Fatture false ed estorsione, arrestato autotrasportatore di Asti

Gli agenti della Guardia di finanza hanno arrestato ad Asti Luciano Grasso, 50 anni imprenditore nel settore dei trasporti, con l’accusa di evasione fiscale, falso ed estorsione. L’indagine, condotta dagli uomini delle fiamme gialle in collaborazione con l’Ufficio delle Entrate, avrebbe permesso di stabilire che la grande disponibilità finanziaria dell’imprenditore sarebbe derivata dall’incasso dell’Iva su fatture false per 25 milioni di euro. Le fatture sarebbero state staccate da sue società che, per gli inquirenti, nascevano e morivano in pochissimo tempo. Per quanto riguarda invece un’estorsione, secondo gli inquirenti sarebbe avvenuta ai danni della Lannutti SpA,  con sede a Cuneo, una società di trasporti  e logistica tra le più importanti del Nord ovest italiano. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore astigiano, venuto a conoscenza che l’azienda cuneese aveva emesso false fatture, avrebbe chiesto all’amministratore della Lanutti un milione di euro per garantire  il suo silenzio. Una volta scoperto che era stata versata su un conto corrente intestato a Luciano Grasso una prima quota di 400mila euro, le fiamme gialle sono intervenute. Ora le indagini proseguono per verificare se l’imprenditore, nel tentativo di salvare il salvabile abbia dato disposizione all’istituto di credito di trasferire in una banca monegasca  oltre due milioni di euro e per accertare, in questo caso, eventuali responsabilità della banca nell’operazione di trasferimento all’estero di valuta.

8 risposte a “Fatture false ed estorsione, arrestato autotrasportatore di Asti

  1. Quando qualcuno di noi finisce nei guai non c’e’ mai da gioire. Pero’ in questo caso va fatta una seria riflessione. Infatti se tutto quello che e’ emerso sara’ confermato (siamo garantisti fino in fondo) ancora una volta ci convinceremo sempre piu’ delle cose giuste da fare per evitare di chiudere per colpa di chi non rispetta le regole. Ecco che la battaglia per maggiori controlli va portata avanti senza tregua e l’applicazione dei costi minimi di sicurezza sono una garanzia di riferimento per la congruita’ del costo del trasporto. Prezzi non in linea con i costi minimi nascondono quasi sempre comportamenti illeciti che vanno perseguiti perche’, oltre al danno per la sicurezza sociale, provocano il fallimento delle imprese serie che rispettano le leggi dello Stato. Leggendo di questa vicenda salta all’occhio un altro aspetto che distorce il sistema: la continua apertura e chiusura di aziende da parte di operaratori “delinquenti” che inquinano il mercato. Va studiato un metodo per impedire che chi fallisce o ha dei comportamenti illeciti non possa il giorno dopo chiusa l’attivita’ ripartire con un’altra societa’ intestata alla moglie, al nipote, all’amante o a una qualsiasi testa di legno che si presta al gioco. Il nostro sottosegretario Giachino che conosce a fondo il sttore sicuramente trovera’ una soluzione con i tecnici del ministero e se lo fara’ passera’ alla storia per aver fatto una rivoluzione nel sistema.

  2. Ecco un altro bell’esempio di distorsione della concorrenza. Altro che costi di sicurezza! Facciamo due conti su quanto in un anno queste forme di evasione hanno danneggiato il settore del trasporto e portiamoli al tavolo degli accordi di settore e sentiamo cosa dirà la committenza!

