La mafia si infiltra nell’autotrasporto? Fermiamola con la legge sui costi minimi

“La mafia nel trasporto è una realtà che trova oggi una dolorosa conferma nel coinvolgimento di un imprenditore di Reggio Emilia dell’autotrasporto. Purtroppo avevano ragione la presidente della Fita, Cinzia Franchini, e il presidente della Camera di Commercio, Enrico Bini, che da tempo avevano evidenziato il rischio di infiltrazioni mafiose nel settore”. Con queste parole Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto, ha commentato la notizia secondo la quale il nome del titolare di una nota impresa di autotrasporti dell’Emilia-Romagna, aderente alla Cna Fita e a un’importante cooperativa, figurerebbe in un’informativa antimafia del ministero dell’Interno. “La nuova conferma della presenza, sempre più allarmante, della mafia anche nel mondo dell’autotrasporto, nell’Emilia-Romagna come del resto in molte altre regioni, con un’infiltrazione che avviene, in imprese o cooperative,  mediante la pratica di “tariffe stracciate con ribassi ingiustificati” nelle prestazioni di trasporto”, ha aggiunto Paolo Uggè, “ci spinge ad avanzare un invito a Cna Fita perché sottoscriva il protocollo di legalità che Conftrasporto ha da quasi un anno concordato con il ministero dell’Interno. Un documento nel quale si prevede che tra gli indicatori atti a evidenziare la possibilità della presenza malavitosa vi sia proprio il rispetto dei costi incomprimibili, rispetto che eviterebbe proprio quelle offerte al ribasso che sono il grimaldello utilizzato dalla mafia per riuscire a inserirsi nel settore”.

14 risposte a “La mafia si infiltra nell’autotrasporto? Fermiamola con la legge sui costi minimi

  1. Importante assumere una posizione decisa ed intransigente dando seguito CONCRETO alle azioni di lotta a questi sistemi di infiltrazioni. Ho molto da dire, in quanto il sistema dell’autotrasporto non è solo attaccato dalle cosche. Se volete, per saperne di più, contattatemi.
    Luisa Martorelli

  2. Non è con i costi minimi che si ferma l’infiltrazione mafiosa nelle aziende di autotrasporto ma con maggior controllo da parte sia dell’Albo che delle C.C.I.A.A.Dovrebbero verificare con maggior cura eventuali precedenti penali e fallimenti pregressi. La mafia riesce a infiltrarsi senza particolari problemi nelle aziende in crisi di liquidità, piene di debiti e prossime al fallimento. In questi casi è decisamente meglio farle fallire che ritrovarsi “schiavi” della criminalità organizzata.

  3. Carissima signora Martorelli, ha pienamente ragione a dire di dover assumere una posizione decisa e intransigente per conseguire una battaglia concreta a questo sistema di infiltrazione, ma come fare?? Purtroppo siamo arrivati al punto che piu’ che colpevolizzare gli autotrasportatori, andrei a controllare anche le aziende che commissionano i trasporti stessi. Sono nel campo dei trasporti da oltre 20 anni e le assicuro che i prezzi dei trasporti non li fa più il trasportatore, ma direttamente il committente e come si fa ad applicare le tariffe minime? Provi a domandare quale sia il prezzo medio di un trasporto con un bilico da Milano a Roma, la media e’ di 90 centesimi al km.! E ogni mese in media i trasportatori ‘NORMALI’ non riescono a coprire le spese con quello che fatturano. Andiamo ad attaccare anche le aziende committenti che pagano una miseria per i loro trasporti, in concomitanza attacchiamo anche le aziende di trasporto che si mascherano dietro questa professione per i loro sporchi traffici.

  4. Gli autotrasportatori seri e onesti comincino a denunciare, senza paura (la legge è dalla loro parte, è la legge che impone i costi minimi) chi non applica i costi minimi , o se preferite, incomprimibili… Vedrete che faremo un po’ di pulizia…

  5. Chi la fà se l’aspetti. Forse dopo questo evento che non avviene certo per responsabilità dell’ organizzazione il detto del Vangelo andrebbe rivolto alla presidente Fita che ha cavalcato una situazione, per altro inesistente nella Fai. Non guardare la pagliuzza nell’occhio degli altri ma la trave che hai nel tuo.

  6. La Fita certamente non ha alcuna responsabilità ma oggi dovrebbe fare un mea culpa in quanto non è l’oggetto di tanti attacchi manovrati ad essere beccato con il sorcio in bocca (colluso con la mafia) bensì un proprio aderente.

  7. Cna Fita a voce denuncia il pericolo infiltrazioni mafiose, ma con i fatti (firmando il protocollo d’intesa col ministero) non fa nulla? Possiamo sapere perchè? Da chi “prende ordini”?

  8. Credo che la lotta alla malavita sia un dovere per tutti. La Fita dovrebbe accogliere l’invito generoso che il presidente Uggè le ha rivolto. Bando a polemiche e tutti insieme combattiamo veramente con i fatti e non solo nei convegni la mafia.

  9. Ma come mai quella rivista che ha fatto tanto per coinvolgere l’immagine della Fai oggi che si scopre che la mafia sembra essere presente in altre associazioni non riconosce quanto invece concretamente la Conftrasporto ha fatto con il protocollo di legalità. Bel modo di informare!

