Costi minimi per la sicurezza, camionisti in affitto: ecco i temi caldi per Unatras

Costi minimi per la sicurezza dell’autotrasporto merci, cabotaggio, distacco transnazionale di “camionisti in affitto” e possibili gravissime conseguenze di questo nuovo fenomeno non solo sull’economia ma anche sui sistemi pensionistici, rinnovo del Contratto collettivo nazionale del lavoro. Sono questi i temi caldi che sono stati chiamati ad affrontare, non appena insediatisi,  i nuovi vertici di Unatras, l’Unione nazionale delle associazioni di autotrasporto merci,  il cui esecutivo ha rinnovato all’unanimità  i propri vertici.

Alla presidenza è stato  nominato Paolo Uggè (già presidente di Fai‐Conftrasporto oltre che vicepresidente di Confcommercio) mentre nuovo segretario nazionale è Mauro Concezzi di CNA‐Fita.

3 risposte a “Costi minimi per la sicurezza, camionisti in affitto: ecco i temi caldi per Unatras

  1. L’affitto di personale estero è un tema importantissimo, troppo spesso sottovalutato o ignorato. L’Italia, così come le economie “mature”, non possono ignorare che altri paesi, “emergenti”, hanno sistemi contributivi diversi, e imparagonabili. Nel tempo, questa battaglia concorrerà alla sanità nazionale, al sistema pensionistico nazionale, a tutti i servizi “pubblici”, quali la scuola, non solo per il trasporto ma per tutte le forze di lavoro.

  2. Il problema va oltre, e’ inutile inseguire una legge italiana sui “costi minimi” quando le autostrade d’Italia sono invase da vettori europei che inquinano il nostro Paese con carburante comprato all’estero e bruciato qui in Italia. Unatras deve seriamente incominciare a impegnarsi a far si che i costi di gestione di un’azienda d’autotrasporto italiana siano allineati almeno alla media europea, bisogna quindi intervenire su gasolio, assicurazioni, bolli, personale ecc. Altrimenti presto sara’ FINITA anche per voi. Servono segnali immediati….

  3. I costi minimi, caro Lucio, se ancora non lo hai pensato, hanno una funzione educativa sia per la committenza che per gli stessi autotrasportatori. Mirano a creare un sistema di consapevolezza e di controlli mirati e seri. È chiaro che quando il cabotaggio entrerà in vigore se non avremo degli organi di controllo che verificheranno il rispetto delle regole per la sicurezza da parte di tutto coloro che viaggiano sulle strade sarà il caos. Mi risulta che in altri Paesi i controlli siano sempre più severi. Ai molti che non l’hanno compreso a questo mirava la riforma della responsabilità condivisa del 2005 che indicava proprio il rispetto dei costi della sicurezza sociale e della circolazione. Quei furboni della committenza insieme a qualche asino o mosca cocchiera ha pensato bene di bloccare quello che avrebbe avviato la fase di risanamento e non avrebbe certo portato alla soluzione dei costi minimi, che oggi ci sono e vanno difesi proprio per le ragioni che ho appena detto. La questione dei lavoratori in affitto è stato uno dei punti controversi dello scorso rinnovo del contratto di lavoro. Solo la Conftrasporto, io ho conservato tutti i documenti, pose con forza la questione e la pose in modo particolare a coloro che più di ogni altro erano interessati ad occuparsene cioè i rappresentanti sindacali dei lavoratori. Non se ne fece nulla e, come era facile prevedere, il fenomeno è dilagato. Si è diffuso anche perchè molti lo utilizzano male rischiando grosso. Non è vero che non esistono norme che dispongono come si possa operare con il personale in “affitto”. È purtroppo vero che molti imprenditori furbi operano senza rispettarle e corrono il rischio di trovarsi di fronte a un giudice italiano che li condannerà a riconoscere quanto non versato al lavoratore preso in affitto.
    Il caso dei lavoratori rumeni che lamentano il loro dovuto è dimostrativo di quanto ho appena detto. Controlli inesistenti, operatori furbi, o costretti ad essere tali, questi fenomeni si allargheranno a macchia d’olio. Ecco perchè occorre lottare perchè nel settore, così come avviene in altri Paesi, vi siano forze destinate ai controlli, senza i quali noi saremo invasi da questi concorrenti, che molto spesso sono imprese italiane che ricorrono a tali forme.
    Occorre ragionare con la testa fredda e seguire una strada nuova che non si scontri con i principi comunitari ma che cerchi di applicarli evitando di mettere in difficoltà il nostro Paese. Come diceva bene il presidente Uggè oggi su “il Giornale” che fine farà l’equilibrio necessario a pagare le pensioni se tutti i contributi si verseranno in paesi esteri? E ancora e i lavoratori, oggi forza dei sindacati nazionali, come dovrebbero essere tutelati? Purtroppo chi ha messo in moto questo meccanismo che appartiene ad una sola logica di mercato e che mira a ridurre il costo del lavoro a livello comunitario, non si è preoccupato delle evoluzioni e soprattutto chi rappresentava il nostro Paese se ne è fottuto di quello che sarebbe successo e che succederà ai lavoratori nazionali, cominciando proprio dal settore trasporti che è indubbiamente quello più colpito. Prima di avviare questo percorso si dovevano dar vita a degli accorgimenti di tutela temporanea. Ma i professori, perchè è stato un luminare a generare questa situazione, cosa volete che interessi la vita e il futuro di tanta povera gente. L’importante è il mercato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *