“Nel 150° anniversario dell’Italia unita il caso Sistri non la deve dividere”

Perchè si vuole dividere l’Italia tra sostenitori del Sistri e avversari del Sistri? Io che, come presidente della Car (confederazione autodemilitori riuniti), rappresento la categoria degli autodemolitori, non ho sentito alcun imprenditore che si opponeva alle ragioni per cui il Sistri è nato, ovvero, rendere tracciabili i rifiuti pericolosi. Il problema è che, nei fatti si sono riscontrate alcune palesi e gravi incongruenze che rendono inapplicabile il sistema.

Per prima cosa molte tipologie di imprese che sono indicate tra coloro che hanno l’obbligo di iscriversi, non lo hanno fatto, ne nei termini previsti dalla legge, ne successivamente, creando un disagio enorme a quelle imprese virtuose che si devono interfacciare con esse. L’intero meccanismo informatico si collassa ogni volta che durante le prove (clik days) dovrebbe andare a regime. La formazione delle maestranze, in particolare gli autisti, che lo devono adoperare è insufficente, soprattutto per la sofisticazione del sistema che presuppone che chi lo adopera deve essere un esperto informatico. I rifiuti da tracciare dovrebbero essere, come recita la DE, soltanto i pericolosi, invece, come prevede il Sistri, tutti i rifiuti. Pertanto, senza fare una crociata pro o contro, facciamo un lavoro combinato tra il Governo e tutte le associazioni di categorie per redigere un Sistri realizzabile, che funzioni veramente, magari di portata europea, affinchè le aziende italiane non siano, ancora una volta, concorrenzialmente, penalizzate. Non riduciamo la questione a meri interessi di categoria o, peggio ancora, di colore politico, ma diamo all’Italia un sistema che tracciando a monte i rifiuti pericolosi preservi l’ambiente, combatta le mafie e non metta in ginocchio le imprese ma, anzi, le qualifichi.

Io penso che se da domani (qualora il Governo decidesse, così come si è già espressa la commissione al Senato, di revocare l’annullamento del Sistri) si censiscono le aziende iscritte e si diffidano a farlo anche tutte quelle che sono obbligate ma che si sono rifiutate, applicando, lì, le sanzioni; se si inizia a fare, a cura del ministero, una formazione qualificata delle maestranze con rilascio di abilitazione, come per il trasporto in Adr; se si affrontano seriamente i problemi tecnici evidenziati durante i clik days e si rinvia la partenza al superamento di essi, si potrà veramente realizzarlo il Sistri che, in quel caso ci vedrebbe primi in Europa. Viceversa, il primo a rimetterci, se partisse in queste condizioni, sarebbe proprio il Governo che vedrebbe bloccata l’Italia, non dalle proteste che da più parti si annunciano, ma dal fatto che per il mancato funzionamento, si fermerebbe l’Italia.

Alfonso Gifuni, presidente Car (confederazione autodemolitori riuniti)

3 risposte a ““Nel 150° anniversario dell’Italia unita il caso Sistri non la deve dividere”

  1. Perché invece non fare un bel referendum , proprio nel 150° anniversario, per scoprire quanti sarebbero favorevoli a dividere l’Italia?

  2. Lodevole il lavoro del pres. Gifuni, ma la strada da intraprendere non è il miglioramento del Sistri, ma la sua cancellazione, altrimenti siamo al punto di partenza. Il Sistri non lo vuole nessuna azienda. Anche se semplificato, è sempre una spesa e una rovina a livello di gestione di dati, qualsiasi lavoro di registrazione in più è pur sempre far crescere il lavoro di ufficio, preparare il personale, e per i tanti “vecchi” titolari che non usano il pc? Certo, semplice, si assume una segretaria in più, la quota annuale da versare? Ed ecco servito il risparmio decantato dallo Stato!! E le batterie dei mezzi che si scaricano chi le paga??!! Bastano i fir per essere in regola, servono solo più controlli, e via gli zingari dalle città!! Il Sistri va abolito e noi aziende oneste tutelate!!!!

  3. Grazie per il commento, Maurizio. A mio avviso, però, il problema non è il Sistri ma le sue esagerazioni ed imperfezioni. Se fosse servito a tracciare solo i rifiuti pericolosi, come prescrive la DE, ed avesse obbligato solo aziende che trattano quantità rilevanti, non avremmo avuto tante difficoltà per farlo funzionare e nemmeno tanti oneri economici. Ci sarebbero stati, invece, dei benefici sulle aziende che, ad oggi, subiscono controlli da una miriade di soggetti, non sempre sincronizzati tra loro. A me non dispiace che nella mia azienda le verifiche vengano fatte a monte e da un unico, competente, organo di controllo. Avrebbero dovuto, poi, pretendere che la tracciabilità dei rifiuti pericolosi fosse disposta in tutti gli stati della CE, come prevede la stessa DE.

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