Chi inquina o fa rumore deve pagare e chi rischia di causare incidenti mortali no?

Chi inquina paga. Nessuno può negare la bontà di questo  principio, attuato dall’Unione europea con l’introduzione della direttiva Eurovignette, che ha inserito nei pedaggi stradali  una spesa aggiuntiva per i mezzi pesanti, in pratica un risarcimento per i costi di inquinamento atmosferico e acustico provocati dai camion e  che va ad aggiungersi a quelli già previsti per le infrastrutture. E nessuno può neppure negare che sia giusto calcolare i pedaggi in base ai diversi livelli di emissioni inquinanti dei veicoli, a patto che  siano pedaggi trasparenti, proporzionati e non discriminatori, frutto di ben precisi principi di tariffazione e metodi di calcolo, basati su metodi scientifici riconosciuti (e fare una stima è impresa difficile, considerati i numerosi fattori, tra i quali gli standard ambientali del mezzo, le sue modalità di utilizzo, la qualità della manutenzione, il contesto e l’ambiente di impiego… ). Ma se tutto questo è innegabile, altrettanto lo è il fatto che se da una parte è consentito incrementare i prezzi dell’autotrasporto (“di un importo pari alla sommatoria dei prodotti tra i diversi fattori di emissione e i rispettivi costi monetari per ciascuna diversa tipologia di strada”) per tutelare tutti dall’ inquinamento, dal traffico, dal rumore, dall’altro la medesima operazione dovrebbe essere consentita per tutelare la sicurezza sulle strade, per difendere la vita di milioni di persone che le percorrono. Vite messe in pericolo non dallo smog o dal rumore, ma da tir che hanno pneumatici lisci, pastiglie dei freni consumate, conducenti impreparati. In altre parole: se l’Eurovignette è condivisibile, altrettanto devono esserlo  i costi minimi per la sicurezza dell’autotrasporto, quei costi considerati indispensabili per far circolare camion sicuri. Nessuno nega che sia giusto coprire il costo dell’uso dell’infrastruttura (chi usa paga), o che lo sia coprire il costo stimato dell’inquinamento generato (chi inquina paga). Perché, allora non deve essere giusto coprire  il costo per un utilizzo in sicurezza del mezzo! C’è qualcosa che francamente non torna.

Paolo Uggè

3 risposte a “Chi inquina o fa rumore deve pagare e chi rischia di causare incidenti mortali no?

  1. Il problema è che la sicurezza, con cui tutti si riempiono la bocca e che a parole definiscono irrinunciabile, ha dei costi e quando chi lavora rispettando le regole chiede il giusto viene cacciato e sostituito con chi semplicemente costa di meno, alla faccia dei morti e dei feriti. Tanto c’è la quasi certezza di passarla liscia alla faccia dei trasportatori e dei costi minimi (anche a causa dei trasportatori ormai talmente sfiduciati da non ricorrere nemmeno agli strumenti che hanno a disposizione). Faccio una proposta un pò pazza: perchè non cerchiamo di coinvolgere nella difesa dei costi minimi un’altra categoria anch’essa danneggiata da chi non li paga e cioè i nostri clienti che invece li rispettano??

  2. Roberto pone una questione importante ma che è già presente nella norma vigente e cioè la figura del terzo interessato. Faccio un esempio chiaro: un cittadino coinvolto in un incidente causato da un autotrasportatore che stava operando nel mancato rispetto delle leggi può chiedere, qualora la copertura assicurativa non sia sufficente a coprire il danno, di rivalersi su chi ha provocato il fatto e sullo stesso committente per effetto della responsabilità condivisa qualora, a sua volta, questi non abbia adempiuto agli obblighi di legge previsti per il committente. Ma addirittura la compagnia di assicurazione può utilizzare questa possibilità e rivalersi sempre applicando la stessa fattispecie. In sostanza la normativa già prevede il coinvolgimento dei terzi interessati. Diverso invece è il tentativo di coinvolgere i commitenti “virtuosi”. La procedura legale sarebbe così lunga che la causa avrebbe una durata di diversi anni. Si tratta di dimostrare che il concorrente committente che non ha riconosciuto i costi della sicurezza ha potuto operare una concorrenza sleale, distorcendo quindi la concorrenza, che gli ha prodotto un danno. Per esempio facendo perdere un cliente. Il che non è così facile da dimostrare.

  3. La mia proposta non era di coinvolgere i clienti rispettosi delle regole in questioni legali ma, a livello di associazioni, contattare chi paga almeno i costi minimi perchè agiscano nelle loro associazioni per il rispetto delle regole. Anche perchè, se è vero che il 70% dei trasporti è escluso dai costi minimi perchè inferiore ai 100 km e un altro 10/15% è appaltato da aziende oneste che li pagano, si tratta di agire sul 15/20% del mercato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *