Ai camionisti la maglia nera degli incidenti? I dati dicono il contrario

Quante volte abbiamo dovuto leggere affermazioni sulla pericolosità dei cosiddetti “bestioni della strada” che percorrono le strade del Paese per consentire all’economia di competere. Ebbene, da un esame comparato dei dati relativi al 2009 diffusi da Istat, Aci e Aiscat, emerge un quadro che presenta una situazione ben diversa da quella, estremamente negativa, diffusa da commentatori poco propensi ad approfondire. Aggregando i dati forniti dal rapporto emerge che complessivamente la quota degli incidenti mortali sulle strade con il coinvolgimento delle  autovetture  è diminuito, nel 2009,  dell’0,1 per cento,  assestandosi a quota 57,3 per cento del totale degli incidenti; quella dei  motocicli è aumentata dell’1,3 per cento, assestandosi a quota 17,6 per cento; quelli  attribuibili di autocarri e motocarri si sono ridotti dell’1 per cento, pari al 13,5 per cento. Il rapporto Aci-Istat certifica che nell’anno 2009 autocarri e motocarri sono stati coinvolti in incidenti stradali nel 6,8 per cento dei casi. Lo stesso rapporto contiene altri dati particolarmente significativi: per esempio che il 76 per cento degli incidenti avviene sulle strade urbane, dove i feriti sono pari al 72,6 per cento, mentre i morti al 44,7 per cento. Dettagliando i tragici numeri verifichiamo che gli autocarri e motocarri concorrono per il 9,6 per cento; i motocicli per il 21,6 per cento, mentre il 53,4 per cento è rappresentato dalle autovetture. Da ultimo, sulle autostrade c’è stata una diminuzione del 31,1 per cento degli incidenti mortali con veicoli pesanti ( con un meno 19 per cento invece per i veicoli leggeri). Una  prima sottolineatura è d’obbligo:  il coinvolgimento non implica la responsabilità colpevole. Ma altre considerazioni si impongono alla luce dei semplici numeri: i mezzi pesanti partecipano meno degli altri negli incidenti con feriti e morti. Sulle strade urbane, laddove si determinano maggiormente gli incidenti, i “pericolosi Tir”, circolano in misura molto ridotta. Viene inoltre confermato lo stato di insicurezza e crisi della mobilità urbana per la quale occorre un intervento coordinato e deciso. In generale comunque emerge che l’Italia è tra i primi sette Paesi più virtuosi. Una verità che è però poco evidenziata, nonostante l’importantissimo traguardo raggiunto, con una una riduzione delle vittime pari al 43 per cento, come testimoniano i dati elaborati dagli uffici comunitari, e non del 40 per cento, come sostengono invece le tabelle Aci-Istat. Un miglioramento non certo casuale, come non è dovuta al caso la performance dei mezzi pesanti, frutto, oltre che delle modifiche apportate al codice della strada anche su richiesta delle associazioni di categoria responsabili, anche dell’elevato livello di professionalità dei conducenti.La strada intrapresa è quella giusta. Ed è su questa strada (che passa attraverso la formazione per tutti coloro che circolano alla guida dei mezzi pesanti, anche se provenienti da Paesi esteri, ma anche su chi guida veicoli leggeri) che bisogna proseguire.

Paolo Uggé

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