  10. Il prezzo del trasporto, come (più o meno) tutti i prezzi, lo fa il mercato. Il committente raccoglie solo le offerte che gli vengono dal mercato, che, come nel caso del trasporto, offre una grande varietà di offerte. Il problema è che il trasporto ha fornitori poco o nulla in concorenza tra di loro. Se avessimo, ad esempio, un settore assicurativo e bancario effettivamente liberalizzati pagheremmo meno interessi e polizze più accessibili. Inoltre, non sono le aziende mafiose ad essere forti ma le aziende normali ad essere indebolite da un fisco esagerato che le mette in ginocchio prima economicamente e poi finanziariamente. Detto questo, si sa che le aziende mafiose hanno quasi sempre bilanci impeccabili, certificazioni complete ecc ecc. Cioè si presentano in modo formalmente perfetto. È difficile farle fallire o intervenire sul piano formale. A meno che non si vadano a verificare i loro conti. Cioè quali sono le loro effettive entrate.

  11. E no, mi spiace ma le aziende non possono solo raccogliere le offerte del mercato e ignorare la legge in vigore sui costi minimi perchè sanno che i trasporti effettuati sotto i costi sono, come minimo, fatti infrangendo la legge se non peggio.
    Che lo facciano è risaputo ma che si sentano anche con la coscienza a posto questo proprio no.

  12. Aldo scusa, di che rivista stai parlando? Per caso del Corriere dei Trasporti? A me risulta che sia stata quella rivista, a pubblicare la notizia dell’autotrasportatore – con tanto di nome e cognome – il cui nome figura in un’informativa antimafia… Qualcun altro ne ha parlato (non del rapporto generale sulla mafia in Emilia, ma del caso specifico dell’affiliato a Cna Fita) che tu sappia??

  13. In ordine alle infiltrazioni mafiose nelle regioni del centro e del nord Italia, non può essere una novità per nessuno, infatti già da anni persone per bene già dirigenti di importanti associazioni hanno denunciato spesso inascoltati infiltrezioni mafiose nelle attività economiche e in particolare nel settore dell’autotrasporto. Alla mafia, camorra e ‘ndrangheta, non è mai stoto impossibile nulla, questi hanno soldi e strumenti per imporre a loro piacimento condizioni agli operatori onesti anche e soprattutto a causa della crisi di liquidità delle imprese che non riescono ad ottenere sostegno dalle banche se non a tassi impossibili. Il Governo ha varato norme come per esempio il fondo per l’autotrasporto con una discreta dote di milioni di euro, ma chi è riuscito a ottenerli? Inoltre le norme che regolano le attività sono troppe e farraginose, la committenza italiana punta al risparmio non curandosi di chi effettivamente svolge il servizio di trasporto, tanto che pur riempiendoci tutti la bocca di sicurezza stradale, poi si costringono gli autotrasportatori a infrangere tutte le regole non solo del Codice della strada. Allora oggi che è ormai innegabile la colonizzazione mafiosa diffusa, dobbiamo insieme smettere di chiacchierare in difesa del singolo “fortino” e iniziare un’azione di difesa complessiva della legalità. L’autotrasporto italiano può farcela ma occorre un profondo cambiamento nella sua rappresentaza che solo se unitaria potrà dare risposte alle imprese e battere anche le cosche.

  14. Carissimi amici di Stradafacendo, io penso che negli ultimi anni, nonostante la crisi pesante, abbiamo fatto alcune cose concrete e importanti per quanto riguarda la legalità e la correttezza nel mondo dell’autotrasporto. Non abbiamo fatto solo parole.
    Incontri nelle varie prefetture con tutte le forze dell’ordine per chiedere più controlli, più controlli sull’abusivismo sulla base del protocollo firmato dai due Ministri dei trasporti e dell’Interno e come abbiamo visto i controlli sono aumentati.
    Le sanzioni per i comportamenti scorretti sia nell’art. 83 bis sia per i tempi di pagamento, sia quelle previste nel nuovo Codice della strada approvato nel 2010 per volere del Governo Berlusconi e del Parlamento sono cose concrete che stanno dando dei risultati.
    Questo certamente non basta. Però è chiaro che da questi maggiori controlli sono scaturite più segnalazioni alla magistratura e alla polizia giudiziaria cui compete l’attività contro le infiltrazioni di qualsiasi tipo nella attività economica.
    Avendo guidato personalmente il tavolo del confronto con le associazioni dell’autotrasporto e anche della committenza posso testimoniare che l’attenzione contro la illegalità é sempre stata forte a partire dalle prime richieste sul Durc per arrivare a tutto il resto.
    Come Consulta prima di venire sciolti dalla spending review (a che pro poi?) abbiamo stanziato risorse per dotare le pattuglie della Polizia stradale dei pos essenziali per il pagamento immediato delle sanzioni. Ho partecipato alle riunioni del Comitato nazionale della sicurezza presso la polizia stradale proprio per sottolineare la forte attenzione politica sulle problematiche della sicurezza. Mi auguro che lo stesso impegno venga portato avanti da tutti, senza distinzioni. Complimenti a chi ha lavorato per i protocolli di legalità, un’altra bella manifestazione di interesse per la legalità.
    Bartolomeo Giachino

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