Campus Truck, l’autotrasporto traccia una nuova via per creare i manager di domani

Venerdì 28 febbraio. È questa la data scelta per accendere il semaforo verde sul progetto Campus Truck, il primo corso di formazione per futuri manager dell’autotrasporto che verrà  presentato alle 11 nella sede della Fai, la Federazione autotrasportatori italiani, in via Bacchiglione 16 a Milano. Un appuntamento per scoprire attraverso quale percorso la Truck business school formerà  l’innovativa figura del Truck business manager, figura in grado di supportare le aziende di trasporti nella razionalizzazione dei processi organizzativi interni ed esterni. “Una nuova strada tracciata per individuare le eccellenze del settore, i giovani talenti da mettere in collegamento diretto con il mondo del lavoro, in un mercato in continua evoluzione e concorrenza, con processi normativi, aziendali e operativi che cambiano giorno per giorno”, come hanno voluto sottolineare Alessandro Santini, direttore commerciale di Fai Service Italia, e Pasquale Russo, segretario generale di Fai Conftrasporto; che con Giuseppe Biazzo, amministratore delegato di Orienta Spa e Roberto Verano, responsabile del progetto Campus Truck, saranno chiamati a illustrare l’iniziativa creata per formare “nuove figure specializzate da inserire nelle aziende che vogliono investire nel futuro”. E questo grazie a un percorso formativo creato ad hoc che consisterà in una serie di lezioni teoriche su argomenti chiave per la gestione di un’azienda di autotrasporto, quali l’analisi del mercato e le strategie di sviluppo dell’azienda; la gestione amministrativa; la creazione di un team di lavoro e la gestione dei collaboratori; la riduzione dei costi; la gestione delle emergenze. Inoltre, verrà utilizzata la modalità formativa del business game, strumento innovativo di simulazione manageriale attraverso il quale vengono esaltate le capacità di problem solving, analisi strategica, decision making, nonché la creatività e le competenze relazionali. Sono anche previsti stage all’interno delle aziende.

4 risposte a “Campus Truck, l’autotrasporto traccia una nuova via per creare i manager di domani

  1. Investire nel futuro?! Nell’autotrasporto?! Si ma di quale Paese, dello stesso che ha deciso di illudersi di risparmio con continue delocalizzazioni ufficiali e ufficiose?! Investire e pretendere che a loro volta investano aziende che continuano a illudersi di risparmiare su qualunque voce?! A volte non so se ci fanno o ci sono…

  2. Purtroppo concordo con l’amaro commento di Alessandro: se non si argina (o si uccide, direttamente) il fenomeno della delocalizzazione per dumping sociale, che senso ha fare iniziative di qualsiasi tipo ?
    Sono comunque curioso sull’iniziativa, per cui l’11 sicuramente parteciperò alla presentazione.

  3. Scusate ma pubblicate il 27 l’annuncio di una presentazione che viene fatta il 28???? l’iniziativa è sicuramente molto interessante perché, nonostante la crisi del settore, se si smette di guardare al futuro ci si può fermare subito ma forse andava presentata a tutte le ditte associate in modo capillare a meno che si tratti solo di una presentazione ristretta.
    Non si capisce se è una formazione riservata ai giovani o se può essere adatta anche chi è già nel settore e vuole crescere.

  4. Buona sera, sono un trasportatore e un assiduo lettore di stradafacendo. Volevo porre alla vostra attenzione una situazione presa un po’ sotto gamba da varie federazioni di trasporto e penso anche tra tanti miei colleghi. RECUPERO IVA (DICHIARAZIONE D’INTENTO). La mia azienda e’ specializzata nel trasporto internazionale ove la committenza sono clienti stranieri; quindi la fatturazione viene fatta a quest’ultimi.Nel 2011 noi trasportatori siamo stati interdetti dal fare la dichiarazione d’intento, cosa che ci ha messi in ginocchio. La mia azienda ogni anno vanta un credito d’Iva intorno ai 300mila euro e di conseguenza ci troviamo sempre in grande affanno in termini di liquidità in quanto fatturiamo con l’articolo I7 e paghiamo con Iva (+ 22 per cento ). Precedentemente al 2011 riuscivamo a bilanciare in quanto un po’ emettevamo la dichiarazione e un po’ con il credito residuo pagavamo i contributi e le tasse. Con l’aiuto del recupero dell’accise la nostra situazione in termini di credito Iva e’ peggiorata in quanto riusciamo a pagare la maggior parte dei contributi/tasse con il recupero accise ma ci rimane sempre sul groppone il credito d’Iva vantato nei confronti dello Stato. Abbiamo provato a fare richiesta per recuperare il credito, ma credetemi e’ stato un suicidio. I tempi sono lunghi in piu’ ogni scusa era buona per sanzionarci e per far abbassare il nostro credito. Tra le scuse piu’ frequenti il TIMBRO da parte dei clienti di scarichi, la sola firma con nome e cognome dell’addetto allo scarico non bastava.
    A questo si aggiungono le altre dichiarazioni d’intento che i clienti italiani (che per loro diritto) ci inviamo alche non possiamo rinunciare e quindi il nostro credito lievità sempre di più.
    Vorrei, se è possibile, che affrontaste un po’ il problema perché penso che come me ci sono altri miei colleghi nella mia stessa situazione che non alzano la voce. Saluti.

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