Anche Confindustria ferma i suoi Tir: “Il Governo non capisce il ruolo del trasporto”

Anche Anita, l’associazione nazionale delle imprese di autotrasporto di Confindustria e  una delle organizzazioni costituenti della Federtrasporto, che riunisce le associazioni di trasporto e logistica di Confindustria, ha deciso di aderire allo sciopero nazionale dell’autotrasporto  proclamato a partire dalla mezzanotte di domenica 8 dicembre fino alle mezzanotte di venerdì 13 dicembre dalla Presidenza dell’Unatras, al termine dell’incontro con il sottosegretario Rocco Girlanda avvenuto mercoledì 13. In un comunicato congiunto Unatras e Anita hanno denunciato come “il Governo, nel corso di questi mesi si sia completamente disinteressato delle questioni sollevate dall’autotrasporto, dimostrando in tal modo di non aver compreso il ruolo fondamentale del settore nella auspicata ripresa economica. Il taglio del rimborso delle accise, l’assoluta incertezza sulle risorse destinate al settore con particolare riferimento agli interventi per il contenimento del costo del lavoro, la mancata emanazione dei provvedimenti richiesti sulla riforma dei poteri assegnati all’Albo, l’assenza di iniziative concrete per arginare il fenomeno del cabotaggio abusivo praticato dai vettori esteri, sono le principali motivazioni che hanno indotto le associazioni aderenti all’Unatras ad assumere all’unanimità la decisione”, si legge sempre nel comunicato nel quale si sottolinea come “Unatras e Anita siano disponibili a continuare il confronto per trovare soluzioni possibili”, motivo per il quale “chiedono un incontro urgente con la Presidenza del Consiglio dei Ministri”

 

 

4 risposte a “Anche Confindustria ferma i suoi Tir: “Il Governo non capisce il ruolo del trasporto”

  1. E’ semplicemente vergognoso che le due componenti di questo governo anomalo, siano più impegnate nelle loro beghe domestiche, anzichè occuparsi dei problemi del Paese, e questa volta non bisogna essere di destra o di sinistra per denunciare questo stato di fatto! Nessuno di questi ha capito che l’economia italiana gira sulle ruote dei camion, e non si può pensare che una categoria che ha attraversato questa crisi con gli scarsi mezzi che aveva a disposizione, che ha continuato a sostenere le attività produttive, malgrado lo strozzinaggio delle banche, l’abusivismo dei vettori stranieri, un sindacato che continua ottusamente a far crescere il costo del lavoro infischiandosene del fatto che le targhe dei camion che circolano sono a maggioranza straniera così come gli autisti che li guidano, e che infine paga tasse e imposte ogni volta che gira la chiave, possa essere ulteriormente salassata da un aumento del carico delle accise, che porterebbe come immediata conseguenza l’aumento dei prezzi al consumo e un conseguente ulteriore calo degli stessi consumi. Non ci vuole un genio a capire queste cose, ma purtroppo bisogna arrivare alle estreme conseguenze; questa volta però con qualche rischio in più, quello della mancanza di un interlocutore con gli attributi, e quello che oscuri personaggi che nulla hanno a che fare con le giuste rivendicazioni della categoria, possano strumentalizzare la disperazione di alcuni per creare situazioni di tensione sociale. Grave è quindi come non mai, la responsabilità degli attuali governanti, e non aspettino l’ultimo giorno perchè potrebbe essere tardi.

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