Caponi: “Con la fine del cabotaggio
avremo un sacco di difficoltà”

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Nel 2014 il mercato dell’autotrasporto in Europa sarà liberalizzato. L’Italia è pronta a presentarsi adeguatamente preparata a questo appuntamento? Secondo Carlotta Caponi, delegato di Fai Conftrasporto per l’Iru, la strada sarà lunga e piena di ostacoli.

12 risposte a “Caponi: “Con la fine del cabotaggio
avremo un sacco di difficoltà”

  1. Ma signorina Caponi, perché parole parole parole… Cosa andiamo a fare negli altri Stati con i nostri costi? Per cortesia lasciateci fallire in pace.

  2. A uno che dice “lasciateci fallire in pace” cosa volete rispondere? L’unica cosa da fare è reagire, uscendo dai confini di casa nostra e confrontandoci col mercato europeo. Solo così si superano i momenti più difficili, come questo. Senza arrendersi mai. Servono cuore e cervello, ma per usarli occorre restare lucidi. E non dare certe risposte…

  3. Dovremmo imparare a uscire dan solo dai confini di casa nostra ma soprattutto da quelli di Cosa nostra… E il progetto Sistri, che avrebbe dovuto combattere le infiltrazioni mafiose nel settore del trasporto rifiuti, invece facilita la delinquenza. Ministro Prestigiacomo, non lasci solo il partito, lasci la poltrona di ministro. Gliene saremo grati in molti.

  4. Caro amico, forse non vuoi capire cosa intendo. Fra un anno, se Dio mi assiste, vado in pensione e in tutta la mia vita di gran lavoro non mi sono mai dato per vinto. Mai ho perso la speranza. Ma di fronte a certi discorsi dove si fa finta di non conoscere la realtà (Feroce, brutta) e di reagire solo con parole, parole, parole, cosa vuoi che…

  5. E uno come poteva immaginare che fosse a un passo dalla pensione? Se l’avesse specificato avrei capito. Così sembrava solo un discorso disfattista (a proposito cosa ne sa che la signorina in questione non abbia idee chiare e gli “attributi” per far sì che le cose possano cambiare)?

  6. Voglio essere chiaro, almeno lo spero. L’evidenza e’ che finche’ tutti non si e’ messi sullo stesso piano e poi il piu’ professionale avanza di piu’, non si puo fare niente. Vedi Cina senza contingenti e dogane. Alla signorina vorrei dire: cominciamo dalle fondamenta (tutti uguali) poi proseguiamo. Ma sentire solo parole per anni… Un grande augurio a tutti di buon natale e tanta salute.

  7. Fosse solo la questione del “cabotaggio libero” dal 2014! Aggiungiamoci anche la questione del distacco dei lavoratori effettuato tramite agenzie interinali, magari rumene. Questione che i sindacati dei lavoratori sembrano ignorare, mentre insieme ad alcune sigle sindacali datoriali della logistica (leggasi Confetra ad esempio), e non del trasporto (quello vero), conducono la partita per il contratto di lavoro. Ma se una impresa di trasporto può “affittare” mano d’opera dall’estero ad un costo manifestamente inferiore di quella italiana! Aggiungiamoci certamente il SISTRI, situazione che sembra prendere una svolta visto che anche le imprese estere dovranno rispettare le regole se vogliono trasportare rifiuti Italia su Italia. Aggiungiamoci il fatto che passerà molto tempo prima che le nuove norme su tempi di pagamento, costi di esercizio, tempi di attesa al carico e scarico, gestione dei pallets (sulla quale sia committenti sia i primi vettori hanno approfittato delle situazioni create), entrino nella quotidianità delle imprese. Aggiungiamoci anche che nel gioco committente – trasportatore è, purtroppo, ancora forte la disparità tra le parti, e che proprio con la questione del “cabotaggio libero” la situazione sarà sempre più complessa …. per noi in Italia, figurarsi andare all’estero! Se qualcuno vuole affermare che siamo di fronte a uno scenario differente, ci provi!2011, 2012 …. 2013 … 1 gennaio 2014. Non manca molto tempo. Speriamo che i piani per la logistica, i contratti scritti, i costi di esercizio, le consulte, siano davvero di aiuto alle imprese. Manca solo, forse, qualcuno che, con realismo, ci racconti un po’ di verità sul futuro.

  8. Sono esterefatto per come, di fronte a una giovane collega che fa il nostro stesso lavoro e inoltre si dedica gratuitamente a rappresentarci in sede europea (IRU), si debbano leggere commenti a dir poco qualunquisti, soprattutto da chi, se ha una certa età, dovrebbe avere più buon senso e incoraggiare i giovani invece di criticarli, senza per altro fornire idee e soluzioni per il futuro!

  9. Signor Franconti, ci risiamo. Nessuno vuol criticare la persona della signorina Caponi, ma piuttosto le molte parole che si dicono. Fatti servono, signor Fraconti, non parole, e in fretta. Appunto perchè ho una certa età mi permetto di dire certe cose, perchè un giorno i nostri giovani non si trovino nella nostra situazione. Aspettare, aspettare, aspettare… Quelli che conosco io, anche se li incito, non ci credono più, è questo il vero problema. E voi, certe critiche, prendetele come sprono e non come offese al vostro lavoro. Non si può essere tutti d’accordo. Spero di essere stato capito. Nell’occasione, un grande augurio di un avvenire giusto e migliore per tutti…

  10. C’è gente che usa le parole sperando di costruire qualcosa e altri che le usano solo per distruggere. I primi qualche speranza di fare qualcosa di nuovo l’hanno, i secondi no.

  11. I fatti, signor Pierpaolo, si fanno sulla strada e Giano descrive molto bene la situazione. Quattro anni sono molto pochi per raggiungere gli standard degli altri Paesi nel campo del trasporto (per non parlare del resto). Considerando la storia del nostro settore, anche quella recente, notiamo appunto la discrasia tra tempi tecnici e tempi reali. Anche il gap culturale ha un ruolo notevole e temo che per allinearci agli altri Paesi occorrano tempi ancora più lunghi. L’Unione Europea può fare molto, per esempio imponendo l’armonizzazione di regole e sanzioni. Non ha alcun senso che, nella fase di recepimento delle direttive, ciascun Paese, adattandole al proprio contesto, le stravolga. Un esempio banale, tra i tanti che si potrebbero fare, è quello della revisione dei tachigrafi digitali: direttiva = 2 anni, Italia = 1 anno. Alcuni Paesi, tra cui il nostro, sono ben lontani dagli standard qualitativi richiesti dal progetto europeo e di questo occorre prendere atto. Come qualcuno ebbe a dire, stiamo lavorando con una mano legata dietro la schiena: o tiriamo il doppio – triplo o facciamo un balzo prodigioso. Tertium non datur .

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