Pensioni a rischio, la minaccia arriva dai camionisti presi in affitto all’estero

“Sempre più imprese di autotrasporto italiano fanno ricorso a camionisti presi in affitto all’estero, ma questo rappresenta una gravissima minaccia per il sistema pensionistico del nostro Paese. È una vera e propria bomba sociale quella che sta per esplodere sull’Italia perché  se si versano i contributi in quei Paesi occorre poi pensare che non sarà più possibile garantire  l’equilibrio fra le entrate di coloro che sono in attività e le uscite per pagare le pensioni che assicura la tenuta del sistema pensionistico stesso”.  (GUARDA IL VIDEO)

A lanciare l’allarme, in occasione del convegno degli autotrasportatori Fai organizzato a Montecatini Terme in occasione del 50° anniversario dalla nascita della Federazione autotrasportatori italiani, è il presidente di Fai Confrtrasporto e vicepresidente di Confcommercio, Paolo Uggè, che ha anche suggerito al governo una possibile soluzione: far sì che i contributi debbano essere versati secondo la previsione del Paese dove il camionista opera.

5 risposte a “Pensioni a rischio, la minaccia arriva dai camionisti presi in affitto all’estero

  1. Eppure una soluzione, per salvare capra e cavoli, come si suol dire, ci sarebbe: prendiamo lo stato europeo con le buste paga più “concorrenziali”, visto che l’europa apprezza, e copiamole per il settore dell’autotrasporto, fronte di battaglia intracomunitaria.
    Le entrate che mancherebbero allo Stato, mettiamole come pedaggi stradali.
    I vantaggi sarebbero ovvi:chiunque circoli in Italia (e qui inquini, usi le infrastrutture, e tutto il connesso) contribuirà al nostro bel paese; lo stato italiano non perderà un euro, anzi, ne guadagnerà parecchi da tutti quelli che hanno terziarizzato all’estero e dai nostri concorrenti vicini; noi trasportatori saremo sereni di poter competere sul nostro territorio con le stesse armi e, anzi, magari anche su quello di Germania, Francia, Spagna e paesi dell’est.
    L’unico motivo per cui i trasportatori italiani non sono competitivi all’estero (e ormai in Italia) è quel maledetto 18% di costi sociali di busta paga dei nostri autisti, che nessuno in Europa ha.
    Con questo passaggio potremmo lasciar stare bagarini, spedizionieri, padroncini, esteri, forse anche i costi minimi, se facessimo il trasporto a IVA 0%, non ci sarebbe più spazio per tariffe di dumping.

  2. I trasportatori tedeschi che soffrono dello stesso problema hanno organizzato il 1 giugno una manifestazione a Berlino. Se protestano i tedeschi, noi cosa dovremmo fare???

  3. La Fai/Conftrasporto chiederà al Governo un’azione decisa per modificare quelle norme europee che non vengono verificate e quindi non applicate. Stupisce il silenzio dei sindacati dei lavoratori. Se i trasportatori tedeschi otterranno la condivisione anche da parte del loro Governo si potranno generare sinergie positive in Europa che potrebbero portare ad alcuni cambiamenti della norma europea. Ma Tu cosa proponi di fare cara Alessandra/Cassandra. Solo critiche o darai sostegno alle iniziative che la Fai/Conftrasporto porterà avanti?

  4. Dalle associazioni vorrei questa informazione: visto che spesso questi autisti non hanno le stesse garanzie (specialmente infortunistiche) in caso di infortunio la ditta di autotrasporti ed eventualmente il caricatore/scaricatore se l’infortunio è successo nel loro stabilimento devono risarcire l’infortunato secondo le leggi Italiane? Se sì, sarebbe un deterrente anche se minimo all’utilizzo di questo personale.

  5. Vedo che non ha colto il sarcasmo e Cassandra significa tante cose. Quale intende esattamente? La critica, come la intendo io, è scritta nella speranza che le cose migliorino e sono convinta che le iniziative di cui parla contribuiranno in tal senso. E’ palese che la situazione dell’autotrasporto italiano sia ben peggiore di quella tedesca ergo, se i tedeschi si fanno sentire dovremmo farlo anche noi, e al più presto, visto che le larghe intese non dureranno in eterno.

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