La Maserati è pronta al rilancio con tre nuovi modelli e 50mila auto all’anno

Cinquantamila auto all’anno. È questo l’obiettivo – fissato per il 2015 – di Maserati, che nei giorni scorsi a Modena ha presentato alle istituzioni e alle organizzazioni sindacali il futuro assetto organizzativo e industriale. Proprio Modena resta il fulcro dell’azienda, anche se nelle aree e con gli impianti attualmente disponibili non sarà possibile svolgere tutte le attività. Il rilancio passerà attraverso tre nuovi modelli che si posizioneranno in tre diversi segmenti di mercato. Si tratta delle vetture GranTurismo e GranCabrio alle quali si aggiungerà, a partire dal maggio 2013, un nuovo modello Alfa Romeo.

Lo stabilimento di Modena, si legge in un’agenzia Ansa, per la sua collocazione all’interno della città non potrà aumentare la propria capacità produttiva e quindi da tempo è stato deciso che la futura produzione sarà installata nelle Officine Automobilistiche Grugliasco (ex Bertone). Per l’impianto, acquisito dalla Fiat poco più di due anni fa, sono in corso investimenti che raggiungeranno a fine piano i 500 milioni di euro. Nella sede di Modena verranno svolte le attività relative alla progettazione e alla commercializzazione dell’intera gamma prodotto nonché la produzione delle vetture GranTurismo e GranCabrio, alle quali si aggiungerà, a partire dal maggio 2013, un nuovo modello Alfa Romeo con volumi stimati a regime fino a un massimo di 2500 unità all’anno. Per quanto riguarda gli eventuali impatti sull’occupazione, l’azienda, anche in questo periodo di crisi, ha confermato la scelta di gestire le dissaturazioni produttive e i processi di razionalizzazione esclusivamente con l’utilizzo della cassa integrazione. È anche possibile l’utilizzo di lavoratori della Maserati in altre sedi del gruppo. Il comunicato dell’azienda del Tridente è arrivato dopo l’incontro tra i vertici di Fiat e quelli di Fim e Uilm, da cui è emersa l’assicurazione che negli stabilimenti Maserati di Modena sarebbe rimasta invariata la produzione di auto, e quindi anche l’occupazione.

 

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