La Svizzera trafora il Gottardo
L’accusa di Colato: Italia immobile

La gigantesca fresatrice si è messa in moto intorno alle 14 di venerdì 15 ottobre. Pochi minuti dopo, precisamente alle 14.17, è caduta l’ultima barriera di roccia, nella zona di Sedrun, che separava il sud e il nord delle Alpi all’interno del tunnel di base del San Gottardo. E così, a distanza di 17 anni dall’avvio del progetto, è stato completato lo scavo della galleria più lunga del mondo con i suoi 57 chilometri di estensione.
“Un’opera che nel 2017 – scrive Fabrizio Barabesi sul Corriere di Como – a lavori ultimati, consentirà di spostarsi da Milano a Zurigo in due ore e mezza. E di far circolare sempre più rapidamente le merci. Quella di venerdì non è però stata solo una giornata di festa. La Svizzera infatti, ancora una volta dopo le perplessità già espresse in passato, ha nuovamente criticato l’Italia per il ritardo nella progettazione di infrastrutture in grado di sostenere e non far “rallentare” i treni, una volta varcato il confine. Il progetto di un corridoio ferroviario in grado di collegare Rotterdam a Genova che ha, nella galleria del San Gottardo uno degli snodi principali, potrebbe infatti impantanarsi nel passaggio delle merci sul nostro territorio privo di un’adeguata rete su ferro”.
«Gli svizzeri hanno perfettamente ragione – esordisce il vicepresidente dell’Albo nazionale degli Autotrasportatori, Giorgio Colato – Il nostro territorio è privo di infrastrutture. L’ultima opera risale ormai a quindici anni fa. Mi riferisco a Lariotir (un’area di sosta per i camion ormai chiusa). Da allora basta, non si è fatto più nulla. Gli svizzeri traforano le montagne, creano corridoi e lavorano per dirottare le merci dalla gomma al ferro. Noi parliamo. E li aspettiamo. Purtroppo quando saranno sul confine non sapremo cosa fare. Questo perché non siamo pronti». Parole critiche che riassumono i timori elvetici. Fino a oggi infatti, l’unico cantiere aperto è quello fra Arcisate, in provincia di Varese e Stabio in Canton Ticino.
La richiesta pressante è che si lavori a un progetto e si recuperino i finanziamenti utili per creare una nuova rete di collegamenti ferroviari in grado di sostenere il traffico merci.
«Ci si continua a piangere addosso. Ma non si fa nulla di concreto. Faccio un esempio – aggiunge Giorgio Colato – La dogana genera con tutte le sue attività ben 600 milioni di euro ogni anno. Perché il territorio, presentando ovviamente un piano dettagliato, non riesce a unirsi e chiedere che almeno un 5% di questa somma rimanga, ogni anno, da noi. Così da poter avviare una serie di investimenti adeguati per ammodernare il trasporto su rotaia? Creando, ad esempio, nuovi raccordi o quant’altro sia necessario per non far arenare i convogli in arrivo dal nord Europa?».
Intanto con la caduta dell’ultimo diaframma continua inarrestabile il progetto della nuova ferrovia transalpina. L’inaugurazione al traffico della galleria di base del San Gottardo, sull’asse Milano-Zurigo, potrebbe essere addirittura anticipata al 2016 rispetto alla data iniziale che fissava nel 2017 la fine dei lavori.
«Purtroppo ormai da troppi anni ci muoviamo male. Non si tratta neanche di giocare in difesa. Subiamo e basta», conclude Giorgio Colato.
«Le notizie in arrivo dalla Svizzera sono ovviamente positive. Altrettanto non si può dire della situazione comasca. E lombarda – interviene nel dibattito il presidente della Associazione lombarda spedizionieri e autotrasportatori (Alsea) di Como, Fulvia Bianchi Longo – Assito a un immobilismo da parte di chi dovrebbe decidere. A tutti i livelli, a partire dalla Regione». Non usa mezzi termini il numero uno di Alsea. «Diteci cosa dobbiamo fare – continua Fulvia Bianchi Longo – E noi ci impegneremo per farlo». L’ultima stoccata è per il presidente della Regione.
«Formigoni disse, tempo fa, di fare riferimento a lui per richieste inerenti il territorio di Como. Che lui avrebbe fatto l’assessore di Como – conclude Fulvia Bianchi Longo – Noi siamo qui. Attendiamo di sapere cosa è previsto per il nostro territorio»”.

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