Girlanda: “Questo non è uno sciopero dell’autotrasporto. E i toni preoccupano”

“Ritengo sia doveroso chiarire che quello di lunedì 9 dicembre non è un fermo del settore dell’autotrasporto, ma solo di alcuni che aderiscono a movimenti di protesta concomitanti con altre categorie che hanno in animo forme di dissenso eclatanti a livello nazionale e che stanno assumendo in questi giorni preoccupanti toni di carattere ‘rivoluzionario’, dal quale si discostano tutte le maggiori associazioni dei vettori”. Lo dichiara in una nota Rocco Girlanda, sottosegretario di Stato con delega all’autotrasporto. “La netta maggioranza delle associazioni che, qualora in legge di stabilità venisse confermato il testo in itinere, saranno la totalità di quelle rappresentate in seno all’Albo nazionale dell’autotrasporto, hanno firmato lo scorso 28 novembre un protocollo d’intesa, consultabile sul sito del Ministero, che recepisce le richieste maggiormente sentite e condivise dal settore, ritirando di conseguenza l’adesione al fermo inizialmente proclamato”.

“La centralità del settore dell’autotrasporto”, prosegue Girlanda, “infatti, è stata ribadita più volte dal Governo, a cominciare dal presidente Enrico Letta e dal ministro Maurizio Lupi, e ogni eventuale problematica ancora in discussione sarà pertanto ampiamente trattata e approfondita nel tavolo che abbiamo istituito, e che rimane tuttora aperto. Nella legge di stabilità, in modo particolare, sono state accolte la maggior parte delle richieste avanzate dalle associazioni di categoria che, proprio per questo”, ribadisce il sottosegretario, “hanno responsabilmente revocato il fermo: è questa la strada sulla quale dobbiamo proseguire, con pazienza, perseveranza e proposte sostenibili, al fine di aiutare davvero un settore che non vive certamente la fase più rosea della sua storia, ma che ha una valenza sociale, occupazionale ed economica strategica che non può e non deve tuttavia essere funzionale a moti di protesta che sono distanti dalle giuste rivendicazioni e richieste del settore”, conclude Rocco Girlanda, “e che rischiano di esprimersi in forme e modi lontani dalla cultura che ha sempre animato questa categoria”.

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