Il diritto all’impresa è vietato
per legge ai noleggiatori d’auto?

Erano tanti quelli che martedì 16 marzo hanno percorso le vie di Roma per rivendicare il loro diritto di esistere come imprenditori. Delegazioni provenienti da diverse parti d’Italia che, forse per la prima volta nella storia delle manifestazioni, hanno sfilato non contro qualcosa o qualcuno ma a favore e per sostenere il Parlamento. Un nuovo modo di manifestare che ha voluto evitare strumentalizzazioni politiche in un momento particolare della vita del Paese ma nel contempo stigmatizzare il comportamento di coloro che, pur essendo parte di una maggioranza che si richiama ai principi del libero mercato garantito a tutti quelli che intendono intraprendere, nel rispetto dei principi comunitari e del libero mercato, operano in realtà in maniera opposta ai loro stessi principi. Un autentico pasticcio, quello dei noleggiatori con conducente, per il quale non solo il Governo non ha saputo (o voluto?) trovare ancora una soluzione ma addirittura è riuscito nell’impresa di peggiorare la situazione visto che, senza  la benché minima giustificazione e addirittura smentendo sè stesso (il Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2009  aveva abrogato l’emendamento introdotto con un blitz notturno al Senato) sta predisponendo  disposizioni di dubbia legittimità comunitaria che ostacoleranno, se non  renderanno impossibile, l’esercizio della attività di noleggio con conducente. Per queste ragioni i manifestanti hanno assunto come loro manifesto i contenuti di due ordini del giorno presentati dal presidente della Commissione trasporti e dal capo gruppo della Lega Nord con i quali impegnano il Governo, che ha accettato, a disporre una proroga per consentire alle parti interessate di poter trovare soluzioni compatibili con i principi europei e del libero mercato. Una richiesta moderata che sembra però trovare nel sindaco della città di Roma un forte oppositore e altrettanti all’interno dell’Esecutivo che sembrano preferire il rischio di procedure di infrazione comunitarie, oltre che di mettere a repentaglio l’attività di circa 40mila imprese. Un esempio può aiutare a comprendere l’assurdità delle nuove norme: contrattato con il cliente il servizio e giunto a destinazione, il noleggiatore non potrà più attendere il cliente in loco, ma sarà obbligato a far ritorno alla sua rimessa per poi ritornare a raccogliere il cliente. Solo chi intende favorire qualche altra categoria può raggiungere un simile livello di perversione ideologica (non a caso negli ordini del giorno presentati e approvati si impegna l’Esecutivo a evitare simili aberrazioni oltre che “non sense” giuridici) che oltretutto rappresenterebbe, con migliaia di chilometri in più da percorrere, più costi e più inquinamento. Una manifestazione, quella di Roma, per il diritto di esistere e di poter intraprendere liberamente. Proprio come il programma del maggior partito di Governo poneva al centro del suo impegno politico. I manifestanti hanno chiesto il diretto intervento del capo del Governo perchè, con il grande senso di rispetto nei confronti di coloro che intraprendono, dia certezze a questi operatori che non intendono imporre niente ma solo chiedere di poter lavorare nel rispetto dei principi che la  Comunità europea ha posto la centro dei suoi trattati, convinti che questi debbano prevalere anche sugli interessi di categorie ritenute forti e appoggiate da primi cittadini illustri.

Paolo Uggé

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