L’inquinamento dei camion,
in 20 anni fatti passi da gigante

Proprio qualche giorno fa, Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto, era intervenuto sulla questione dell’inquinamento generato dai veicoli industriali e sulle dichiarazioni sul tema rilasciate dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo (clicca qui per leggere l’articolo). Un tema certamente importante, anche perché la qualità dell’aria è un argomento che riguarda tutta la collettività. In ogni caso, e il presidente di Fai Conftrasporto l’aveva evidenziato, l’assunzione di qualsivoglia decisione o intervento dovrebbe passare il vaglio di un’osservazione dei fenomeni in modo più coerente e analitico. Il richiamo a una “cabina di regia” va in questa direzione, anche perché occorre sgomberare il campo da molti luoghi comuni. Sono di estremo interesse, in questo ambito, i risultati di una ricerca svolta dall’Osservatorio Airp (Associazione italiana ricostruttori pneumatici) sulla Mobilità Sostenibile. Un’indagine che illustra il percorso che i camion hanno intrapreso sul tema dell’inquinamento. Tre sono gli assi (tecnologia, manutenzione e pneumatici) calati sul tavolo dell’ambiente. Tre carte vincenti che permetteranno in poco più di vent’anni di ridurre dell’88 per cento le emissioni di monossido di carbonio, del 95 per cento quelle di idrocarburi, del 97 per cento quelle di ossido di azoto e del 98 per cento quelle dei particolati prodotte dai camion. Emissioni nocive che sono scese in picchiata per merito delle tecnologie motoristiche introdotte nel 1990 e che raggiungeranno completamente gli obiettivi nel 2013, quando verranno introdotte le norme Euro VI per i mezzi pesanti.
Dalle elaborazioni svolte, su dati della Commissione Europea, dall’Osservatorio Airp sulla Mobilità Sostenibile emerge infatti che, fatta 100 l’emissione di monossido di carbonio di un camion Euro 0 immatricolato nel 1990, per un analogo mezzo Euro V del 2008 il livello di emissione è già sceso a 12. Stessa dinamica anche per la riduzione dell’indice delle emissioni di idrocarburi che, dal 1990 è calato da 100 fino a 18 nel 2008 (Euro V) e scenderà ulteriormente a cinque nel 2013 (Euro VI). Ciò significa, quindi, che per i camion di nuova immatricolazione dal 1990 al 2013 le emissioni inquinanti si ridurranno dell’88 per cento per il monossido di carbonio e del 95 per cento per gli idrocarburi. Le emissioni di ossido di azoto che, dall’indice 100 per un camion del 1990, sono già scese a 14 nel 2008 e caleranno ulteriormente a tre nel 2013 (Euro VI). Ancor più evidente è poi la riduzione delle emissioni di particolati il cui indice, dal 1990 al 2008, è già sceso da 100 a 5 e che con i camion Euro VI calerà a 2 (-98 per cento sul 1990).
I dati in questione dimostrano quindi il chiaro interesse da parte dell’industria dei veicoli industriali e delle imprese di trasporto, rispetto a un problema importante come la qualità dell’aria, che coinvolge tutti, nessuno escluso. Ma, oltre alla tecnologia, sono di fondamentale importanza altri elementi. Come la manutenzione dei veicoli, che permette di abbassare ulteriormente le emissioni inquinanti. Fondamentale anche gli stili di guida ecosostenibili, il periodico controllo degli pneumatici, che permette di ridurre i consumi e le emissioni di Co2, e l’impiego di pneumatici ricostruiti, scelta dal forte significato ecologico.

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