Pisapia, 3 in pagella. La Fai lo boccia sul carico e scarico merci a Milano

L’Area C di Milano torna sul banco degli imputati. E con lei ci finiscono tutte le politiche della mobilità della giunta guidata da Giuliano Pisapia. Angelo Sirtori, presidente milanese della Fai, in un’intervista rilasciata all’edizione di Milano de Il Giorno mette in evidenza le pecche: “Abbiamo digerito la congestion charge”, dice Sirtori, “anche se ci costringe a pagare per lavorare, perché comprendiamo che la città è di tutti e a ognuno spetta una parte di sacrificio nell’interesse collettivo. In cambio, però, abbiamo ricevuto solo chiacchiere”.

“Si discute da anni”, spiega sempre Sirtori a Il Giorno, “dell’aumento delle piazzole di sosta per il carico e lo scarico delle merci e della creazione di piattaforme per la distribuzione. La Giunta aveva promesso che Area C sarebbe stata l’occasione buona per realizzare le une e le altre, si è persino parlato di un fantomatico sistema di prenotazione delle piazzole, ma a oggi le promesse non sono state mantenute. E continua la piaga della sosta selvaggia”. Il presidente di Fai Milano boccia quindi le politiche sulla mobilità del capoluogo lombardo: “Voto 7 in teoria, voto 3 in pratica”.

6 risposte a “Pisapia, 3 in pagella. La Fai lo boccia sul carico e scarico merci a Milano

  1. Ma perché gli amministratori, che di molte realtà non capiscono niente, non si fanno spiegare da chi esercita certi mestieri cosa occorrerebbe fare? Aggratisss!!!!!! Invece no, pagano lautamente fior di consulenti che ne capiscono meno di loro (ma sono del loro partito!!!!!!)

  2. Una volta i la sinistra si era inventata il sei politico. Adesso si becca un tre politico (immeritato pure questo, almeno dal signor Pisapia…..)

  3. Questa politica capace solo di far chiacchiere. Ma fosse solo Pisapia. Il problema è che è una caratteristica presente in molti politici che poi solitamente vengono chiamati a governare. Infatti siamo nelle condizioni che siamo anche perchè quando questi vanno a ricoprire cariche di Governo impiegano almeno sei mesi (e parlo dei più svegli) a capire dove sono. Successivamente non avendo il più delle volte conoscenza dei problemi che sono affidati loro di fatto vengono guidati dai burocrati che così diventano la vera classe che ci domina. Quando poi non li ascoltano ci sono altri burocrati che sono i magistrati amministrativi, Consiglieri di Stato, Corte dei Conti, ragioneria dello Stato che pensano a bloccare o bocciare quello che è stato deciso e che non va bene a loro.
    Questo è il nostro Paese. Se non si pensa a costruire una scuola della Pubblica Amministrazione e a mandare in pensione gente che ormai occupa posti da cinquant’anni come si può pensare che gente abituata a gestire il proprio potere di nichhia si faccia governare dai giovani politici, anche volonterosi ma che, non conoscendo la materia loro affidata, viene gestita dai burocrati.
    Con tutto il rispetto ma davvero qualcuno può pensare che la giovane ministro della Sanità sia in grado di reggere un confronto sui temi che riguardano la salute dei cittadini con i direttori generali con laurea in medicina che gestiscono il dicastero da anni? Io non credo che i tecnici siano la soluzione adatta, basta vedere il passato governo, ma tra i politici occorre scegliere gente che ha la visione politica e conoscitore dei problemi del ministero dove viene mandato. Una volta esisteva un detto che affermava valere più la pratica che la grammatica. I tempi sono cambiati e un po’ di grammatica occorre; ma senza pratica e purtroppo con la supponenza che si vede in giro che accomuna molti politici del giorno d’oggi, il Paese non va da nessuna parte.

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