No all’autostrada nella foresta, in Bolivia organizzata una marcia di 600 chilometri

La foresta val bene una marcia. Ne sono convinti migliaia di indios di diverse etnie che hanno organizzato una manifestazione di ben 600 chilometri partita dalla città amazzonica di Trinidad per raggiungere La Paz, la capitale della Bolivia. Un lungo cammino che vuole difendere il Parque Nacional Isiboro Secure, la maggior riserva ecologica del Paese dalla costruzione di un tratto di autostrada voluto dal governo: oltre 300 chilometri di cemento che attraverseranno il Parque, spaccando in due questo settore dell’Amazzonia boliviana.

Il progetto richiede la deforestazione di circa mezzo milione di alberi e finirà per distruggere, come affermano le organizzazioni ambientaliste, uno degli ultimi paradisi di flora e fauna dell’America latina, dove ancora i popoli nativi vivono rispettando l’ecosistema e conservando le loro tradizioni. Il governo ha però già cominciato i lavori che saranno finanziati anche dal Brasile.
Il presidente boliviano Evo Morales, primo presidente indios nella storia del Paese, ha lanciato un ultimatum affermando che se la marcia si farà, abbandonerà ogni dialogo con i popoli nativi. “Questa manifestazione si farà, senza se e senza ma”, ha risposto Pedro Nuni, leader aborigeno e deputato nazionale del Movimento al socialismo (Mas), lo stesso partito di Morales. Un momento delicato dunque che potrebbe creare anche una spaccatura politica all’interno del Mas.

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