Schifani: “Niente incentivi se
non si tutelano i posti di lavoro”

Gli incentivi auto tornano prepotentemente d’attualità. Dopo che l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, in un’intervista a La Stampa di oggi aveva chiesto “decisioni in tempi brevi” e detto “il governo faccia la sua scelta e noi l’accetteremo senza drammi” è arrivata la risposta del presidente del Senato, Renato Schifani: “Bisogna avere il coraggio di dire basta a elargizioni statali se non vengono salvaguardati i posti di lavoro e i presidi industriali. Il patrimonio industriale e produttivo della Fiat di Termini Imerese”, ha detto Schifani, “deve essere salvato, non dobbiamo e non possiamo disattendere questo impegno morale”.
“Occorre fermare”, ha sottolineato il presidente del Senato, “la logica degli incentivi se non è seguita da una attenta e forte politica delle imprese che esalti e tuteli l’occupazione. Gli aiuti dello Stato vanno erogati solo se le aziende rispettano questo preciso dovere etico”.
La situazione di Termini Imerese è sempre bollente. Gli operai della Fiat hanno scioperato per difendere il polo industriale, il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, ha chiesto decisioni rapidissime, anche perché in pochi ora comprano auto nuove, in attesa di sapere che cosa ne sarà degli incentivi. Proprio ieri, Claudio Scajola aveva detto: “Stiamo valutando se siano ancora utili o un fenomeno distorsivo del mercato”. Insomma, la confusione è tanta e in questo contesto si è inserito Sergio Marchionne, che con la sua intervista a La Stampa (clicca qui per la versione completa), ha cercato la strada della distensione: “Cerco il dialogo”, ha detto Marchionne, “e chiedo di mettere da parte la dietrologia: nella decisione di fermare le fabbriche per due settimane non c’è nessuna provocazione e nessun ricatto”. L’ad del Lingotto ha fatto anche una stima, tutt’altro che positiva, per il 2010: “Il mercato dell’auto in Europa scenderà quest’anno tra il 12 e il 16 per cento, che significa tra un milione e mezzo e due milioni di macchine in meno, tante quante ne vende la Fiat nel continente. Abbiamo rimesso in piedi l’azienda ma se ora non interveniamo per risolvere i problemi strutturali derivanti dalla crisi allora rischiamo di distruggere tutto e di giocarci il futuro”. E su Termini Imerese? “La decisione di non fare più automobili a Termini Imerese dal 2011 è stata presa: non ci sono i requisiti perché possa continuare a produrre vetture. Non possiamo più permetterci di tenere aperto un impianto che da troppi anni funziona in perdita. Produrre un’auto lì costa fino a mille euro in più e più ne facciamo e più perdiamo. Non è in grado di stare in piedi. Per assurdo, per noi sarebbe più conveniente continuare a pagare tutti i dipendenti fino alla pensione tenendoli a casa. Abbiamo studiato ogni possibile soluzione di produzione alternativa, dai motori ai componenti, ma si continuerebbe a perdere”.

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