Treni: aumentano i pendolari,
ma gli investimenti restano pochi

Sono due milioni e 630mila i cittadini che ogni giorno usano il treno per spostarsi da casa al lavoro o nel luogo dove studiano. Un lungo convoglio di pendolari che, anno dopo anno, sta aggiungendo sempre più vagoni. Rispetto al 2007, infatti, c’è stata una crescita dell’8,2 per cento, che significa duecentomila viaggiatori in più sulle linee regionali. I dati in questione sono stati diffusi da Legambiente che ha realizzato il rapporto Pendolaria, giunto alla quarta edizione. Quella dei treni è la principale voce della domanda di trasporto ferroviario in Italia, in un rapporto di 9 a 1 rispetto ai passeggeri trasportati ogni giorno sulle linee a lunga percorrenza (300 mila passeggeri circa).
Lo studio di Legambiente nasce per dare visibilità ai cittadini che utilizzano il trasporto locale e sostenere una battaglia di civiltà per avere treni nuovi, più numerosi e puntuali, carrozze pulite e non sovraffollate, servizi migliori nelle stazioni, maggiori informazioni ai viaggiatori, collegamenti e tariffe che migliorino gli spostamenti quotidiani riducendo il bisogno del mezzo privato. Come spiega Legambiente in un comunicato stampa, “la vita del pendolare è piena di disagi. E nonostante qualche piccolo passo avanti compiuto di recente con la firma, in quasi tutte le Regioni, del nuovo Contratto di Servizio e una prima inversione di tendenza nei finanziamenti da parte del Governo per il prossimo triennio il salto di qualità tanto caldeggiato non ci sarà: i nuovi treni annunciati sono infatti solo una piccolissima goccia nel mare delle necessità del servizio pendolare, niente di paragonabile con il “Progetto 1000 treni per i pendolari” lanciato due anni fa e rimasto sulla carta. Il rischio è che per i pendolari italiani ci sarà solo qualche miglioramento rispetto all’inadeguata situazione esistente, mentre per l’agognato rilancio si dovrà aspettare ancora, almeno fin quando si riuscirà ad invertire le priorità di spesa di Governo e Regioni”.
“Siamo convinti”, ha dichiarato il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, “che investire sul trasporto ferroviario pendolare sia una ricetta che fa bene alle città, al portafoglio delle famiglie, alla qualità della vita e alla crisi economica. La nostra mobilitazione vuole dare voce a cittadini che si battono per un interesse generale. In un periodo in cui sono venuti al pettine i nodi di una crisi economica, energetica e climatica globale, un forte rilancio del trasporto ferroviario pendolare rappresenta una scelta lungimirante. Non esiste infatti, una ricetta più utile per milioni di persone che oggi sono obbligate a muoversi in macchina rispetto al fornire una alternativa più comoda, economica e pulita come il treno. In Italia l’obiettivo di migliorare la vita e la mobilità dei pendolari rappresenta una priorità ineludibile che si sposa perfettamente con le prospettive di un Paese più moderno e civile. Sono queste le infrastrutture che ci piacciono e che servono al Paese”.
Ma perché la qualità dei treni per pendolari in Italia è così diversa da quella del resto dei Paesi europei? Legambiente ha una risposta. La colpa sarebbe della strada. “L’invidia nei confronti dei pendolari delle altre città europee è del tutto condivisibile”, ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile Trasporti di Legambiente. “L’Italia è l’unico Paese in Europa che finanzia strade e autostrade con risorse pubbliche che sono doppie rispetto a quelle per previste per le ferrovie nazionali e regionali. I Governi che si sono succeduti dal 2001 ad oggi hanno finanziato per il 67 per cento delle risorse infrastrutture stradali. E questa scelta è confermata dagli investimenti realizzati con fondi propri da quasi tutte le Regioni italiane (Campania e Puglia escluse). Bisogna cambiare, ora. Invertendo le priorità a favore del trasporto ferroviario e puntando a vincere la sfida della riduzione delle emissioni inquinati con l’obiettivo di avere 4 milioni di pendolari su ferro per il 2020”. I nuovi treni ad Alta Velocità – spiega la nota – che finalmente cominciano a circolare sui quasi 1000 chilometri di nuove linee non devono togliere attenzione e investimenti nei confronti dei treni pendolari. Per Legambiente una migliore integrazione tra treni a lunga percorrenza e regionali insieme all’utilizzo anche per i treni pendolari delle nuove tratte ferroviarie ad Alta Velocità è la prospettiva su cui lavorare per potenziare il servizio ferroviario in Italia. Insomma nessuna guerra ai nuovi treni ad Alta Velocità, anche perché per i pendolari del treno il vero “nemico” è la strada che sottrae tutte le risorse.
