I controlli? Fateli sui committenti
e sul denaro sporco dei pallets…

“Caro sottosegretario, mi permetto di inviare a te e a tanti trasportatori alcune brevi riflessioni che traggono spunto dal decreto del ministero del Lavoro per la sorveglianza 2010…”. Comincia così la nota che Paolo Oberti (autotrasportatore nonché ex deputato alla Camera dei Deputati in rappresentanza del Collegio 12 della Circoscrizione Lombardia 2 per la XII Legislatura nelle file del Polo per le Libertà ed ex membro della Commissione Bilancio della Camera della Commissione Trasporti) ha deciso di inviare al sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, in merito alla programmazione dell’attività di vigilanza pubblica nel 2010. Una programmazione che prevede di sottoporre a verifica in tutta Italia oltre 145mila aziende, con un incremento dei controlli dell’8 per cento rispetto all’anno precedente, dedicando una particolare attenzione al mondo dell’autotrasporto, per il quale il ministero del Lavoro prevede di realizzare specifici controlli in forma congiunta con altre amministrazioni (ministeri dell’Interno e dei Trasporti). Controlli che, è specificato in un documento ministeriale, avranno per temi caldi “il lavoro nero, la sicurezza, i contratti di appalto, l’elusione contributiva, i tempi di lavoro, le tipologie contrattuali (in particolare i rapporti di collaborazione), le assunzioni obbligatorie dei disabili e il lavoro minorile”. Nella sua lettera, stesa sotto forma di appunti, Paolo Oberti sottolinea alcuni temi, invitando il sottosegretario ai Trasporti a riflettere. Magari insieme agli autotrasportatori. I temi caldi sono quelli della sicurezza stradale (sulla quale, evidenzia Oberti, “l’autotrasporto è in prima linea e chi passa buona parte della sua vita lavorando, al volante, lungo strade a autostrade è il primo a chiedere sicurezza”); la filiera (“parola di moda, ma sarebbe meglio che di moda diventasse anche l’abitudine a controllare l’intera filiera, a cominciare dalla committenza”);  i trucchi ai tachigrafi ma anche le doppie patenti, la seconda delle quali fatta fare magari alla moglie per “scaricare” un po’ di punti…. – e non certo per rispetto delle pari opportunità o perché le signore abbiano come principale desiderio mettersi al volante di un tir…”  In futuro, per proseguire sulla strada del rispetto delle regole, sottolinea Paolo Oberti. “sarebbe interessante realizzare una statistica di quante gentili signore hanno la patente CE” , mentre per quanto riguarda i controlli “occorre che avvengano su tutta la filiera, compresa ovviamente l’industria che produce e spedisce. Perchè, come diceva mia nonna “è ladro chi ruba e chi porta il sacco…”. E se la forma scelta per scrivere il messaggio al sottosegretario ai Trasporti è volutamente divertente e ironica, la sostanza è serissima. Come nel caso del rispetto degli orari di lavoro per i quali, scrive Paolo Oberti, “nel momento in cui da un autotrasportatore si rilevino sistematiche e gravi violazioni sui tempi di guida e riposo, dovrebbe scattare l’obbligo, per l’autorità che effettua il controllo, di verificare quali siano i clienti significativi dell’autotrasportatore che non rispetta le regole e andare immediatamente a ispezionare le aziende produttrici, verificando se il livello tariffario sia tale da consentire al trasportatore di rispettare le regole,  i tempi di attesa al carico e allo scarico”. Un passaggio che riporta al controllo su tutta la filiera, per il quale Paolo Oberti è convinto che “sia giunta l’ora di rendere obbligatoria la certificazione degli orari di arrivo e di termine delle operazioni di scarico che la Grande distribuzione organizzata rifiuta. Se qualcuno vuole davvero controllare il rispetto dei tempi di scarico basta che mandi chi di dovere a fare un controllo su un piazzale qualsiasi della Grande distribuzione organizzata…” E sempre in materia di operazioni di carico e scarico, Paolo Oberti si domanda come sia possibile “rispettare i tempi se si aspettano ore e ore allo scarico: per gli autotrasportatori sarà un pochino dura no? Intanto, nei contratti scritti, il committente si è premurato di scrivere e ribadire  più volte gli obblighi del trasportatore, proprio a cominciare dal rispetto di tutte le regole circa i tempi di guida e risposo, l’orario di lavoro e le leggi sulla sicurezza sociale. Così il committente più scaltro avrà sempre un pezzo di carta da mostrare per poter dire: io non c’entro, anzi ho addirittura preteso di inserire nel contratto il rispetto delle regole”. In altre parole: la sicurezza sulla carta c’è, ma nella realtà serve ben altro per garantirla. Così come, conclude Paolo Oberti, occorre ben altro “per  combattere il malaffare del commercio dei pallets e dell’annesso riciclo di denaro sporco,  vergognoso per un Paese civile quale forse non siamo più”. I temi su cui riflettere a Bartolomeo Giachino non dovrebbero mancare…

2 risposte a “I controlli? Fateli sui committenti
e sul denaro sporco dei pallets…

  1. La gestione dei pallet non deve più essere un problema che riguarda il trasportatore, a meno che sia adeguatamente retribuito per questo servizio. Nessuno ai vertici del ministero può ormai dichiararsi all’oscuro del commercio abusivo dei pallet che pare rappresenti in Italia qualche cosa come alcune migliaia di pezzi al giorno. Anche gli alti vertici della Guardia di Finanza ne sono al corrente. Molto probabilmente mettendo fine a questo commercio illegale, finirebbe anche il calvario degli autotrasportatori che come sempre si lasciano ricattare da certa committenza, eseguendo un servizio che è una vera e propria attività di trasporto sobbarcandosi oltretutto l’onere di eventuali ammanchi o presunte non conformità degli imballi resi.

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