Clamoroso, va alle donne l’Oscar della sicurezza stradale

Il mondo della statistica e dei sondaggi ci abitua a tutto e al contrario di tutto. Un paio di mesi fa avevamo riportato come le donne siano le principali vittime degli incidenti stradali. Si trattava di uno studio della Bocconi di Milano su dati Istat. Ora, leggiamo su Gente Motori in un articolo di Maria Leitner (nella foto), volto tv molto noto tra gli appassionati del settore motori, che sono gli uomini a causare gran parte (il 70 per cento) degli incidenti stradali. “Certo, il maschio si sente per natura portato alla guida”, scrive la Leitner, “ma poi chi lo dice? Lui pensa di essere nato già in sella ad una moto o sul sedile di un’auto”. “Non è detto che il fatto di essere femmine ci escluda dall’essere interessate al mondo dei motori”, ha aggiunto la conduttrice di Tg2 Motori. “Certo quello che noto spesso è che, magari, la tecnica non è la parte che ci attrae di più. Capire come è fatto il sistema che permette all’auto di non sbandare (l’esp, insomma) non è per noi così affascinante, ma sapere che c’è e che funziona, questo sì che attira la nostra curiosità proprio perché amiamo, di più rispetto agli uomini, guidare in sicurezza”. Altro che donna al volante pericolo costante, quindi, le donne sono le top driver in materia di sicurezza stradale anche secondo un’indagine della Fia Foundation, la fondazione della Federazione internazionale dell’automobile che si occupa di sicurezza e ambiente. “Secondo la rivelazione demoscopica, la maggior parte delle donne mette in primo piano, nel momento in cui deve cambiare l’auto, la sicurezza. Resta un problema”, aggiunge la Leitner su Gente Motori, “quando una donna deve scegliere una nuova auto, dove reperire le informazioni giuste?”. La Leitner indica al primo posto parenti e amici, quindi Internet. “Anche perché”, conclude la bella conduttrice bionda, “alla fine sempre dal concessionario si deve andare e può accadere che il rapporto con il venditore sia viziato dal fatto che l’acquirente è di sesso femminile. Ma questo è un altro discorso”.