Caro gasolio sull’autotrasporto, il pieno di un Tir è aumentato del 42 per cento

Non sono solamente gli automobilisti italiani a essere arrabbiati per l’aumento dei prezzi dei carburanti. C’è chi sta peggio, come gli autotrasportatori. Del resto, i numeri non mentono. Come quelli della Cgia di Mestre, che ha analizzato gli aumenti dei prezzi alla pompa del gasolio registrati, rispetto al marzo del 2009, su alcune tra le più importanti tratte autostradali italiane: Milano-Roma; Torino-Venezia; Bologna-Reggio Calabria.
Per quanto riguarda il costo del pieno, rispetto a marzo 2009, un autotrasportatore alla guida di un Tir di peso superiore alle 11 tonnellate con una capacità di serbatoio di 500 litri, paga, oggi, 724,6 euro per fare il pieno di gasolio. Una cifra decisamente superiore a quella che doveva sborsare due anni fa, quando
Per fare la stessa operazione, doveva lasciare alla stazione di servizio 511,4 euro, con un aumento di 213,2 euro (+41,7 per cento). In riferimento, invece, alle tratte autostradali, sempre alla luce dell’aumento del prezzo del gasolio alla pompa, il nostro autotrasportatore, nell’ipotesi di un consumo di tre litri al chilometro, pagherà, per percorrere l’autostrada Milano-Roma, 81 euro in più rispetto al marzo 2009; 56,8 euro in più sulla Torino-Venezia; 149,2 euro in più sulla Bologna-Reggio Calabria; 66,8  euro in più sulla Firenze-Napoli.
“Tenuto conto che il 70 per cento circa delle nostre merci viaggia su gomma”, commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, “non è da escludere che al rientro dalle ferie ci ritroveremo con un aumento di tutto rispetto dei prezzi dei principali beni di consumo. Inoltre questo aumento del gasolio è un vero e proprio salasso che sta mettendo in ginocchio tantissimi padroncini italiani. È vero che gli ultimi aumenti dovuti al ritocco delle accise non riguardano i mezzi sopra i 35 quintali, tuttavia le aziende questi soldi li devono anticipare e li recupereranno l’anno prossimo. Se a questa situazione si aggiunge il rincaro delle polizze assicurative registrato in questi ultimi anni e il ritardo con cui vengono pagati i trasportatori italiani, con tempi medi che oscillano tra i 180 e i 240 giorni, lo scenario si commenta da sé”.
La Cgia di Mestre ricorda che gli autotrasportatori hanno la possibilità di recuperare una quota del costo del gasolio sostenuto attraverso il meccanismo della carbon tax. In pratica, ogni 1.000 litri di gasolio consumati, gli autotrasportatori con mezzi sopra i 7,5 tonnellate hanno un credito di imposta di 19,78 euro. Un importo troppo modesto che, secondo la Cgia, dovrebbe essere ritoccato all’insù. Inoltre, è possibile ottenere altri piccoli risparmi forfettari per trasporti eseguiti all’interno della Regione di residenza.
I numeri del settore: secondo l’ultimo dato disponibile dell’Albo Autotrasporto (anno 2009) risultano iscritte poco più di 113.000 imprese con autoveicoli, di cui 51.000 monoveicolari. Il parco autoveicoli in dotazione a tutte le imprese ammonta a 600.000 unità. Ogni anno si stima che l’autotrasporto consuma qualcosa come 10,5 miliardi di litri di carburante.

