“Gli imprenditori che non vogliono i costi minimi ascoltino il presidente Napolitano”

“Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ribadito che non bisogna avere cedimenti nel campo della sicurezza e, ricordando il quinto anniversario dell’incidente in cui persero la vita quattro lavoratori della Umbria Olii, ha lanciato un nuovo monito per la sicurezza e per la dignità del lavoro. Decine di migliaia di autotrasportatori in tutto il Paese applaudono le dichiarazioni del capo dello Stato e sono certi che il presidente Napolitano sarà altrettanto fermo e deciso nello schierarsi in prima persona a favore del rispetto della legge sui costi minimi per la sicurezza del trasporto merci, costi minimi che devono garantire la circolazione sulle nostre strade e autostrade di camion sicuri guidati da professionisti del volante, riducendo così drasticamente il pericolo d’incidenti”. 

Ad affermarlo è Doriano Bendotti, segretario provinciale della Fai di Bergamo, la federazione autotrasportatori italiani, già protagonista in passato di accese campagne in favore della sicurezza stradale e del riconoscimento ufficiale di vittime del lavoro anche per i tanti autotrasportatori che sulla strada, loro ambiente di lavoro, hanno perso la vita. “Il nuovo monito del capo dello Stato sulla sicurezza e sulla dignità del lavoro è stato rivolto ai politici ma più in generale al mondo delle istituzioni e dell’impresa, e l’augurio”, ha aggiunto Doriano Bendotti, “è che anche quella parte dell’impresa che fino a oggi ha fatto di tutto per opporsi, solo ed esclusivamente per questioni di bottega, all’aplicazione dei costi minimi, voglia accogliere almeno l’invito del Capo dello Stato a  prestare meno attenzione al guadagno e più attenzione alla vita di migliaia di persone”.

2 risposte a ““Gli imprenditori che non vogliono i costi minimi ascoltino il presidente Napolitano”

  1. Carissimo Doriano Bendotti, spero che Lei legga il mio commento, non riscrivo la mail che ho già inviato alla segreteria della Conftrasporto di Roma e a quella di Milano, in quanto non voglio ripetermi, ma se vuole posso inviarla anche a Lei, oltretutto l’ho già inserita in altri commentii di questa rubrica.
    In sunto; io proprietario di una azienda di autotrasporti con 34 autoarticolati al mio attivo, ora per forza di cose (ritardi nei pagamenti delle fatture, quando poi pagavano) e anzitutto per le tariffe minime non pagate, in liquidazione volontaria, ho ottenuto, applicando l’ articolo 83 bis, ben 14 decreti ingiuntivi esecutivi con dispensa di cui all’articolo 482 c.p.c. nei confronti di altrettanti committenti, che però con una semplice opposizione da parte loro, scrivendo cose assurde e infondate, hanno ottenuto dai giudici, che ignorano o nemmeno conoscono il contenuto del 83 bis, la sospensione ai decreti ingiuntivi. Tutto ora rischia di insabbiarsi nei meandri della giustizia e rischio solo di spendere altri soldi di avvocati e professionisti, senza ottenere un centesimo dai committenti. Possiamo ascoltare anche il presidente Napolitano e tutti quelli che vuole, ma se non si fa qualcosa perchè questa legge vada poi applicata realmente, penso che farà pure questa la fine della vecchia tariffa a forcella. Anzi, so per certo che tutt’ora la stragrande maggioranza dei committenti, non paga ancora la tariffa minima, quasi fregandosene di questa legge e di tutto il polverone che stiamo e state facendo, ma facciamo qualcosa di reale per favore, per evitare che poi solo di polvere si tratti. Mi rendo disponibile se vuole. Grazie.

  2. Gentile Daniele, la norma c’è e ci sarà pure un giudice a Berlino che la faccia rispettare. Voglio dire che non dobbiamo scoraggiarci alla prima sentenza di un giudice, magari inesperto, che dà delle interpretazioni non consone perché non conosce bene la materia.
    Sicuramente lei con i suoi legali avrà fatto tutto tecnicamente in modo ineccepibile, ma se vuole ci mandi (attraverso la sede territoriale Fai) i documenti della vertenza perché possiamo farne tesoro.
    Lo so che è poco, ma magari aiutandoci tutti assieme (associazioni e associati), riusciamo a denunciare all’opinione pubblica eventuali errori che ci danneggiano e mettiamo in condizione chi di dovere di potersi correggere.

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