Sciopero di treni, bus e metro: traffico in tilt nelle grandi città

È un venerdì difficile per la circolazione stradale. Lo sciopero dei mezzi pubblici, con metro, tram, treni e bus fermi, ha infatti provocato traffico e code, soprattutto nelle grandi città. A partire da Roma dove molti cittadini hanno deciso di utilizzare l’auto per recarsi al lavoro vista la scarsità di mezzi pubblici in circolazione. In effetti, le metro A e B sono rimaste chiuse, così come la Ferrovia Roma Lido e quella Termini Giardinetti, mentre gli autobus in servizio sono stati veramente pochi. I disagi maggiori si sono registrati soprattutto sul Grande raccordo anulare.
Situazione simile a Milano, dove sono rimaste chiuse le tre linee della metro, mentre sui mezzi di superficie l’Atm, azienda del trasporto pubblico locale della città, ha diffuso dati di adesione del 61 per cento. Adesione ancora maggiore a Napoli, dove – secondo i dati dell’Anm, azienda del trasporto locale della città – sono rientrati nei depositi il 70 per cento dei mezzi. La stessa percentuale è stata diffusa dalla Metronapoli mentre tra gli addetti alle funicolari ha incrociato le braccia l’88 per cento dei dipendenti. A Bologna, secondo i dati dei sindacati, hanno aderito allo sciopero oltre il 90 per cento dei lavoratori. Autobus fermi anche a Cagliari. Intanto, dalle 21 di ieri sera, prosegue lo sciopero dei lavoratori delle ferrovie con un aumento delle difficoltà per i lavoratori pendolari. In particolare, secondo quanto riferisce Fs, per quanto riguarda i treni a lunga percorrenza stanno circolando sette treni su 10, come inizialmente previsto, mentre qualche cancellazione in più si è avuta nel trasporto regionale, dove comunque sono stati garanti i servizi essenziali nella fascia di garanzia mattutina.
Secondo i sindacati, l’adesione allo stop del trasporto pubblico locale deciso da sette sigle sindacali a sostegno del rinnovo del contratto (scaduto a fine 2007 mentre non è stato definito ancora il contratto unico della mobilità) è stata altissima, con una media del 90 per cento di lavoratori che hanno incrociato le braccia al di fuori delle fasce di garanzia (tre ore nella mattina con articolazioni diverse città per città).

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