Pagamento in anticipo o niente trasporto merci. Presto l’Italia sarà come l’Africa?

Ci sono Paesi, in Africa, dove le merci non partono se prima non è stato pagato il trasporto. Paesi dove solo dopo aver ricevuto la  conferma dell’avvenuto pagamento anticipato da parte del committente l’impresa di autotrasporto autorizza il camionista ad accendere il motore e partire. Senza il pagamento anticipato le merci restano dove sono, nei magazzini dell’azienda produttrice. Una realtà distante migliaia di chilometri dall’Italia, ma che in un futuro neppure troppo lontano potrebbe diventare prassi anche da noi.

Colpa di una crisi che ha drammaticamente accorciato le distanze fra la nostra economia, una volta ricca, e quella dei Paesi più poveri, ma colpa anche, anzi soprattutto, di decisioni politiche che invece di far ripartire l’economia (e con lei i trasporti) sembrano fare di tutto per affossarla. Alcuni esempi? Gli aumenti del costo del gasolio da autotrasporto (in un Paese dove oltre l’80 per cento delle merci viaggiano su gomma) e il contemporaneo drastico taglio da parte delle banche degli affidi, così da togliere quel poco di “ossigeno” su cui molte aziende potevano contare per “sopravvivere” in attesa che dopo 60,  90, 120  giorni, arrivassero i pagamenti da parte della committenza. Decisioni il cui risultato si preannuncia drammatico: entro pochi mesi infatti centinaia se non migliaia di imprese di autotrasporto italiane non saranno più in grado di attendere i pagamenti e avranno solo due strada dinnanzi a se: o  chiedere (e ottenere)  il saldo anticipato alla committenza, o lasciare i tir, con i serbatoi vuoti e senza soldi  per riempirli, fermi nei posteggi e le merci nei magazzini.

Praticamente l’anticamera del fallimento. A confermare l’allarmante scenario non sono solo le segnalazioni che stanno arrivando da ogni parte d’Italia. Ora c’è anche uno studio realizzato dalla Fai (la federazione autotrasportatori italiani) di Bergamo, secondo il quale è realisticamente prevedibile che già entro la primavera prossima i tempi di pagamento del carburante ai distributori da parte delle imprese di autotrasporto possano scendere dai 60 giorni del 2011 (nel 2010 erano 75) a 30. “Una situazione che metterebbe in ginocchio moltissime imprese, soprattutto fra le più piccole e in maggiori difficoltà, che non potrebbero più  attendere il pagamento della committenza a 60 o 90 giorni o più”, denuncia il segretario provinciale Doriano Bendotti. “E ad aggravare la situazione, già criticissima, c’è proprio la riduzione degli affidi da parte delle banche, la cui politica di tagli non ha colpito solo le imprese di autotrasporto, ma anche i distributori di carburanti, innescando un processo a cascata che sembra inarrestabile, e di cui non si riesce a intravedere la via d’uscita”. Già, perché prevedere un lieto fine in una storia in cui gli autotrasportatori non hanno i soldi per pagare il carburante, le banche non danno loro affidi e i distributori non possono fornire carburante perché a loro volta, con gli affidi tagliati dalla banche, non possono acquistare il gasolio sufficiente per tutti , è davvero difficile…

Un quadro a tinte foschissime, riassunto alla perfezione nelle tabelle elaborate dallo studio della Fai bergamasca: in una provincia, quella di Bergamo appunto, dove 25 anni fa c’erano 40 distributori di carburante da trazione, ne sono rimasti meno di 15 che non sono più in grado di soddisfare l’aumento di richieste (molti meno distributori significa molti più clienti per ogni distributore). Soprattutto di fronte a sempre più imprenditori di trasporto impossibilitati a saldare il “pieno” dei propri tir salito alle stelle (nel gennaio 2010 il prezzo medio di acquisto di un litro di gasolio era 0,960 euro iva compresa diventati, nel dicembre 2011 1,525 euro) e con sempre meno fidi da parte degli istituti di credito per poter coprire le garanzie richieste dalle compagnie petrolifere. “Un circolo vizioso che se non verrà interrotto immediatamente”, avverte, studio alla mano, Doriano Bendotti, porterà presto i camionisti a chiedere il pagamento anticipato del trasporto merci”.  A meno che i “tecnici” e i “politici” che guidano il Paese non si accorgano, nel frattempo, che ridurre i finanziamenti e aumentare i costi del carburante non rappresentano la strada giusta per rilanciare l’economia italiana…

9 risposte a “Pagamento in anticipo o niente trasporto merci. Presto l’Italia sarà come l’Africa?

