“I Comuni non applicano
la direttiva Maroni sugli autovelox”

L’autovelox torna nel mirino dei consumatori. A quasi un mese dall’emanazione della direttiva del ministro dell’Interno Roberto Maroni (21 agosto), inviata ai Prefetti e agli organi di Polizia stradale per disciplinare l’utilizzo degli strumenti di controllo della velocità ispirandosi a criteri di efficienza e trasparenza, con l’obiettivo della prevenzione sulle strade, la situazione relativa agli autovelox non sembra essere molto diversa dal passato. Almeno per le associazioni dei consumatori. “I Comuni”, denunciano Adusbef e Federconsumatori, “continuano con la tecnica degli agguati a taglieggiare gli automobilisti, in aperta violazione del Codice della strada. O i prefetti, che hanno l’obbligo di monitorare sul territorio il fenomeno della velocità, pianificando le attività di controllo, avvalendosi del contributo delle Conferenze Provinciali Permanenti, dove sono rappresentati tutti i soggetti pubblici interessati alla materia, per individuare i punti critici per la circolazione dove si registrano più incidenti (con riferimento al biennio precedente), sono conniventi con i Comuni che hanno l’esigenza di fare cassa a spese di quegli automobilisti che hanno la sfortuna di transitare su quei territori, come durante l’epoca del brigantaggio dove i briganti chiedevano un pedaggio per far transitare i viandanti sui loro territori, oppure sono incapaci di gestire una situazione di grande rilevanza sociale per gli utenti”, denunciano ancora Adusbef e Federconsumatori. La direttiva in questione è stata emanata per cercare di raggiungere il traguardo fissato dalla Commissione Europea di dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime per incidenti stradali.
“Noi abbiamo a cuore la legalità, la prevenzione dei sinistri e il rispetto dei limiti di velocità”, proseguono le associazioni dei consumatori, “e torniamo a denunciare i gravissimi abusi perpetrati dai Comuni che con la connivenza dei Prefetti e delle altre autorità preposte, installano nel loro territori apparecchi rilevatori di velocità appaltati a società esterne non per prevenire gli incidenti, ma con l’unica finalità degli agguati da far west per poter incassare enormi risorse sottratte agli ignari viaggiatori che hanno la sfortuna di viaggiare sui loro territori”. I consumatori puntano il dito sugli aspetti della direttiva che, secondo loro, non sono stati recepiti. Come “la gestione delle apparecchiature solo dagli operatori di Polizia; il controllo periodico di funzionalità degli apparecchi, che devono essere tarati; le modalità di segnalazione della presenza delle postazioni di controllo improntate alla massima trasparenza; la modalità di accertamento e contestazione delle violazioni in materia di velocità con il fermo preventivo del veicolo per contestare la violazione; la tutela della riservatezza (le foto o le riprese video devono essere trattate solo da personale degli organi di polizia incaricati al trattamento e alla gestione dei dati)”.
“Il ministro Maroni”, si legge ancora nella nota delle associazioni, “effettui un monitoraggio su Comuni obbligati agli agguati da autovelox che lamentano di non aver altri introiti dopo la soppressione dell’Ici, per verificare se le direttive strombazzate ai quattro venti per il ripristino delle regole della legalità in merito alla circolazione stradale sancita dal Codice della strada non continui a essere vulnerata da sindaci e prefetti, adusi a salvaguardare, con gli annullamenti a raffica, le multe dei potenti, ma non a rispettare leggi e regole della collettività sempre più abusata e tartassata”.

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