Non accettiamo lezioni da lobby d’imprenditori senza spina dorsale

È alquanto singolare che dalle pagine de “La Stampa”, noto quotidiano di Torino, vagamente legato a una realtà industriale locale, arrivi un attacco ai risultati della recente vertenza del mondo dell’autotrasporto con il Governo. Ma è più ancora singolare che l’articolista che porta il nome di un famoso vino tipico di quella zona, non sappia che proprio in Piemonte è fiorita rigogliosamente la “madre di tutte le lobby”, quella delle automobili; quella che, associata alla piaga del capitalismo assistito italiano, ha partorito intere generazioni di imprenditori senza spina dorsale, spesso dediti allo sport della caccia al contributo statale, dell’export della relativa selvaggina, e dell’eventuale rientro con ulteriore contributo statale: leggasi scudo fiscale.
Forse non è del tutto casuale poi, che i principali attacchi siano rivolti al presidente della Fai, il cui solo torto è forse quello di difendere le sue idee di come andrebbe riformato il settore, in ogni sede dove abbia operato. Ma che si nomini sempre Uggè quando si parla di autotrasporto credo che sia la dimostrazione che quella che dirige è una federazione che si sa distinguere dalle altre, anche quando conduce le battaglie sotto una sigla unitaria, ma non perché chiede i contributi a “pioggia”, ma perché da anni chiede provvedimenti per la crescita delle imprese italiane e per una politica nazionale sulla mobilità e sulla logistica, che evidentemente non piace a chi vede il mondo dell’autotrasporto come attore fondamentale della economia, e quindi come potenziale concorrente.
Ma il nostro articolista ha reso finalmente ufficiale quello che non molti già sapevano, cioè le precedenti esperienze dell’attuale sottosegretario ai trasporti Bartolomeo Giachino, Tnt e Fedit, additandolo come infiltrato della lobby! Ma di quale sottile dietrologia sono capaci i rappresentanti della lobby del giornalismo (quella si che funziona). Ma non vogliamo infierire su chi magari non è stato troppo informato, vogliamo solo svelare al nostro genuino Barbera perché da 1,5 addetti di vent’anni fa, siamo arrivati a 1,6! Qualcuno ci ha raccontato per troppo tempo, utilizzando anche le sue Università, che “piccolo è bello” ma noi che facciamo questo mestiere da tanti anni abbiamo imparato un altro slogan: “piccolo fa comodo, a quelli più grandi”.

Claudio Fraconti
vice presidente Fai

4 risposte a “Non accettiamo lezioni da lobby d’imprenditori senza spina dorsale

  1. Niente di nuovo sotto il sole. Del resto non è forse per mantenere la Fiat (e per non toccare i signori del petrolio) che nessuno (rossi e verdi compresi) si sogna di realizzare treni e metrò leggeri che tolgano auto dalle strade? Siamo un Paese di buffoni che si fanno quotidianamente prendere per i fondelli.

  2. Sono un vecchio padroncino iscritto alla Fai da anni. Condivido tutto quello che è stato detto per l’articolo vergognoso sulla Stampa. Una cosa positiva c’è però. Da quanto si legge si vede come la Fai e in particolare il nostro Presidente si comporti sempre nello stesso modo sia che al Governo ci sia uno di destra o uno di sinistra. Questo dovrebbe mettere a tacere tutti quegli invidiosi che non sono certo in grado di poter dire di aver fatto altrettanto nella loro attività di sindacato. W la Fai

  3. Adesso capisco perché certi argomenti sembra non si possano toccare. Adesso capisco perché in certe realtà alcuni lavorano un giorno con un mezzo da 35 quintali alla esorbitante cifra di 140,00 euro e la cosa si ripete per il resto dell’anno. Adesso capisco le deroghe della Regione Lombardia ai postali e simili (li incontri e ti dicono, nessun problema per l’ euro 2). Adesso capisco perche non otterremo mai nulla.

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