A leggere i dati di quanto finanziato dallo Stato tra il 2002 al 2009 – prosegue la nota di Legambiente – suddivisi tra strade, ferrovie, metropolitane sembra esserci stata una precisa strategia della mobilità per far crescere il traffico su gomma in Italia. Stessa scelta da parte delle Regioni, addirittura in Abruzzo, Basilicata e Calabria negli ultimi sette anni non è stata stanziata alcuna risorsa per le ferrovie, ma ridicola è anche la situazione di Liguria, Friuli, Molise, Sicilia dove il 99 per cento delle risorse è andato ai cantieri stradali.
Ben diversa la situazione degli investimenti nei treni. Il rapporto Pendolaria ha evidenziato anche come e quanto hanno investito le Regioni, perché spetta a loro definire il Contratto di Servizio con i gestori dei treni e individuare i capitoli di spesa nel proprio bilancio per migliorare i servizi aggiuntivi (più treni in circolazione) e per il materiale rotabile (treni nuovi o riqualificati). Tra le Regione italiane, solo la Campania supera con i propri investimenti nel 2009 l’1 per cento delle spese di bilancio (in questa Regione il numero di passeggeri trasportati sui treni è aumentato del 40 per cento rispetto al 2000), mentre in metà delle Regioni non si arriva nemmeno allo 0,1 per cento del bilancio regionale. Al Veneto va la maglia nera, lo 0,04 per cento del proprio bilancio, mentre per strade e autostrade sono stati stanziati ben altri fondi: 114milioni per la Pedemontana Veneta, 108 alle opere complementari al Passante di Mestre. Legambiente evidenzia anche come nel bilancio 2009 la Regione Veneto ha stanziato 1,6 milioni di euro per “le iniziative per i veneti nel mondo”, mentre solo 3,8 milioni sono andati per la mobilità dei pendolari. Sempre in negativo, vanno segnalate anche le Regioni Sicilia (che nel 2009 non ha erogato alcuna risorsa per i pendolari ma ben 4 milioni di euro per spese di convegni e congressi), il Molise (solamente 50.000 euro per i servizi aggiuntivi), e la Basilicata (circa 800 mila euro per il materiale rotabile).
Pendolaria mette in evidenza anche il ritardo infrastrutturale italiano rispetto all’Europa. La rete di metropolitane delle città italiane è, con soli 161,9 chilometri, la più corta d’Europa. Stesso discorso vale per le ferrovie suburbane che contano in totale 591,7 chilometri di estensione: pochissimi, rispetto ai 2033 chilometri della Germania per esempio. Ma un altro allarme – spiega Legambiente – riguarda l’inadeguatezza del servizio su tante tratte regionali e a lunga percorrenza dove proprio le scarse risorse stanziate da Governo e Regioni mettono a rischio il servizio e condannano i pendolari a dover girare sui soliti vecchi treni. In Italia sono infatti pochissime le linee con standard “europei”, treni pendolari moderni e ogni 15-30 minuti, larga parte è di serie C con convogli vecchi recuperati dall’utilizzo in tratte a lunga percorrenza, spesso con un numero di carrozze insufficienti.
L’intero rapporto è consultabile all’indirizzo internet www.legambiente.eu.

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