e feriti una dimostrazione coerente con quella linea parrebbe davvero troppo.  Qualunque sia il verdetto, il Governo italiano dovrà dirimere la vicenda. Conftrasporto non rivedrà certo la disponibilità a trovare un percorso che, tenendo conto degli interessi delle due parti, con l’esclusione dell’intermediazione parassitaria, trovi una soluzione utile al Paese e all’impresa nazionale.

Paolo Uggé

Una risposta a “Siamo sicuri d’essere un Paese civile sulle strade? La risposta è nei costi dei trasporti

  1. Un sistema come il nostro, dove purtroppo c’è sempre chi cerca di farla in barba alle leggi anche a discapito della sicurezza propria e altrui, c’è bisogno prima che punire, prima che controllare, di educare e di responsabilizzare trasportatori e committenza.
    I costi minimi hanno, a mio avviso, proprio questo obiettivo: responsabilizzare la committenza, evidenziando che chi circola al di sotto di tale limite, circola in perdita e, pertanto, potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza di tutti. Potrebbe … ed è giusto che, nel caso qualcosa avvenga, il committente venga chiamato a risponderne: l’alternativa è il far-west del trasporto.
    Ad oggi, molti committenti ancora non hanno capito la differenza fra costi minimi e tariffe: gli uni siglano il limite minimo sotto al quale il trasportatore sicuramente perde soldi (e quindi o perde soldi, o non paga i contributi, o non paga l’IVA, o trova altri escamotage), mentre le tariffe sono quelle concordate con i clienti, e che dovrebbero permettere all’autotrasportatore non solo di non perdere, ma di pagare i propri costi fissi, i propri rischi, le esigenze particolari e molto altro, magari un giorno anche di guadagnare.
    I costi minimi, comunque, sono solo un primo passo: il vero obiettivo è insegnare ai committenti ed ai trasportatori stessi che trasportare è un lavoro pericoloso, e va fatto con professionalità, non risparmiando su tutto, soprattutto manutenzione, professionalità, sicurezza stradale.
    I costi fanno capo ad una legge più ampia ed importante, che è quella della corresponsabilità, un diritto dei trasportatori di non essere sfruttati ( casi della guida continuata per 48 ore) e dei cittadini di non avere veicoli grandi, pesanti e pericolosi guidati da gente stanca, distrutta o obbligata a premere sul pedale per consegnare in tempo.

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