Coda da record in Cina, camion
e auto sono bloccati dal 14 agosto

Una coda che, per le autorità governative cinesi, non sarà smaltita prima di un mese. Con automobilisti e camionisti che, dopo essere stati rifocillati per un paio di giorni, sono stati invitati a lasciare i propri veicoli. Il prezzo del progresso, si dirà, di chi corre senza dotarsi di infrastrutture adeguate. Un problema che non è solo italiano, visto che la coda dei record ha gli occhi a mandorla, è cinese. Una maxi-coda di oltre cento chilometri sull’autostrada che collega Pechino al Tibet ha infatti paralizzato una delle principali arterie del Paese con migliaia di automobilisti che sono in coda ormai dal lontano 14 agosto. Lo riportano i media locali.
Il maxi-ingorgo è dovuto al fatto che la strada vicina, la National Expressway 110 normalmente utilizzata dai camion, è chiusa per lavori. Tutto il traffico è quindi dirottato sulla strada alternativa, che non ha però capacità sufficiente. E al momento non si riescono nemmeno a rimuovere le molte macchine che sono in panne, perché non c’è modo per raggiungerle e toglierle dal traffico. ”La congestione è provocata dall’insufficiente capacità dell’autostrada, per via dei lavori sulla National Expressway 110”, fanno sapere le autorità di Pechino che hanno inviato 400 vigili a gestire la situazione. La super-coda ha fatto però bene all’economia della zona: lungo i cento chilometri di auto allineate sono sorte bancarelle di ogni tipo, messe in piedi dagli abitanti locali, e anche centri ricreativi che organizzano tornei di carte e piccoli concerti.

4 risposte a “Coda da record in Cina, camion
e auto sono bloccati dal 14 agosto

  1. Sarebbe dovuto ad un improvviso aumento del trasporto di carbone proveniente da miniere illegali il gigantesco ingorgo nel quale da 11 giorni sono bloccati migliaia di mezzi nel nord della Cina sull’ autostrada 110 che collega Pechino al Tibet. Lo hanno dichiarato alcuni autisti dei camion coinvolti nell’ ingorgo al quotidiano Notizie di Pechino. La polizia stradale ha attribuito l’ interminabile coda, che già due giorni fa ha superato i cento chilometri di lunghezza, ai lavori in corso sull’ autostrada e ad alcuni minori incidenti che si sono prodotti a causa del traffico intenso. Ma la spiegazione data dagli autisti intervistati dal quotidiano è diversa. La Cina ottiene dal carbone il 70% dell’ energia che consuma. Pechino e i suoi dintorni venivano riforniti di carbone dalle miniere della vicina provincia dello Shanxi, in gran parte illegali. Queste sono state al centro dell’ attenzione per l’ alto numero di vittime tra i minatori, che perdono la vita in esplosioni, inondazioni e frane (in tutto il paese l’ anno scorso 1600 minatori sono morti in incidenti sul lavoro).

    Le miniere dello Shanxi sono state sottoposte a controlli severi, e molte costrette a chiudere i battenti. A sopperire all’ improvvisa mancanza di rifornimenti sarebbero quindi intervenute le miniere della più lontana Mongolia Interna. Gli autisti hanno spiegato che da questa provincia preferiscono raggiungere la capitale attraverso l’ autostrada 110 perché non ci sono controlli e non sono costretti a corrompere i poliziotti che li fermano per non farsi sequestrare il carico. Le autorità addette al traffico sostengono intanto che la situazione è leggermente migliorata e che gli automezzi hanno ripreso a muoversi, seppur alla bassissima velocità di un chilometro all’ ora.

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