Autotrasporto: ricavi in calo, pagamenti in ritardo e niente crediti dalle banche

È bassissima la fiducia riposta dalle imprese dell’autotrasporto e della logistica nell’andamento dell’economia italiana, e negativa è anche la visione del futuro, delle prospettive di lavoro della propria impresa. È quanto emerge da un’indagine realizzata da Fai Conftrasporto  in collaborazione con Format Ricerche che verrà illustrata a Montecatini Terme il 15 e 16 giugno in occasione del convegno organizzato in occasione dei 50 anni di vita della Fai, la federazione autotrasportatori italiani. “Un’indagine che evidenzia innanzitutto una sensibile riduzione dei ricavi per le imprese, che nei sei mesi presi in esame, quelli a cavallo tra il 2012 e il 2013, hanno anche visto peggiorare la situazione dell’occupazione, mentre i costi di esercizio continuavano ad aumentare e il fenomeno dei ritardi nei pagamenti da parte dei clienti a peggiorare”, svela Pasquale Russo, segretario generale di Conftrasporto, anticipando alcuni risultati dell’indagine. “E le proiezioni ci dicono, purtroppo, che questa situazione nei prossimi mesi è destinata a protrarsi, se non in qualche caso a peggiorare, con previsioni negative fino al mese di settembre”. Ma l’indagine realizzata da Fai Conftrasporto  ha anche evidenziato la preoccupante riduzione del credito concesso da parte delle banche e il peggioramento delle condizioni imposte dagli istituti di credito alle imprese che certo non aiuta il settore. E, come non bastasse, la crisi rischia di avere pesanti ripercussioni anche sulla sicurezza stradale. “Se è vero che addirittura l’89,5 per cento delle imprese ritiene importante l’esistenza di normative per la salvaguardia della sicurezza autostradale, è altrettanto certo che c’è troppa concorrenza sleale, fatta da imprese spesso senza alcuna professionalità ma soprattutto senza alcuno scrupolo, che lavora al di fuori della legge, e contro la quale lo Stato fa poco o nulla”. Per far sì che qualcosa cambi occorre far sentire la propria voce sempre più forte, sempre più unita. E in questa direzione l’indagine offre le notizie più positive: “Il 73 per cento circa delle imprese di autotrasporto intervistate aderisce a un’associazione di categoria e di queste  il 69 per cento ha scelto proprio Fai Conftrasporto con risultati davvero confortanti: oltre 7 imprese su 10 associate a Fai Conftrasporto giudicano, infatti, positivamente il ruolo dell’associazione nel senso della difesa del ruolo e della figura sociale dell’imprenditore”, conclude Pasquale Russo. ” Questo non è certo un traguardo, ma un punto di ripartenza. Questa fiducia che gli autotrasportatori ripongono nella federazione  ci deve spingere a mettere in campo ancora più forze, ancora più strumenti per tutelare una categoria che oggi, in Italia, muove oltre l’80 per cento delle merci e grazie alla quale ogni giorno i cibi arrivano nei negozi, i medicinali nelle farmacie, i carburanti nelle aree di servizio, le materie prime nelle aziende per essere lavorate”.

9 risposte a “Autotrasporto: ricavi in calo, pagamenti in ritardo e niente crediti dalle banche

  1. Le banche non danno soldi agli autotrasportatori? Perché, fose ad altre imprese li danno? Ma fateci il piacere…

  2. Pasquale Russo prevede che resteremo immersi nel fango (per non citare un’altra sostanza dello stesso colore…) fino a settembre. Peccato che moltissime di imprese di autotrasporto a settembre non ci arriveranno!

  3. Gli autotrasportatori devono restare sempre più uniti? Sono d’accordo. Ma devono essere uniti soprattutto nel bloccare i rifornimenti per 20 giorni. Questi politici da barzelletta stanno facendo morire migliaia di imprese ma loro continuano a navigare nell’oro, a tenersi montagne di privilegi. Cosa aspettiamo a mandarli a casa.

  4. Il sistema dell’autotrasporto, purtroppo, è in crisi. Grossa colpa della concorrenza sleale legata al cabotaggio assolutamente malgestito, altre volte del settore, troppe volte miope e trasportocentrico.
    Siamo, purtroppo, molto più malmessi di così, in attesa ormai che il colpo fatale arrivi da qualche ente che contesti infrazioni di circolazione/fiscali/burocratiche più o meno volontarie, dai sindacati che chiedano semplicemente ulteriori aumenti, dalla politica che aumenti i costi (autostrade, carburanti, corsi di formazione, IPT, bolli, assicurazioni, a voi la scelta) o tagli i finanziamenti (o meglio, i rimborsi, visto quanto il settore paga in termini di tasse dirette/indirette e i ritorni che ha).
    Domani ci sarà il 50enario dell’associazione: sarebbe bello non un fermo globale, assolutamente inutile e controproducente, ma una presa di posizione del neoministro a tutela del lavoro italiano e della legalità. Con queste due premesse, il settore (non tutti i trasportatori, ma almeno una parte) si potrebbe salvare.

  5. Faccio presente che siamo da 60 anni nel trasporto e siamo la categoria più maltrattata dalle banche e non solo da loro. Dateci lo spazio di lavorare bene, siamo una categoria abbandonata e non è giusto. Se gasolio e autostrada costassero meno, se lo Stato ci facesse pagare 100 euro a dipendente, noi potremmo mettere 200 euro in busta paga in più ai dipendenti. Così tutti potrebbero spendere di più… Ma non è possibiler pagare tutte queste tasse! Aiutateci, e organizziamo anche una riunione da persone civili con le assicurazioni che ci ammazzano. Fate qualcosa per non far morire questa categoria che lavora notte e giorno. Spero in un invito al più presto da chi è competente. Grazie, Gennaro Miele. Telefono 08155901960 fax0815598585

  6. Perché voi signori della stampa che contate ancora qualcosa (a noi che ci spezziamo le reni al volante non ci ascoltano ma a voi si!) no chiedete alla banche il perché di tutto questo? E se prima o poi le banche torneranno a fare quello per cui sono nate, per sostenere l’impresa?????

  7. Le banche sostengono le imprese delle quali sono azioniste e quindi prestano a se stesse. Generalmente sono imprese in perdita. La banca, per non perdere 2 volte, concede crediti sostanzialmente illimitati alle imprese di cui è proprietaria. Alle restanti imprese vanno le briciole che rimangono. La stampa, soprattutto certa stampa, può fare ben poco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *