Campus Truck insegna a guidare le imprese di autotrasporto nel nuovo mercato

Emanuela Bertoni, dell’omonima azienda di autotrasporti, ha aderito al progetto perché convinta che “l’eccellenza si possa ottenere solo affiancando le scelte strategiche con un’attenzione quotidiana ai livelli di professionalità e produttività”. Ilaria Galli, dell’azienda Galli ecologistica, perché “in un panorama lavorativo di sempre maggiore competitività ciò che può davvero rappresentare un’efficace chiave di successo è una formazione che metta gli operatori del settore dell’autotrasporto al passo con i tempi”. E, ancora, Massimo Taddei, della Movart traslochi,  ha “deciso di sostenere Campus Truck perché offre l’opportunità a imprese e talenti di entrare in contatto tra loro”, e perché “le normative cambiano velocemente, i sistemi informatici anche, il mercato internazionale è il futuro e per tutto questo occorre una preparazione idonea”.

Sono diverse le motivazioni che i responsabili delle aziende che hanno aderito a Campus Truck, prima “business school per manager dell’autotrasporto”, hanno fornito per spiegare la loro presenza al primo corso di formazione inaugurato nella sede  Fai, Federazione autotrasportatori italiani, di via Bacchiglione a Milano: ma tutte con un unico comun denominatore, ovvero poter contare presto su nuovi truck innovation manager, professionisti dell’autotrasporto e della logistica in grado di supportare le aziende nella razionalizzazione dei processi organizzativi interni ed esterni, di vincere le nuove sfide internazionali che il mercato globale impone. “Sfide oggi rese ancora più difficili da un grave deficit di managerialità”, come ha sottolineato il segretario nazionale di Fai Conftrasporto Pasquale Russo, “e che solo una nuova cultura della formazione può aiutare a superare. Quella dell’autotrasporto italiano è la storia di moltissime piccole imprese che sono state costrette a crescere per adeguarsi a un mercato in rapidissima evoluzione, imprese chiamate oggi a fronteggiare un mercato globale dove offrire il semplice trasporto, la sola vezione non è più sufficiente”, ha proseguito Pasquale Russo. “Una moderna impresa di autotrasporto deve saper offrire nuove tipologie di servizi, deve poter contare su manager capaci di ideare progetti di pianificazione e terminalizzazione ad hoc, cuciti sartorialmente sulla base delle esigenze del singolo cliente. E per fare questo occorrono figure con nuove competenze che i nuovi corsi di formazione possono offrire, proponendo contestualmente a moltissimi giovani in cerca di occupazione ottime opportunità. Sono moltissime le aziende associate a Fai che sono alla ricerca di questo tipo di figura e questi corsi rappresentano il primo tratto di un percorso destinato ad approdare a un ottimo impiego, una concreta opportunità di costruirsi una professione, un futuro”. Ad ascoltare le parole di Pasquale Russo, seduti in prima fila nella sala conferenze della sede Fai di via Bacchiglione a Milano, i primi “allievi” del primo corso, destinato prestissimo  a essere “clonato” in altre regioni d’Italia come hanno sottolineato Roberto Verano, responsabile del progetto Campus Truck, Alessandro Santini, direttore commerciale di Fai Service che per prima ha creduto in questo progetto, Giuseppe Biazzo, amministratore delegato di Orienta Spa, partner dell’iniziativa , e il presidente di Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, che ha ribadito come “oggi più che mai ci sia l’assoluta necessità di mettere alla guida delle aziende di autotrasporto  e di logistica professionisti capaci proprio perché adeguatamente formati, capaci di rendere competitive le aziende di casa nostra non solo nel mercato nazionale ma soprattutto nel mercato internazionale dove si giocherà la vera sfida del futuro”.

 

5 risposte a “Campus Truck insegna a guidare le imprese di autotrasporto nel nuovo mercato

  1. Tutti dirigenti, dottori, professori… e il settore affonda lo stesso. Sarà mica che si stava meglio quando si stava peggio, ovvero che chi mi gestiva o stava ancora dietro a un volante o ci era stato per una vita?! Mah…

  2. Si stava meglio quando si stava peggio solo perché il mercato tirava e c’era lavoro per tutti. Ma adesso le cose sono cambiate e chi pensa di poter fare il manager con l’esperienza acquisita al volante , scaricando il rimorchio o cambiando uno pneumatico mi sa che non ha capito proprio un’acca…..

  3. E allora formiamo nuovi dottori, professori che alla voce gestione conoscono solo “delocalizzazione” e “taglio dei costi”. È proprio quando il lavoro manca che ci vuole chi lo conosce, non chi crede di conoscerlo.

  4. Ho conosciuto fior di bocconiani che non sarebbero degni di lucidare le scarpe a imprenditori di 80 anni e più (Caprotti Esselunga? Rica Cantieri nautici?…..)…..

  5. Begli esempi, sig. Ludovico, ma prendere l’eccellenza e usarla come termine di paragone non funziona: non siamo tutti Caprotti. Sig. Alessandro, forse parte del problema del settore è che tantissimi “imprenditori” sono “camionari”, (termine assolutamente non dispregiativo), ma che di finanza (che non è una brutta parola, vuol dire gestire i soldi) e logiche strategiche ben poco sanno. Io so quanta parte burocratica, legale, strategica, finanziaria, di contenimento dei costi e di verifica di fattibilità sia necessaria per far continuare la mia attività di trasporto, che non è delocalizzata. Il signor Tito ha perfettamente ragione. Sono un po’ perplesso anche io sull’iniziativa, ma è un’iniziativa e ben presto mostrerà i suoi risultati: non vedo alcun motivo di denigrarla, o scartarla a priori, anzi: un plauso per un nuovo progetto nel tentativo di sostenere questo settore in Italia.

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