  1. Il presidente di Federconsumatori intervenendo oggi al Tg 4 si diceva allarmato per l’aumento stratosferico dei carburanti. Giustamente denunciava la preoccupazione per il mondo del trasporto visto che nel nostro Paese l’80 per cento della merce viaggia su gomma. Fino qui complimenti presidente. Purtroppo poi ha continuato raccontando una grossa imprecisione, per usare un eufemismo: infatti dice che l’aumento dei carburanti portera’ a un aumento del costo del trasporto e in conseguenza un aumento della merce trasportata ovvero dei beni di consumo. Nulla di piu’ impreciso e di falsificante la realta’! Infatti con seri studi alla mano la nostra associazione di categoria ha dimostrato che l’aumento del costo del trasporto incide in maniera marginalissima sull’aumento dei beni di consumo nell’ordine di o,oooo… E’ grave che il presidente di un’importante organizzazione di tutela dei consumatori (Rosario Trefiletti) caschi su certi luoghi comuni perche’ cosi’ facendo non ci possiamo piu’ fidare di nessuno. Caro presidente perche’ non si schiera con noi trasportatori per una battaglia di civilta’ nel rispetto dei costi di sicurezza e nel contenimento del prezzo carburante magari con l’introduzione del carburante professionale, cosi’ facendo farebbe un grosso favore ai suoi assistiti consumatori e a noi che siamo consumatori /trasportatori cornuti e mazziati.

  2. Mi sembra anche giusto, pagare in anticipo, visti i tempi di esposizione, vista la imposizione fiscale, considerato che per tutte le altre modalità di trasporto si deve pagare anticipatamente il biglietto-tariffa.

  3. Beh… Alessandra .. fidejussione mi sembra un po esagerata, almeno per la mia “portanza economica”. Ma un assegno in mano, con data pattuita, al carico, mi sembra già una cosa che a me da sicurezza, anzi certezza, perchè se va a vuoto, con le nuove leggi bancarie, l’emittente di tale tilolo paga pegno!

  4. Quello dei tempi di pagamento è veramente il problema più grave e importante che abbiano noi imprese di trasporto. Io mi sto rifiutando di lavorare per chi non mi paga (o ha dimostrato di non pagarmi) almeno a 90 giorni, ma la nostra realtà economica è diversa da quella africana (dove i mezzi di trasporto sono pochi) che presenta una limitata offerta di trasporto. Da noi c’è un eccesso di offerta per cui è difficile equilibrare la situazione e per far questo occorrerebbe un intervento del GOVERNO.Ma di chi stiamo parlando ?

  5. Ribadisco: contratto scritto e fideiussione. No fideiussione? Sconto fatture alla banca con commissioni a carico del committente. No sconto fatture? Pagamento cash. Le possibilità sono tante ma vanno regolate con contratti scritti, obbligatori per tutti. Questo i professori di economia e di diritto dovrebbero comprenderlo facilmente visto che lo insegnano nei loro corsi. A meno che…

  6. Il problema reale non sono i tempi di pagamento 30, 60 o 90 che sia, l’importante è che alla scadenza pattuita il commitente paghi e paghi il giusto non il 40 o il 50per cento in meno rispetto ai costi minimi della sicurezza come succede ora.

  7. Grazie per lo studio che certifica l’andamento, ma è inevitabile tale conseguenza. 1) Costi minimi di sicurezza: ammesso che vengano rispettati sono troppo minimi in base ai costi reali, risultato guadagni poco o niente! Si deve riformulare il tutto introducendo come parametro il tempo impiegato oltre i chilometri e fare in modo che una fattura di trasporto per il committente sia scaricabile come spese solo se formulata in base a tali tabelle se no niente e punire con sanzioni pesanti e provedimenti seri e rapidi. 2) Nello studio metteteci pure il fatto che spesso gli autisti vengono coinvolti indirettamente essendo retribuiti in modo irregolare e in tempi lunghi. . Se non addirittura bidonati!! MEGLIO PASSARE GIA’ DA ORA AL CONTANTE… che sia alla partenza o all’arrivo. Non sarebbe un peccato. Autisti e trasportatori, NON SIAMO BANCHE! E non percepiamo interessi. Anzi stiamo lavorando per molto meno del giusto..(MA IN ITALIA COSA c’è DI GIUSTO? E non è solo una questione di crisi.

  8. Se la tariffa che pratichiamo è uguale a quella della tabella significa che non vi è guadagno. In sostanza copriamo solo i costi (ammesso che i nostri mezzi siano tutti euro 5, che il costo delle autostrade sia mediamente uguale a quelloi calcolato dal cosiddetto comitato scientifico…..) ai valori della tabella occorre aggiungere la precentuale di profitto che vogliamo ottenere, al lordo delle tasse. Ma se qualcuno vuole fare la onlus del trasporto…

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