L’Italia dei trasporti? È campione mondiale nel buttare a mare occasioni e soldi…

Se ci fosse un campionato del mondo per i Paese più “bravi” nel perdere sia gli introiti fiscali sia la competitività per mancanza di una visione di sistema nei servizi di logistica, l’Italia sarebbe puntualmente sul podio. Spesso medaglia d’oro, detentrice probabilmente di molti primati.  E questo “grazie” a una burocrazia oppressiva che ora rischia di “mandare a fondo” anche i nostri porti, come ha ricordato, con stile pungente e  modi precisi a lui consueti, anche Vittorio Feltri. Cosa ha denunciato il direttore su Il Giornale? Che una settantina scarsa di controlli fatti da una ventina di enti diversi trattiene le merci talmente a lungo nei porti da far fuggire le navi altrove, in particolari modo a Rotterdam. Una situazione assurda confermata ora dai dati forniti da “InforMare”, secondo i quali  addirittura il 70 per cento delle merci destinate al nord Italia sbarcherebbe nei porti del nord Europa. Questo genererebbe, tra la perdita di gettito per le Agenzie delle Dogane e delle tasse portuali (la normativa tributaria europea definisce che i diritti di confine siano riscossi dal Paese comunitario nel quale le merci vengono immesse mentre la ripartizione prevede che il 25 per cento rimanga al Paese che ha proceduto alle operazioni eil restante 75 per cento alle casse comunitarie) un danno di circa 700 milioni di euro. Aggiungendo la perdita del gettito di Iva si arriva alla considerevole cifra di qualche miliardo di euro all’anno. In un periodo di gravissime difficoltà, in cui si discute su come trovare le coperture per non alzare di un punto l’Iva o di eliminare l’Imu sulla prima casa è possibile gettare a mare un simile “tesoro”?  E non è  legittimo che, leggendo questi dati, qualche milione di italiani si senta preso in giro? Alla luce della recente stroncatura da parte della Corte dei conti europea sulle politiche utilizzate per potenziare i trasporti alternativi alla gomma, come il trasporto via mare, non sarebbe opportuno  approfondire le proposte che vengono fatte pervenire? Confcommercio ci ha provato e continuerà a provarci soprattutto se si interverrà sulla riforma portuale. Basta andare a rileggere i Piani della logistica approvati per scoprire che le soluzioni esistono. Incominciamo a dare autonomia finanziaria alle Autorità portuali, a redigere un Piano strategico della portualità, a introdurre tempi minimi di tempistiche per l’approvazione dei Piano regolatori portuali o a disciplinare le norme in materia di dragaggio e molti problemi saranno risolti. Dando un’importante accelerata al commercio con l’estero che fa leva in gran parte sui porti. O almeno lo fa laddove funzionano…

2 risposte a “L’Italia dei trasporti? È campione mondiale nel buttare a mare occasioni e soldi…

  1. Chissà perchè però non manchiamo di litigare perchè in ogni provincia che si affaccia sul mare ci sia un porto, sia turistico che commerciale, che una volta fatto quello turistico, sia facciano scappare le barche in Francia o in Croazia con provvedimenti che sembrano le retate dei tempi del proibizionismo, che una volta fatto il porto commerciale non si facciano le strade per raggiungerlo, e via di questo passo… Viviamo ancora con un sistema borbonico di tasse, balzelli e gabelle come le chiamano ancora nel porto di Genova, e allora dove trovare le risorse per chiudere questi buchi? Ma è semplice sulle spalle dell’autotrasporto !

  2. Beh ormai anche Port Said è un forte concorrente dei porti italiani… sorvoliamo su quelli della “striscia” portuale fiamminga che sono imbattibili per efficienza. Trieste è storicamente il porto della mittel Europa, non a caso era così considerata ai tempi dell’impero asburgico. Oggi, nonostante l’efficenza dei triestini, ci si dirotta su altri porti, sloveni, e a breve dato che dal 1 luglio anche la Crazia è nella UE, anche su Fiume che dispone di ottime autostrade di collegamento… Per comprendere cosa ci sono costati circa 30 anni di immobilismo è sufficente rientrare in autostrada in Italia da Nova Goriza… c’era, fino a qualche anno fa (due) un raccordo da quarto mondo (in Italia ovviamente).

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