Consulta del trasporto,
un pasticcio in salsa burocratese

Quando  Fabrizio Palenzona, mio predecessore, lanciò l’idea di dar vita ad un “Patto della logistica” che vedesse come momento operativo e di confronto la Consulta del trasporto e della logistica, la reazione positiva della gran parte dei presenti diede la sensazione che una svolta significativa nei rapporti tra mondo del trasporto, committenza e Governo si sarebbe potuta realizzare. La Consulta, con il passare del tempo, divenne l’organismo che seppe non solo prevenire i conflitti ma anche il luogo di elaborazione di proposte in tema di politica dei trasporti.

Non è un caso che il Piano della logistica, elaborato con il contributo delle forze economiche, sia stato approvato dal Cipe nell’aprile 2006. La Consulta non ebbe vita facile in quanto, come spesso avviene per le iniziative nuove, una parte della burocrazia, pronta a ostacolare ciò che ritiene di non poter controllare, provò a rallentarne l’operatività. ll ministro Bianchi ne sminuì il ruolo e la politica di trasporti, basata sul confronto, subì una stasi. L’auspicio di molti era che l’avvento del nuovo Esecutivo potesse rilanciarne l’attività, ma dopo  quasi 15 mesi dobbiamo invece constatare, con grande rammarico, come la Consulta non sia stata messa in condizione di recuperare quel ruolo propulsivo per la quale era stata costituita. Abbiamo atteso mesi prima che il sottosegretario delegato venisse nominato presidente; altro tempo è trascorso prima che le disposizioni legislative e regolamentari  divenissero operative; e oggi, quando finalmente il regolamento ne consentirebbe l’attività, un nuovo ostacolo rischia di generare altri  ritardi. Se siamo in presenza di un Governo del “fare” si faccia. L’interdizione della burocrazia è forte ma un Esecutivo che decide di portare avanti un’esperienza ha il potere di realizzarla. La realtà è invece che la Consulta, prima convocata poi annullata per impegni governativi, rischia di paralizzarsi nuovamente fintanto che non sarà superato un nuovo problema insorto.  I burocrati sostengono che deve essere approvato anche il regolamento contabile dell’Albo, degli autotrasportatori che fino a oggi ha operato anche perché già dotato di un regolamento. Ma senza questo formale via libera la Consulta non potrà ricostituirsi, pena l’illegittimità. Un autentico e vero pasticcio in salsa burocratese. Resta però da spiegare perchè nessuno sapesse, per tempo, che con il regolamento della Consulta dovesse essere approvato anche quello dell’Albo. Superficialità, precisa volontà (a pensar male purtroppo nel nostro Paese spesso si azzecca)? Di certo è che in tal modo vengono disattesi impegni precisi sottoscritti dal ministro Matteoli nel luglio 2008.  Non vorremmo che le ragioni di questo nuovo stop siano da ricercarsi nei compiti assegnati alla Consulta che ha il potere, attraverso l’Osservatorio, di verificare i casi di responsabilità condivisa qualora non vengano rispettate le norme della sicurezza sociale e della circolazione nell’esecuzione del trasporto. O più semplicemente che i ritardi dipendano invece dalla mancata individuazione di chi dovrà gestire i ruoli chiave della Consulta per la definizione dei quali sarebbe in corso una trattativa con scambio di figurine, come nel calcio mercato. Noi abbiamo sempre dimostrato nei confronti del ministro Matteoli grande fiducia.  Chiediamo ora che  intervenga con la necessaria determinazione per dar corso a quanto sottoscritto. Nei prossimi mesi sarà necessario che il confronto tra le parti si recuperi e si sviluppi all’interno di  un organismo come la Consulta. Fuori da tale ambito si finisce nelle piazze e li non si sa mai come va a finire.

Una risposta a “Consulta del trasporto,
un pasticcio in salsa burocratese

  1. Condivido quanto rappresentato da Paolo Uggè, anche se le norme organizzative, qual è appunto quella sulla Consulta dovrebbero prevedere organismi snelli e di facile operatività.

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