Valtellina: l’economia di 180 mila persone non può dipendere da una sola strada

Il lavoro di 180mila persone, l’economia dell’intera Valtellina non possono dipendere da un unico accesso, con il pericolo che qualsiasi emergenza sul tratto di strada Lecco – Colico isoli la valle.  È indispensabile realizzare finalmente il traforo del Mortirolo che aprirebbe tutta l’alta Valle verso est con ritorni importanti sia per il turismo sia per la mobilità”. A chiederlo è il presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio, Paolo Uggè, con una lettera inviata alla redazione di Stradafacendo. Ecco il testo. “Domenica sera, percorrendo la statale che da Tirano porta a Lecco, ho rivisto la stessa situazione del 1987, quando la Valtellina venne colpita da una calmità di eccezionale portata. Strade desolatamente vuote.

Ora grazie all’intervento del nuovo ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti  Maurizio Lupi i ritmi dei lavori per cercare di ripristinare in modo più accettabile la viabilità ha ridotto notevolmente i tempi di lavoro, anche se nutro qualche dubbio sul fatto che non si ripeta la medesima situazione tra qualche tempo. La zona è quella che è e forse qualche valutazione errata è stata commessa. Un fatto viene reso evidente dalla attuale situazione ed è che la Valtellina, anche quando saranno terminati i lavori che riguardano la sua accessibilità, sarà sempre legata a quanto si potrà determinare sul tratto Lecco – Colico. Un’interruzione pone fuori gioco una economia di 180mila persone e ne condiziona la vita. Forse è questo il momento adatto perché tutte le forze economiche e sociali diano un segnale forte affinché la Valle non sia vincolata da un solo accesso ma realizzando finalmente il traforo del Mortirolo che aprirebbe tutta l’alta Valle verso est con ritorni importanti sia per il turismo sia per la mobilità. Il traforo del Mortirolo prevede una galleria lunga nove chilometri, un investimento di circa 450 milioni di euro e un tempo di realizzazione di circa due anni. Adottando le possibili soluzioni che la finanza di progetto consente, con il coinvolgimento delle amministrazioni interessate e delle banche presenti sul territorio, l’opera diventa sostenibile. Cosa manca allora? Temo la visione politica che forse non riesce ad avere una visione di insieme. Se non ora quando? Oggi le difficoltà che colpiscono questa zona sono sotto gli occhi di tutti. La valle sentirà le conseguenze di questo evento che, se previsto (il dubbio che qualche valutazione superficiale abbia concorso a determinare la situazione non è così peregrino), avrebbe evitato questo colpo pesante a una economia già in difficoltà. Temo che come al solito non succederà nulla e si continuerà a vivere affrontando, come sempre, altri eventi che purtroppo si ripeteranno con interventi tampone. In altre zone del Paese la gente avrebbe già reagito diversamente”.

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