8 risposte a “Caro gasolio sull’autotrasporto, il pieno di un Tir è aumentato del 42 per cento

  1. Che salassata… Non se ne può più con i cari benzina e gasolio… Tutti i cittadini, automobilisti e camionisti, devono ribellarsi. Tanto il conto lo paghiamo tutti quando facciamo la spesa…

  2. Ma perché lamentarsi dell’aumento? Ora c’è la tariffa minima di sicurezza che a me danno… mai. Gentilmente richiedo: si possono denunciare quei committenti che non la rispettano (cioè tutti) senza essere estromessi? Un salutone a tutti

  3. Intanto Ronladir, non chiamarla tariffa ma costo minimo di sicurezza. La tariffa comprende la quota di utile che vuoi ricavare. La chiamiamo tariffa perchè quanto percepiamo è ben al di sotto dei costi minimi. Quanto alla denuncia dovresti rivolgerti alla tua associazione. Se invece vuoi fare da solo sai bene che i rischi sono solo tuoi. Puoi scrivere agli enti preposti ad irrogare le sanzioni e sperare che si attivino. Diversamente puoi chiedere al tuo committente l’integrazione e intanto prenotare i principi del Foro. Il committente potrebbe lecitamente affidare il medesimo contratto ad altro operatore a prezzi inferiori a quelli stabiliti dalla legge ma se il tuo contratto è in corso di validità e dovesse essere rescisso, potresti azionare una causa per danni ( è qui che ti sevono i principi del Foro che tu non ti potrai permettere ma i committenti si).Se anche così non otterrai nulla ci penserà presto l’agenzia delle entrate quando adeguerà i tuoi ricavi ai costi minimi e dovrai pagare tasse su quanto non hai mai incassato. Dovrai quindi spiegare all’agenzia come e perchè tu abbia viaggiato a prezzi più bassi dei costi reali senza utilizzare gli strumenti che la legge ha riconosciuto ai trasportatori per far valere i loro diritti nei confronti dei committenti. A quel punto sarà ben difficile trovare una giustificazione e forse saranno anche scaduti i termini di prescrizione per richiedere le integrazioni tariffarie al committente. Perciò, cornuti e mazziati.

  4. Grazie Alessandra, sono ancora efficiente malgrado l’età. È la conferma di quel che pensavo e avevo capito. Poi, la tariffa o altro non ci siamo capiti. Sicuramente il signor Uggè si arrabbierà con te perché l’hai sorpassato nella spiegazione, ma sicuramente sarà per i numerosi impegni… Forse avevo ragione quando rivolgendomi, tempo fa, da questa pagine, alle associazioni chiedevo: lasciateci chiudere in pace. Un salutone.

  5. Le associazioni stanno facendo molto. Certo occorre anche fare delle riflessioni all’interno della nostra categoria. Troppe divisioni in nome della politica o meglio della “partitica” che oggi non hanno senso di esistere. Insomma, a differenza della committenza, non siamo in grado di fare lobby. Non siamo stati in grado di costruire un paracadute per le imprese ricattate, non riusciamo a pensare più in grande dell’area dei nostri camion, non siamo stati in grado di sfruttare le opportunità delle aggregazioni. Quanto alla chiusura beh, vendiamo cara la pelle dell’orso. Se l’economia riprenderà un pochino, il settore del trasporto merci avrà bisogno di nuovi addetti e di nuove imprese e non sarà facile trovarne se il settore non sarà protetto a dovere. Giorni fa, il rappresentante del settore di Confindustria trentino lamentava la carenza di autisti in considerazione del fatto che il Trentino sta agganciando la ripresa. Ma chi volesse fare l’autista di Tir quanto dovrebbe investire in termini di costi per conseguire la patente di guida, la Cqc, per non parlare del corso per l’abilitazione professionale? Un’enormità che nemmeno le banche finanzierebbero. La spiegazione è assolutamente personale e in parte un mero esercizio di astrazione. Preferisco il problem-finding al problem-solving. Buona fortuna a tutti i colleghi ma non ai disonesti!

  6. Problem- finding, problem-solving…. Alessandra puoi tradurre per un autotrasportatore che ha fatto le medie e non parla l’inglese?

  7. Significa che occorre identificare i problemi prima che si presentino anzichè trovare soluzioni dopo che i problemi si sono verificati. E lo può fare chiunque. lo fanno i genitori, i medici, gli studenti, i manager, gli imprenditori e dunque anche gli autotrasportatori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *