Uggé: “Dialogare con la committenza non vuol dire fare retromarcia sulla sicurezza”

“Nessuna retromarcia, nessuna disponibilità a chiudere anche solo mezzo occhio sull’applicazione delle norme che tutelano la  sicurezza dell’autotrasporto merci e, di conseguenza, la vita di milioni di italiani su strade e autostrade.  Se qualcuno, leggendo l’invito che Conftrasporto ha rivolto alla committenza ad aprire un confronto l’ha voluto interpretare come un “mutato clima presso le maggiori associazioni di rappresentanza dell’autotrasporto presenti anche in Unatras” ha semplicemente letto male e capito ancor peggio. Conftrasporto ritiene opportuna la strada del confronto, come del resto ha sempre fatto, ritenendola l’ipotesi più valida, ma  non può che ribadire l’intenzione di non voler rinunciare certo né ad azioni legali ne sindacali, qualora si rendessero necessarie, per dare al mondo del trasporto regole di riferimento per dare maggior sicurezza ai cittadini”. Con queste parole Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio, ha voluto ribadire la posizione ferma e irrinunciabile sulla vicenda dei costi minimi per la sicurezza del trasporto merci, vera e propria “battaglia di civiltà”, come l’ha definita lo stesso Uggé, “che Fai Conftrasporto sta combattendo da tempo contro una parte della committenza che sembra invece disposta a sacrificare delle vite umane sull’altare del guadagno. Sono andato a rileggermi le mie recenti affermazioni, pubblicate lunedì scorso nella pagina di Economia de Il Giornale,  e ho avuto conferma che quelle parole andavano e vanno nella direzione di una rinnovata volontà a ricercare un dialogo con le rappresentanze della committenza che consenta lo sblocco dello stallo generato dalle vicissitudini della legge sui costi minimi di sicurezza, ma senza fare  un solo passo indietro di fronte a chi, sulla pelle della gente, vuole lucrare, costringendo gli autotrasportatori a viaggiare sottocosto, con conducenti improvvisati, inebetiti dal sonno di ore e ore di guida senza sosta, con tir a cui non è stata fatta manutenzione, non sono stati cambiati gli pneumatici quando doveva essere fatto. Insomma di fronte a chi, per sete di denaro, vorrebbe far viaggiare bombe a orologeria sulle strade”. E a Cinzia Franchini, presidente di Cna-Fita (secondo la quale “la scelta del presidente Uggé, in linea con quanto espresso da tempo dalla Cna-Fita e da Anita, non può che aiutare a migliorare le relazioni tra gli imprenditori che intervengono nella complessa filiera logistica”, e, ancora, “rappresenta un’apertura  e un contributo pragmatico per preservare la collaborazione tra imprenditori, valore fondamentale in momenti così complessi e drammatici perché caratterizzati da una profonda e perdurante crisi economica”), il presidente di Fai Conftrasporto riponde laconicamente che “questa apertura al dialogo da parte dell’autotrasporto c’è sempre stata. Peccato che si sia stata una totale chiusura da una parte della committenza,  accolta dal silenzio di qualche associazione di categoria che, forse per non disturbare il guidatore, non ha certo combattuto a fianco di Fai Conftrasporto la battaglia per difendere migliaia di vite umane sulle strade. Se tutti guardassimpo alle regole in vigore nella vicina Francia,oppure ai controlli che effettuano in Germania, si potrebbe discutere di tutto”, conclude Paolo Uggè. “Il problema è che in Italia c’è qualcuno che facendo concorrenza sleale acquisisce a qualsiasi prezzo gli appalti di trasporto e poi pensa di scaricare sui vettori il proprio lucro e  che ci sono situazioni nelle quali si ottiene dai produttori o proprietari della merce prezzi adeguati e poi ai vettori si riconoscono condizioni e prezzi non in gradi di coprire i costi. Detto questo, se oggi qualcuno vuole dialogare, noi siamo pronti. Ma a noi piacciono i dialoghi e i confronti  in cui ognuno esprime le proprie idee e nei quali vince chi ha proposte migliori, trasparenti, rispettose della legge. Non chi  nei dialoghi ascolta e basta e, al massimo dice signorsì…”

12 risposte a “Uggé: “Dialogare con la committenza non vuol dire fare retromarcia sulla sicurezza”

  1. Io so solo una cosa, che ho visto Fai Conftrasporto battersi per i costi minimi (anche con messaggi “duri” pubblicati sulla stampa nazionale) mentre altre associazioni non mi ricordo abbiano fatto chi sa cosa. Mi sono perso le loro “campagne”? Oppure qualche associazione ha dimenticato di scendere in campo perché non sarebbe piaciuto a qualcuno (azzardo un nome? la signora Emma Marcegaglia?

  2. Signora Franchini buongiorno, posso chiederle di ricordarci quali battaglie (di civiltà, sono d’accordo col signor Uggè anche se temo che il primo a definirla così sia stato il signor Fabrizio Palenzona…) ha compiuto Cna Fita sui costi minimi per la sicurezza?

  3. Tutte le battaglie sui costi minimi a cosa hanno portato? A NON AVERE neppure i 90 centesimi e rotti al chilometro garantiti, perché la verità è che nessun committente o quasi li riconosce!!!!

  4. Ma chi ha stabilito quei 90 centesimi al chilometro ha idea dei reali costi? Ma perché in questo maledetto Paese a occuparsi di politica i comici, di salute mettono i preti… Sarebbe bastato chiedere a qualsiasi autotrasportatore per sentirsi dire che con 90 centesimi di euro al chilometro la sicurezza esce di strada, si schianta e forse causa pure dei morti!!!!!

  5. È più di un anno che Fita e “il Corriere dei trasporti” attaccano Conftrasporto sui costi minimi. Ma mi chiedo: non sono proprio gli associati Fita (padroncini e consorzi) che avrebbero i maggiori vantaggi dall’applicazione di tale legge??? La cosa non mi quadra per niente ed è fuori da ogni logica. Mi piacerebbe sapere a cosa è arrivata la sbandierata trattativa tra Fita e Confindustria su questo argomento e sui loro “costi massimi”.

  6. I camionisti sono una massa di imbecilli pecoroni? Qualcuno evidentemente pensa di sì, ma si sbaglia. I camionisti sanno perfettamente chi ha risposto a Confindustria “obbedisco” e chi ha tentato di difendere invece la legge sui costi minimi (che comunque a mio avviso non sono sufficienti a garantire trasporti fatti con mezzi moderni e non inquinanti, con manutenzione adeguata, con “camionisti veri” e non immigrati sottopagati poveracci)…

  7. Solo massicci controlli su strada e/o in azienda potrebbero portare buoni frutti e sono convinta che sia questo ciò che dovremmo reclamare con forza, anche rinunciando a parte degli stanziamenti diretti al settore da girare a copertura dei costi dei controlli. Tutte queste diatribe tra associazioni non fanno bene al settore. Possiamo auspicare anche noi un governo di “larghe intese” per il bene dell’autotrasporto??

  8. Leggo e concordo con tutti coloro che si domandano cosa abbia fatto la presidente della Fita per difendere una norma fortemente voluta dai due presidenti che l’haano preceduta, Caffi e Coppelli, che ritengo fossero portatori di richieste della categoria. La Fai è sempre stata in modo incontrovertibile chiara. Ho letto e in qualche convegno anche ascoltato con le mie orecchie, che in quell’organizzazione esistevano perplessità sull’utilità dei costi minmi così come venivano richiesti da Fita e Confartigianato. Poi ne ho dovuto ammirare la coerenza (premetto che non sono iscritto alla Fai) in quanto chi ha difeso con grande vigore le norme è stata quell’organizzzione. Detto questo voglio dire che a Leonardo di lascare stare i preti innanzitutto. Nessuno prevede i costi a ) 0,90 euro al Kilometro basta guardare il sito del ministero per scoprirlo. E’ vero che i committenti non vorrebbero pagare neppure 0,90 ma questo non c’entra nulla con una battaglia giusta, di civiltà come qualcuno ha detto, ed è per questo che si deve andare avante per dare a questo settore delle certezze e ridurre lo strapotere della committenza. A proposito della Marcegaglia, citata da qualcuno, ma come mai dopo otto anni il Tar del Lazio al quale sta a cuore la sicurezza e si fa venire i dubbi tanto da rivolgersi in sede comunitaria ancora non ha trovato il tempo di pronunciarsi se sia lecito far circolare automezzi con i coils senza chiarire se questo sia lecito oppure no?

  9. Cara Alessandra, hai proprio ragione, dovremo proprio sperare in un governo di larghe intese anche tra chi “rappresenta” l’autotrasporto, sempre però con un obiettivo bene al centro delle questioni “il bene dell’autotrasporto” e qual è il bene dell’autotrasporto? Mi chiedo se li dobbiamo salvare tutti gli autotrasportatori? O invece se dobbiamo tutelare chi ha fatto un cambio mentale e operativo mettendo al centro della propria azienda il rispetto delle regole??? Io penso che dovremo dire basta a certi contratti che ci vengono offerti nei quali il rispetto delle regole è solo a senso unico nel verso del vettore mentre a certi committenti verrebbe voglia di dire “ma quanto delinquente sei?”. E quando dico committenti mi riferisco anche ai tanti vettori principali che pretendono dai subvettori la luna e non danno in cambio nemmeno i famosi “costi minimi”. Ancora di più dobbiamo combattere per i nostri “costi minimi”, tenerceli stretti i nostri “costi minimi” e le associazioni dovrebbero essere proprio ancora di più in primo piano su questa partita, forse l’unica che ci rimane, (ricordo che è comunque una legge dello stato e va fatta rispettare), comprese quelle che sembravano risolvere la questione con la committenza più di 16 mesi fa e non se ne è più saputo nulla su come è andata a finire…

  10. Concordo con quanto dice Giancarlo e gli altri che esprimono gli stessi concetti, voglio però dire anche che le posizioni dei trasportatori Fita sono le stesse di quelli Fai e di tutti quelli che difendono i costi minimi. È chiaro a tutti che la presidente di Fita non sta facendo gli interessi dei propri associati, in realtà lavora per restaurare un sistema che dia carta bianca alla committenza. Viene naturale chiedersi il perchè e la risposta è sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere, la signora presidente è di fatto la mano della CNA e delle Cooperative (gran parte emiliane), che hanno gli stessi interessi di tutta la committenza essendo esse stesse una delle più grandi committenti di trasporto. Signora Franchini giù la maschera.

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