L’Italia fa arrivare in ritardo perfino il Codice della strada

Il dibattito in corso alla Commissione del Senato sulle modifiche al Codice della Strada, licenziato dalla Commissione della Camera nel luglio scorso, è concentrato sui 500 emendamenti che sono stati presentati da diversi senatori. L’attenzione dell’opinione pubblica si è concentrata su alcuni di questi, tra i quali spicca quello che consentirebbe di elevare su alcuni tratti autostradali la velocità a 150 km/orari. Conftrasporto segue con particolare attenzione il percorso parlamentare, anche perché nel testo in discussione sono presenti alcune modifiche che interessano il settore del trasporto pesante. Alcune riflessioni su quanto è in corso al Senato si impongono.

Innanzitutto una considerazione di carattere generale che riguarda i tempi intercorsi dall’inizio del confronto sul provvedimento a oggi. Il Governo non ne esce bene, in quanto aveva assicurato, a fronte della forte domanda di sicurezza dei cittadini, una rapida approvazione delle modifiche. Così non è avvenuto. È ragionevole prevedere che la definitiva approvazione, a meno di una iniziativa determinata del Governo, avverrà nella primavera prossima. Una seconda osservazione riguarda la metodologia utilizzata, certo per far fronte a una situazione di emergenza, ma tuttavia non idonea a risolvere in modo organico un tema delicato come quello del Codice della strada. Se il Governo non riesce a ottenere dal Parlamento una legge delega per intervenire sulle norme che riguardano la circolazione stradale e la sicurezza, dovremo sempre attenderci provvedimenti frutto delle emotività. Alla luce di queste riflessioni, una prima conclusione è che il Senato dovrebbe (ma si sarebbe dovuto prevedere un coinvolgimento preventivo della Commissione competente) approvare lo stesso testo licenziato dalla Camera che si muove nella giusta direzione. Un’ulteriore indicazione riguarda il merito dei 500 emendamenti presentati, limitando l’esame a quelli che hanno una reale incidenza sui comportamenti di chi si muove sulle strade. Escludendo quelli a “carattere commerciale” che propongono modifiche di indubbio interesse per i produttori di pneumatici, strumenti di registrazione, allestitori, autoscuole eccetera eccetera, occorre evidenziare con rammarico come ve ne siano diversi che puntano solo a rendere più blande le sanzioni piuttosto che a incrementare realmente la sicurezza stradale. Conftrtasporto è favorevole a che si mantengano le sanzioni come sono state ipotizzate e, nel caso di modifiche, queste debbano rafforzare la previsione di rapportare le sanzioni al danno effettivo procurato a terzi derivante dai comportamenti o dallo stato in cui si trova il conducente. Nessuna riduzione di sanzioni dunque rispetto a quelle già introdotte, per i conducenti dei mezzi pesanti; né ammorbidimenti per chi fa uso di sostanze stupefacenti o si pone alla guida in stato di ebbrezza. Caso mai controlli preventivi e più severi. Per quanto riguarda il limite di velocità riteniamo appropriato che su taluni tratti, purchè non venga elevato il limite dei 130 chilometri orari dal quale far partire gli scaglioni delle sanzioni, si possa procedere alla  velocità dei 150 chilometri l’ora che peraltro non è che quella già in atto. La speranza dunque è riposta nella determinazione del Governo e nella consapevolezza da parte dei commissari che la sicurezza e la tutela della vita non possano mai essere subordinati a interessi di natura economica. A cosa altro può rispondere l’emendamento che, se approvato, consentirebbe la circolazione sulle strade di automezzi in grado di portare 108 tonnellate di merce? Così si finisce per scaricare i costi dei danni ai manufatti sui cittadini, rendendo meno sicura  la circolazione, mettendo a repentaglio la tenuta di ponti e opere d’arte, solo per favorire alcune categorie produttive. Il Paese non merita anche questo.

Paolo Uggé

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