Al lavoro in bicicletta, la proposta del Pd: “Riconoscere e risarcire l’infortunio”

“È necessario riconoscere e risarcire l’infortunio occorso al cittadino che si reca al lavoro in bicicletta, così come richiesto dalla petizione popolare promossa da Fiab e dal movimento Salvaiciclisti”. Lo dichiara Ermete Realacci, responsabile Green economy del Pd, che commentando i dati sulle immatricolazioni di auto e le vendite di biciclette del 2011 definisce “ottima la  notizia che nel 2011 si siano vendute più biciclette che automobili”. 

“Il Paese”, sostiene Realacci, “si è evidentemente messo in movimento verso una mobilità leggera e sostenibile, dimostrando che sulla questione la società civile è più avanti di quanto non lo sia la politica. Il fatto che sempre più italiani scelgano di usare la bicicletta come mezzo di trasporto, rende sempre più urgente garantire città e le strade più sicure e a misura di bici”.

4 risposte a “Al lavoro in bicicletta, la proposta del Pd: “Riconoscere e risarcire l’infortunio”

  1. Al lavoro in bici? Loro ci vanno con auto blu, autista, e, in qualche caso pure l’escort (no, non intendevo il vecchio modello della Ford!!!!) e a noi poveracci ci fanno pedalare.Ma andate a…….

  2. In che senso risarcire l’infortunio? Risarcimento INAIL per la sicurezza sul lavoro o risarcimento assicurativo? Il primo credo che vada dovuto solo se il piano normativo riconosce già ora il risarcimento per chi arriva sul posto di lavoro a piedi o con il trasporto pubblico, nel secondo caso penso sia già previsto.

  3. @Gianpaolo: nell’ora di punta, nelle grandi città, si fa prima ad andare in bicicletta che con altri mezzi di trasporto. Persino qui a Roma, che non è propriamente pianura, l’aumento dei ciclisti è palpabile. E sbagliano quelle amministrazioni comunali che concepiscono le piste ciclabili come percorsi podistici o posti per fare una passeggiata. Le corsie ciclabili servono per fluidificare il traffico e servono ai ciclisti che appunto le utilizzano per andare da A a B nel minor tempo possibile.

  4. No Alessandro. Parliamo del secondo e non è previsto. Se ho ben capito è un fatto giurisprudenziale. Qualsiasi sia il mezzo con cui mi reco al lavoro, mi viene riconosciuto l’infortunio in itinere perché lo spostamento verso il lavoro fa parte del lavoro stesso.
    Salvo il caso della bici, che la giurisprudenza ha escluso per una ragione del tipo: «potevi prendere un altro mezzo».

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