  3. Presidente Berlusconi, lei si rende conto di guidare un Paese che tutela i delinquenti (quelli che falliscono, lasciando buchi ovunque e poi riaprono il giorno dopo, alla luce del sole, belli sorridenti come se nulla fosse successo) e non difende affatto gli onesti? Si è mai posto questa domanda? Glielo chiedo ormai da suo ex elettore…

  4. Innanzitutto rammento a tutti che i processi e le sentenze le fanno i giudici e non altri. Conosco l’imprenditore e faccio davvero fatica a pensare che quanto viene riportato su alcuni siti o stampa risponda al vero. Aspettiamo prima di dare giudizi. In questo momento all’uomo non si può che esprimere solidarietà e, per chi crede, pregare per lui e per la sua famiglia. Non vi è ombra di dubbio che la vicenda pone in evidenza quanto siano necessari dei controlli accurati soprattutto nei confronti di operatori che chiudono attività e la riaprono il giorno dopo con altre denominazioni sociali ma con gli stessi personaggi alla guida delle imprese.
    Cero che un indice da prendere in considerazione per far scattare i controlli potrebbe proprio essere quello della chiusura e riapertura di imprese nello stesso settore. Nel caso che ha generato questa situazione, ripeto tutta da chiarire, il soggetto accusato di aver ordito la truffa sarebbe stato fermato prima di determinare danni. Un dato è comunque scontato ed è relativo alla situazione nella quale versano le imprese dell’autotrasporto. Non conosco imprenditori che mettono a rischio la propria attività con comportamenti poco aderenti alle norme se non sono costretti da una situazione generale derivante dall’assenza dello Stato. È il disinteresse che consente questo stato di cose. Talvolta è proprio per difendere la propria attività da incursioni di operatori scorretti che taluni, e non dico assolutamente che questo caso ne sia una riprova, sono indotti a operare ai limiti della legalità. Quindi una politica di verifiche e di controlli mirati è la strada da perseguire se vogliamo mantenere imprese che con sacrificio negli anni si sono dati da fare per costruire una attività. Il Governo deve garantire questo. E le recenti leggi sull’autotrasporto vanno proprio in questa direzione. Questo pur nel rispetto di chi sostiene il contrario e si muove per vanificare le recenti disposizioni introdotte nel trasporto al fine di moralizzare un settore che ha un impatto pesante sulla vita dei cittadini.

  5. Mi auguro che un giorno si controllino anche le buste paga degli autisti nel maggiore dei casi truffaldine!! Si è impegnati 15 ore al giono per averne rettribuite 8. In più o trasferta forfetizzata, che paga giusto un pasto ,o tot a chilometro. VERGOGNA!!!. La Polizia stadale oltre a chiedere i dischi e la fotocopia della busta paga, dovrebbe confrontarle e vedere quante ore spariscono nel nulla, frodando fisco e lavoratori, doppiamente beffati quando ancora si multano per ora manco retribuite.

  6. Non è la Polizia stradale che ha l’onere di controllare le buste paga, semmai l’Ispettorato del lavoro a cui tutti i lavoratori possono accedere. Quanto alle forfettizzazioni, che ritengo ingiuste, sono convinta che potrebbero essere superate quando i costi minimi di sicurezza o gli accordi di settore saranno pienamente operativi.

  7. Cari miei, se è vero tutto quello che se dice, è solo una parte delle mele marce! E le altre grandi aziende cosa fanno? Tirano avanti grazie agli aiuti di Stato/Regione/Province! Come campano le altre grandi? Qualcuno ha venduto le sue proprietà facendo un bel pò di milioni di euro di cassa. Poi c’è chi è fallito (uno, notissimo, ha fatto un buco da 40 milioni di euro), altre aziende hanno diminuito il parco veicolare di brutto, e non è abbastanza per salvarsi. E poi vengono a dire che le tariffe minime non servono? Che siamo sul libero mercato ? La legge serve, eccome se serve, ma allo stesso tempo serve un organo di controllo, dove ci si possa rivolgere per chiedere la differenza del nolo, senza dover ricorrere agli avvocati, il quali giustamente applicano le loro parcella (per una operazione di questo tipo devono fare anche la perizia tecnica). Quindi i costi sono molto alti, e perciò giustificabili solo per importi da recuperare superiori ai 5.000 euro circa. Allora se non c’è un organo snello per queste cose, gli importi piccoli passano in cavalleria !!!! Bisogna farsi PAGARE, altrimenti NON SI CARICA !!! È MEGLIO CHIUDERE LE AZIENDE CON L’ACQUA ALLE GINOCCHIA, NON ALLA GOLA !!

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