Anita: I costi sono troppi, è necessario aumentare il prezzo del trasporto merci

“L’aumento insostenibile dei costi, in particolare del gasolio, e il clima di incertezza economica generatosi negli ultimi tempi stanno portando le imprese di autotrasporto al collasso”. L’allarme arriva da Anita, l’associazione aderente a Confindustria che chiede prezzi più alti per i servizi offerti dagli autotrasportatori. “Fino a oggi”, ha detto il presidente Eleuterio Arcese, “siamo riusciti a tirare avanti riducendo i margini, già bassi, per assecondare i clienti nelle continue richieste di abbattimento dei prezzi dovute alla crisi. Nella situazione attuale non riusciamo più a garantire i servizi richiesti dai nostri committenti”.

“Le imprese di autotrasporto erogano un servizio. Pertanto, come le industrie ritoccano i prezzi dei prodotti quando aumentano le materie prime, anche per le imprese di trasporto devono essere rivisti i prezzi quando aumentano i costi di produzione”.
Con queste parole, spiega Anita in una nota, Eleuterio Arcese sottolinea quindi “la necessità ormai improrogabile di aumentare il prezzo del trasporto, al di là del dibattito sui costi minimi”.

7 risposte a “Anita: I costi sono troppi, è necessario aumentare il prezzo del trasporto merci

  1. Forse ho perso un pezzo della storia ma mi pare che Arcese fosse su posizioni ben diverse fino a poco fà. Ricordo che più volte il Presidente di Anita ha sostenuto l’abolizione dei costi minimi di esercizio (in linea coni suoi Capi), questi frequenti sbalzi di ‘umore’ (vedasi anche trattativa CCNL) mi lasciano molto perplesso sulla credibilità e affidabilità che ha quell’associazione. Forse è a causa anche di questa mancanza di coerenza che la ns. categoria è debole.
    Sul nocciolo della questione non si può non essere d’accordo ma vorrei che fosse sostenuto nei fatti.

  2. Eh, novembre è tempo di verifiche di bilancio e quando non si possono più comprimere i costi bisogna alzare i ricavi. Ecco spiegato lo “sbalzo d’umore”.

  3. Stia attento il sottosegretario Giachino perchè Arcese è determinato e se non gli verranno concessi aumenti dei prezzi del trasporto è sicuramente pronto a proclamare il fermo. Ma se poi i padroncini che lavoraano per la sua impresa chiederanno anche loro l’aumento cosa farà?

  4. Bella domanda! E cosa faremo noi padroncini con il bilancio 2011 che sicuramente non rientrerà nei parametri degli studi di settore? Vogliamo aprire un fronte di lotta anche contro l’agenzia delle entrate? Una cosa è certa: da parte mia, se gli studi di settore non conterranno i correttivi adeguati, risponderò alle richieste di adeguamento consegnando le chiavi dei mezzi al funzionario dell’Agenzia delle entrate!

  5. Concordo con Leonardo e mi sono spinto oltre: ho posto il quesito direttamente ad Anita. Cito integralmente la mia domanda, la loro risposta e la mia replica. IO:- Come mai ad agosto Anita si é professata contraria ai costi minimi e poi a novembre il vs presidente dichiara: autotrasporto al collasso bisogna aumentare i prezzi? ANITA:- perché tra costi e prezzi c`é una sostanziale differenza. IO:- Il PREZZO di un litro di gasolio coincide con il COSTO che devo sostenere per acquistarlo. Aumentare il PREZZO del trasporto significa aumentare il COSTO che un committente deve sostenere per ottenere il servizio. La differenza tra i due termini non é cosi` sostanziale da fare da cardine alla vostra risposta.

  6. Concordo con Leonardo e alla seconda di Alessandra (quello che ho sempre ribadito al mio commercialista negli anni precedenti!). Ma non è, forse, perché non trova più manovalanza di “padroncini” che lavorano autosfruttandosi, e quindi, per potere dare qualche spicciolo in più, ai padroncini, ha bisogno di integrare le entrate per far fronte alle richieste. Oppure per fare fronte alla mancanza di subvettori, deve assumere autisti e mezzi e quindi reperire risorse per poterli pagare sindacalmente, visto che non riesce più a trovare padroncini che lavorano sottocosto?

  7. Aggiungo che gli effetti dell’83 bis, a seguito di qualche sentenza che fa giurisprudenza, ha finalmente indotto certa committenza a valutare le ripercussioni della perdita dei benefici. E loro si che ne hanno da perdere. Non sono certo nelle condizioni delle microimprese che, nella peggiore delle ipotesi potrebbero perdere quelle 3 lire di rimborso pedaggi o accise. Prova ne sia l’apertura della GDO agli accordi di settore. Spero solo che venga giocata bene.

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